E’ partito il conto alla rovescia per i bandi di gara che elimineranno il digital divide in Italia e per quelli che porteranno banda ultra larga nel Sud. L’annuncio è di oggi, del Ministero allo sviluppo economico, ed era atteso da mesi: “a fine febbraio faremo i bandi per eliminare il digital divide italiano, che riguarda ancora 2,8 milioni di persone in 3600 località. Entro marzo sarà la volta del bando per le reti di nuova generazione, per coprire 4 milioni di cittadini in 180 comuni del Sud”, spiega al nostro sito Roberto Sambuco, capo dipartimento Comunicazioni al ministero. “Contiamo di chiudere i bandi entro dodici, massimo 18 mesi”, aggiunge. La notizia che si apprende, tra le righe, è quindi che l’Italia mancherà l’obiettivo, scritto nell’Agenda digitale (decreto Crescita 2.0) di eliminare il digital divide entro il 2013. Se ne parlerà nel 2014, se tutto va bene.
Rispetto agli annunci dei mesi scorsi, si scopre oggi, inoltre, che i bandi di gara saranno tre, per un totale di 900 milioni di euro. Solo uno dei tre- da 121 milioni di euro- utilizzerà il vecchio modello, finora adoperato da Infratel all’interno del Piano nazionale banda larga (dal 2009). È un bando che servirà a costruire le reti di backhauling e sarà rivolto ai costruttori. Infratel avrà quindi la proprietà della rete risultante, come avvenuto finora con i precedenti bandi del Piano. «Gli altri due bandi serviranno invece a costruire reti di accesso e useranno il modello “a incentivo”», spiega Sambuco. Cioè: i bandi sono rivolti agli operatori, che costruiranno le reti con fondi pubblici e in parte (almeno per il 30 per cento del totale) con proprie risorse. E’ la prima volta che l’Italia utilizzerà questo modello. Il bando per la rete di accesso contro il digital divide ha 232 milioni di fondi pubblici. Quello per la rete di accesso in banda ultra larga sarà invece da 547 milioni di euro, qui incluso il 30 per cento di contributo privato.
La normativa europea impone che i bandi seguano il principio della neutralità tecnologica, quindi le nuove reti potranno essere di vario tipo, fisso o mobile, a seconda di chi si aggiudicherà i bandi. “L’importante è che gli operatori assicurino, con le proprie reti, almeno 2 megabit contro il digital divide e 30-100 Megabit per la banda ultra larga”, chiarisce Sambuco.
“Il Governo ritiene che tale iniziativa possa rappresentare una forte spinta per l’intera filiera delle telecomunicazioni, per il settore dell’impiantistica civile e dell’elettronica, generando circa 5000 nuovi posti di lavoro”, si legge in una nota del ministero. L’investimento di 900 milioni di euro potrà generare infatti un incremento del Pil pari a circa 1,3 miliardi di euro. Lo riferisce il ministero in base a studi della Commissione Europea, secondo cui è 1,45 il moltiplicatore congiunto domanda/offerta del settore della comunicazione sull’intera economia italiana
Soltanto per i cantieri delle reti saranno impiegate 1800 persone (progettisti, tecnici, operai). I cantieri saranno 500 per le reti in fibra ottica (banda ultra larga) e 3 mila per installare apparati elettronici di varia tipologia. Saranno posati 4 mila chilometri di rete in fibra ottica in 500 aree comunali e sub comunali, in prevalenza zone rurali e distretti produttivi.
Per altro, Sviluppo economico ci tiene a sottolineare che questo è solo il primo intervento per la banda ultra larga. L’obiettivo ultimo è infatti sempre quello di fare bandi che colmino tutte le lacune dei piani commerciali 30-100 Megabit degli operatori, verso l’obiettivo di coprire tutta l’Italia con i 30 Megabit e il 50 per cento con i 100 Megabit, entro il 2020.
I bandi annunciati oggi riguardano invece solo quattro regioni. In Calabria, i bandi ad oggi permetteranno di portare la banda 30 megabit al 36,4 per cento della popolazione e i 100 megabit al 20 per cento (considerando sia i bandi pubblici sia i piani commerciali degli operatori). Quote che sono del 36,4 e del 7 per cento in Campania, 14,2 e 3 per cento in Sicilia, 33,2 e 17 per cento in Basilicata, 19,9 e 4 per cento in Molise.
