Un chip difettoso, ma nessun rischio di essere respinti alle frontiere. L’istituto Poligrafico e Zecca dello Stato interviene sul caso delle carte d’identità elettroniche “fallate”, dopo la denuncia del presidente dell’Anci Antonio Decaro, rivelata ieri dal Messaggero. Il sindaco di Bari aveva lanciato l’allarme sulla messa in circolazione di circa 350 mila documenti elettronici difettosi. Ora il Poligrafico chiarisce: le carte sono “perfettamente funzionanti”.
“Nessun cittadino italiano è stato respinto alle frontiere in quanto le circa 350.000 carte, emesse nel periodo ottobre 2017 – febbraio 2018 con dati non riportati correttamente in una parte secondaria del microprocessore, sono perfettamente funzionanti”, spiegano dall’istituto. “Queste carte mantengono inalterata la loro caratteristica di strumento sicuro di identificazione fisica e digitale, come tutte le altre CIE, dal momento che assicurano la verifica di autenticità dei dati obbligatori normalmente letti durante i controlli”. I documenti digitali, introdotti in tutta Europa per motivi di sicurezza, contengono i dati personali, la foto, l’impronta e la firma digitale del ministero dell’Interno. Tutti elementi risultanti anche da quelle 346.274 carte in cui è stato riscontrato un problema nel microprocessore. L’errore non avrebbe alcun effetto sulla validità funzionale della carta, né sulla possibilità di espatrio per i cittadini. “Esistono alcuni dati secondari che, pur essendo riportati correttamente sul fronte della carta, non sono correttamente riportati sul chip”, chiarisce ancora il Poligrafico. Si tratterebbe di un’errata indicazione della data di scadenza: presente sulla tessera elettronica, ma non sul microprocessore.
Il problema sarebbe noto già dal mese di febbraio. L’istituto lo avrebbe risolto in 24 ore, attraverso un’analisi del processo di produzione. È stato predisposto un piano di sostituzione gratuita delle carte difettose nei prossimi dodici mesi. Il Poligrafico non ne ha rivelato il costo, bollando come infondata la ricostruzione del Messaggero. Per il quotidiano, che cita stime di fonte sindacale, l’intera spesa potrebbe aggirarsi intorno ai 50 milioni di euro. Il progetto per la sostituzione del documento cartaceo risale alla legge Bassanini del 1997: ha attraversato oltre 20 anni e 12 normative diverse. Entro la fine di quest’anno il sistema anagrafico produrrà soltanto carte d’identità elettroniche. Si calcola che ci vorranno otto anni per sostituire tutti i documenti su carta, al ritmo di 7 o 8 milioni di nuove tessere all’anno. L’emissione digitale è ormai una realtà in 4.814 Comuni su 7.956, oltre la metà del totale. La popolazione raggiunta è pari all’88%. Ad oggi sono state emesse 2.961.330 carte elettroniche.