E’ online sul sito del governo la versione esatta del Piano banda ultralarga, ripubblicata a seguito dell‘errore scoperto ieri da CorCom relativo alla suddivisione del territorio in cluster.
Nel documento finale è “riapparso”, a pagina 32, il cluster D, quello delle aree tipicamente a fallimento di mercato per le quali solo l’intervento pubblico può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps. Nella prima versione pubblicata il cluster D era stato eliminato e la cosa aveva fatto pensare ad un accorpamento in tre aree per semplificare l’aggiudicazione dei fondi e dei lavori di posa delle infrastrutture. E se così fosse stato, a catena l’errore avrebbe dunque riguardato anche le informazioni contenute nelle slide di accompagno nonché nel comunicato di chiusura del Consiglio dei ministri. E invece l’errore stava – come scritto da CorCom – nel piano.
Il territorio italiano – si legge nel documento – è stato suddiviso in 94.000 aree per definire un numero limitato di geotipi in base alla relativa concentrazione della popolazione, alle caratteristiche del territorio, alla densità di imprese e alla presenza di infrastrutture in banda ultralarga. Tale clusterizzazione ha permesso di associare l’intervento pubblico in modo mirato rispetto alla tipologia di area e all’obiettivo di copertura individuato. In base a questa classificazione è stato dunque definito il fabbisogno e il relativo modello finanziario applicato.
IL PIANO ULTRABROADBAND CORRETTO
IL DOCUMENTO SBAGLIATO