“E’ importante notare che questo è un piano che resta in eredità per il futuro. Qualsiasi Regione potrà aderirvi, senza dover fare da zero il lungo iter di progettazione e approvazione a Bruxelles. “Abbiamo già fatto tutto noi – dice Sambuco – Le Regioni potranno utilizzare, per questo piano, tra l’altro, i prossimi fondi infrastrutturali europei 2014-2020, dai quali sono previsti 30 miliardi di euro per l’Italia (solo alcuni di questi per la banda larga, Ndr.)”, dice Sambuco.
A questi si sommeranno i fondi Connecting europe facility, che però il Consiglio Ue ha appena tagliato a un miliardo di euro per la banda larga, contro i 9,2 richiesti dalla Commissione europea.
Sempre con i fondi reperiti con il Piano di Azione e Coesione il Miur ha lanciato un bando per il potenziamento delle infrastrutture di ricerca nelle Regioni della Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) da 76,5 milioni” Il nuovo intervento rientra nel Piano di Azione e Coesione, in continuità con le azioni promosse nel quadro del Pon Ricerca e Competitività 2007-2013 e – si legge in una nota del Miur – ha il fine di rafforzare le infrastrutture di Centri di ricerca di elevata qualificazione attivi in ambiti e discipline di particolare rilevanza strategica per lo sviluppo della aree della Convergenza”. Con i fondi verrà finanziato un progetto per ciascuna delle tre linee di intervento su cui si concentra l’impegno del Miur, per le Regioni della Convergenza. L’obiettivo è individuare nuovi investimenti per sostenere lo sviluppo del sistema della ricerca e dell’istruzione nel Mezzogiorno, attraverso il potenziamento delle strutture di servizio.
Università, istituti universitari statali, enti e istituzioni pubbliche nazionali di Ricerca vigilati dalla amministrazione pubblica centrale, nonché altri organismi di ricerca, sono dunque chiamati a presentare proposte relative a: interventi coordinati di adeguamento e rafforzamento strutturale di reti telematiche e infrastrutture digitali (Ict), mediante lo sviluppo e l’adozione di soluzioni fortemente innovative e tecnologicamente avanzate. Gli obiettivi sono: fornire supporto al sistema nazionale di Istruzione, alle Università e all’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica e alla Ricerca interdisciplinare; promuovere l’utilizzo evoluto delle tecnologie digitali da parte di cittadini, imprese e amministrazioni presenti sul territorio. E poi: adeguamento e consolidamento di infrastrutture per il monitoraggio ambientale, in grado di incentivare lo sviluppo di una ricerca collaborativa e multidisciplinare nell’area di interesse, con positive ricadute in ambito internazionale.
Infine, realizzazione strutturale di un sistema di “long term digital preservation” dei prodotti/risultati della ricerca, attraverso l’utilizzo di soluzioni standard aperte (logica dell’open government e open access), utilizzabili dal sistema della formazione a tutti i livelli in un quadro di cooperazione con altre istituzioni nazionali e in coerenza con le raccomandazioni di Horizon 2020.
La qualità dei contenuti delle proposte sara’ sottoposta al vaglio di esperti indipendenti, anche internazionali. Dovrà essere dimostrata la capacità del progetto di generare ricadute economico-industriali (effettiva attivazione di rapporti con il mondo imprenditoriale, creazione di opportunita’ di ritorni economici, generazione di nuova imprenditorialita’ innovativa), di accrescere la competitività e l’attrattività del sistema della ricerca pubblica meridionale, di garantirsi una comprovata autosostenibilita’ economico-finanziaria nel medio-lungo periodo.
I progetti dovranno essere presentati entro le 12 del 3 aprile 2013, utilizzando servizio telematico Sirio (http://roma.cilea.it/Sirio). La valutazione sarà completata entro 60 giorni a partire dalla data di presentazione dei progetti (2 giugno 2013).