I candidati alle elezioni regionali bocciati in innovazione. E’
il quadro che emerge dalla lettura dei programmi elettorali fatta
da Forum PA. Stando alla
“pagella” data da Carlo Mochi Sismondi e il suo staff di
esperti, 15 candidati risultano “bocciati” perché nei loro
programmi i temi dell’innovazione, dell’accesso alla rete e
della larga banda sono completamente assenti o appena accennati; 8
candidati raggiungono appena la sufficienza. Solo quattro fanno
dell’innovazione uno dei loro cavalli di battaglia.
“I nostri politici non si sono ancora accorti dell’importanza
di Internet, dell’accesso alla rete, dei diritti di cittadinanza
digitale per i loro cittadini e per le loro economie – spiega il
presidente Mochi Sismondi -. Nella quasi la totalità dei casi,
l’agricoltura o la viabilità hanno pesi molto maggiori. E le
eccezioni sono davvero poche le eccezioni: Roberto Formigoni in
Lombardia, Vasco Errani in Emilia-Romagna, Catiuscia Marini in
Umbria ed Emma Bonino nel Lazio”.
Le cause di questo disinteresse sono da individuare in tre deficit
culturali. “I nostri politici conoscono poco e male Internet e
non ne sfruttano le reali potenzialità – puntualizza il
presidente di Forum PA -. Mancano, in generale, visioni di lungo
periodo e la vista sull’economia non supera il contingente;
c’è, infine, una diffidenza di fondo della politica rispetto ad
un mezzo che è in sé anarchico e libero, insofferente delle
regole, con processi del tutto bottom-up, insomma difficilmente
governabile”.
“Io credo che in Italia non si possa uscire dalla crisi se non
con un deciso investimento in innovazione – conclude -. Vedo
però con grande amarezza che le scelte di Governo permangono molto
deboli nell’incentivare l’economia innovativa e assolutamente
non indirizzate alle infrastrutture e agli investimenti che sono
fattori abilitanti dell’innovazione. Non ho nulla contro gli
incentivi alle cucine componibili né ai motori fuoribordo, ma
siamo certi che siamo di fronte a scelte strategiche per un futuro
migliore per il Paese? La speranza, in buona parte delusa, era che
almeno la politica regionale, che ha la responsabilità di larga
parte degli investimenti, sapesse interpretare questa assoluta
necessità per non ritrovarci in pochi anni ultimi tra i Paesi ad
economia avanzata”.