AGENDA DIGITALE

Bologna punta a diventare smart city

Via all’intesa tra Comune, Università Alma Mater e consorzio Aster: banda ultra larga, e-health e reti intelligenti i progetti chiave. Il sindaco Virginio Merola: “La parole d’ordine sarà sinergia”

Pubblicato il 30 Lug 2012

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Rendere Bologna più “smart” ed ecosostenibile, partecipando in maniera sinergica ai bandi europei per le aree urbane. Nasce nella logica della collaborazione il protocollo di intesa tra il Comune di Bologna, l’università Alma Mater e Aster (consorzio tra la Regione Emilia-Romagna, le Università, gli enti di ricerca nazionali operanti sul territorio l’Unione regionale delle Camere di commercio e le associazioni imprenditoriali regionali) firmato stamane in Comune a Bologna. A presentarlo, il sindaco Virginio Merola, il coordinatore di Giunta Matteo Lepore, il rettore dell’Università Ivano Dionigi, il presidente di Aster Fabio Rangoni.
“L’idea – spiega Merola – è di creare un’alleanza per sviluppare soluzioni utili per affrontare il progetto Smart cities anche in vista degli obiettivi europei del 2020: ridurre le emissioni di gas serra del 20%, risparmiare energia per la stessa percentuale e aumentare, invece, (sempre nell’ordine del 20%) l’energia proveniente da fonti rinnovabili”.

Gli ambiti di lavoro, però, non si fermano qui. Nel progetto Bologna smart city c’è la valorizzazione e la riqualificazione dei beni culturali, del portici e del turismo, la riprogettazione della rete internet civica, le reti intelligenti come la banda ultra larga, la mobilità sostenibile (anche elettrica), la ristrutturazione del patrimonio pubblico e privato compreso l’efficientamento energetico, la gestione dei rifiuti, il monitoraggio per la sicurezza degli edifici. E ancora, l’e-care, l’e-health, la promozione di una nuova cultura tecnica e scientifica.

I partner della piattaforma “Bologna Smart City” sono già impegnati nella definizione di alcuni progetti da presentare nel quadro del bando Pon (Programma Operativo Nazionale) Smart Cities and Communities (in linea con gli obiettivi del Piano Strategico Metropolitano).

“Amministrazione, ateneo e imprese, dunque, possono lavorare insieme, mettere insieme intelligenze e risorse, per far crescere la città- ricorda Lepore – Un esempio? In un progetto di controllo dell’illuminazione pubblica tramite wireless, spiega Lepore, non solo si possono accendere e spegnere i lampioni cittadini a distanza e a seconda del bisogno (con risparmio fino al 30%), ma, si possono installare telecamere che servano sia per il telecontrollo della raccolta dei rifiuti porta a porta, che per la sicurezza esterna delle abitazioni. Il tutto usando una sola rete.

Per il rettore dell’Alma Mater, Ivano Dionigi, il progetto apre un fronte nuovo nella partecipazione e nella cittadinanza, “guai a pensare che riguardi solo i firmatari”. Ciò che verrà sviluppato dai partner, infatti “ha come unica stella polare la città e i nostri cittadini”. Una delle prime sfide, aggiunge poi Lepore, saranno i prossimi fondi strutturali dell’Unione europea, il cui 5% andrà per le aree urbane. “Chiameremo a raccolta le intelligenze dell’Università e le imprese, non come fornitori, ma per la co-progettazione e il co-investimento su nuovi progetti”, conclude.

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