80 milioni di euro di finanziamento pubblico e 80 provenienti dai
privati. In tutto 160 milioni di euro che vanno a “riempire”
il Fondo capitale di rischio per l’innovazioen delle Pmi del
Mezzogiorno voluto dal ministro per la Pubblica amministrazione e
Innovazione, Renato Brunetta, per piccole aziende che intendano
investire in Ict. “In realtà quella del fondo è
un’iniziativa che aveva predisposto il mio predecessore Lucio
Stanca, il quale aveva già anche reperito gli 80 milioni di euro
pubblici”, precisa Brunetta. Nello specifico il fondo
finanzierà lo studio, la valutazione e lo sviluppo di progetti
innovativi avviati da start up o da imprese in via di espansione
con sede al Sud. “A fronte dell’investimento pubblico è
previsto un corrispondente impegno (80 milioni di euro) da parte
dei privati – spiega il ministro -. Si tratta di quattro società
Sgr (Società di gestione del risparmio) che potranno acquisire,
per un periodo non superiore a dieci anni e per un importo pari
al massimo al 50% del patrimonio, parte delle quote della Pmi
interessata ad investire in innovazione. Una volta scaduto il
contratto di sottoscrizione delle quote la Pmi potrà
riacquistare il pacchetto”.
All’impegno privato viene garantito un trattamento
privilegiato: il tasso di rendimento riconosciuto dal
Dipartimento per l’Innovazione tecnologica del Ministero non
può superare l’Euribor rilevato alla data della sottoscrizione
delle quote, maggiorato di 2 punti percentuali per ciascun anno
di durata dell’investimento. La selezione dell’impresa da
supportare verrà effettuata esclusivamente dalle Sgr, senza
alcun coinvolgimento del ministero. Attualmente il Dit ha
completato la sottoscrizione delle quote dei fondi di propria
competenza attraverso la stipula di contratti con quattro Sgr:
Vertis Sgr per un importo di 12 milioni e 500mila euro; Quantica
Sgr per 31 milioni e 550mila euro; San Paolo Imi Fondi Chiusi Sgr
per 12 milioni e 500mila euro e infine Vegagest Sgr per 20
milioni.
Al fondo sono ammesse esclusivamente partecipazioni per
interventi early stage finacing ed expansion capital. Per quanto
riguarda questi ultimi l’ammontare massimo degli investiementi
non può superare i 2,5 milioni di euro, ripartiti in massimo di
tre interventi , a distanza di almeno sei mesi l’uno
dall’altro e per importi unitari non superiori al milione di
euro. Per la start up, invece, l’ammontare massimo non deve
superare il milione di euro. Sono totalmente esclusi acquisti di
partecipazione in Pmi in difficoltà.
L’intervento si inserisce tra le iniziative previste dal piano
E-Gov 2012.