IL PIANO

Bongiorno: “L’Agid non si tocca. PA digitale all’anno zero, serve rilancio. Premi per chi si impegna”

Il ministro difende e rilancia il ruolo dell’Agenzia e punta su Teresa Alvaro. E scommette sull’iniezione di giovani e la formazione delle risorse esistenti. Previste forme di riconoscimento a chi aiuterà a digitalizzare la macchina pubblica

Pubblicato il 04 Ott 2018

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L’Agid non solo non si tocca ma va rafforzata: il ministro per la PA Giulia Bongiorno dal palco dell’EY Digital Summit in corso a Capri “replica” alle esternazioni di Diego Piacentini e rilancia sul ruolo dell’Agenzia. “Piacentini ha detto che l’Agid non va bene? Non solo non accolgo il suo consiglio ma dico che se non va bene allora va rimessa in piedi. Grazie a una procedura pubblica da qualche giorno abbiamo un nuovo direttore, Teresa Alvaro che vanta all’attivo un’esperienza di eccellenza nelle Dogane al punto di aver ottenuto molti premi. Con Teresa Alvaro, che è bravissima, l’Agid tornerà a crescere”.

Il ministro ha anche criticato il lavoro fatto finora. O meglio le promesse sui risultati. “Altro che anno uno, due o tre. La PA italiana è all’anno zero sulla digitalizzazione”, ha detto criticando “gli annunci con enfasi fatti negli anni scorsi”. “Nel cocreto è cambiato davvero poco per i cittadini”, ha detto Bongiorno facendo l’esempio della carta di identità elettronica: “provate a richiederla a Roma, ci vogliono 5 mesi. A Milano invece si ottiene subito. E questa è la dimostrazione che si è sbagliato sul metodo. Si è cercato spesso di digitalizzare senza aver prima aver semplificato le procedure. Risultato? Tecnologie pronte ma uffici “preistorici”. Non solo: la situazione addirittura è più ingarbugliata che in passato. Quindi bisogna invertire l’ordine. Prima le procedure”.

E bisognerà “svecchiare” la macchina: “Tra le mie priorità c’è l’iniezione di energie nuove nei settori strategici. Nel mio piano assunzioni non ci sono impiegati dietro la scrivania, ma soggetti che si occupano di digitalizzazione. Al secondo posto coloro che sanno semplificare le procedure. Così finalmente si potranno semplificare le procedure e la digitalizzazione andrà avanti”. E il ministro punta anche sulla formazione delle attuali risorse: “Esiste una certa ritrosia nelle PA che ho cercato di indagare. La ritrosia nasce da un fatto banale: l’età media dei dirigenti è di 56 anni, il dei dipendenti di 52. Chi ha questa età non ha alle spalle tipo di formazione che gli consente di essere veloce e rapido. Esiste attitudine digitale nei giovani. Ma nelle PA si ha terrore che digitalizzazione porti a ghettizzazione di coloro che non sanno essere all’altezza delle nuove tecnologie”.

Il ministro ha ricordato che la sua prima circolare, la numero 3 del 2018, riguarda la figura del responsabile digitale nella PA: “In questo percorso di ministro più che fare leggi dovrò fare applicare quelle che già esistono. Ho fatto una circolare sul responsabile digitale, per applicare la norma: solo un terzo delle PA ha questo soggetto”. Ma il ministro intende intervenire anche sulla formazione delle risorse esistenti: “Non intendo usare il metodo della rottamazione. Credo che chi è dirigente esperto deve avere anche attitudine digitale e dare la propria esperienza ai nativi digitale in entrata”.

Tre secondo il ministro le caratteristiche della “nuova” PA, come peraltro annunciato al momento del suo insediamento: “La digitalizzazione deve essere ragionevole, e mi richiamo al criterio di ragionevolezza dell’articolo 3 della Costituzione. Dunque deve essere diversa a seconda del territorio”. La relazione della Commissione parlamentare di inchiesta evidenzia che “purtroppo la rivoluzione digitale non è partita”, ha detto il ministro richiamando alla lettura pagina 65 “in cui si legge che alcune PA hanno comunicato i dati in cartaceo attraverso fattorini in moto”. La digitalizzazione deve poi essere inclusiva. “Non ci sarà un dirigente messo fuori perché non sa fare ma darò premi a chi aiuta la digitalizzazione”. E infine la digitalizzazione deve essere credibile: “Basta con le frammentazioni e le gelosie. Ciascuno cerca di ritagliarsi il proprio orticello. Ma siamo tutti qui a perdere se l’Italia perde posizioni nelle classifiche internazionali. Serve uno sforzo di coesione. Partiamo dall’anno zero e guardiamo a questa imponente operazione di trasformazione con umiltà e unità”.

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