Alla Giustizia digitale “servono forze fresche”. Con queste
parole Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica del
Tribunale di Torino, spariglia il convegno dedicato al piano
straordinario per la giustizia digitale di Forum PA. Pur
riconoscendo l’importanza del piano e lo sforzo intrapreso dal
ministero della Giustizia e dal dipartimento per la
digitalizzazione e innovazione tecnologica, Caselli sottolinea come
“il blocco delle assunzioni deciso dal governo possa
rappresentare un ostacolo” sia per “la scarsità di risorse
umane in cui già versa il comparto” sia per l’età media dei
dipendenti, cresciuti professionalmente nell’era analogica.
Perché il progetto decolli – ha continuato il Procuratore della
Repubblica – servono dunque "forze giovani e fresche cresciute
nell’era digitale”. Caselli ha poi sottolineato l’importanza
del binomio organizzazione-Ict per riuscire ad innovare il settore:
“A Torino, ad esempio, abbiamo creato un canale di comunicazione
permanente tra i dirigenti dell’ufficio della procura e il
responsabile dei sistemi informativi che con cadenza settimanale
s’incontrano per definire gli interventi”. Una strategia simile
è stata messa in campo dalla Corte d’appello di Venezia, che in
poco più di un anno è riuscita ad inviare 44mila comunicazioni
online agli avvocati coinvolti nei processi, e da quella della
corte d’appello di Roma.
Dell’importanza di un riassetto organizzativo ha parlato anche
Luigi Giuseppe Birritteri, capo dipartimento dell’organizzazione
giudiziaria e del personale del ministero della Giustizia. “Una
volta a regime il programma straordinario di digitalizzazione
permetterà di recuperare un notevole numero di risorse umane da
destinare alla gestione di servizi più proficui sia per
l’amministrazione che per il cittadino. Ad oggi infatti – ha
sottolineato – su un totale di 40mila dipendenti, circa 5mila
sono addetti alla consegna delle notifiche giudiziarie”.
Birritteri ha inoltre ricordato i risultati in termini di
efficienza che il programma, soprattutto nella parte riguardante le
notifiche online, porterà in termini di velocizzazione dei
processi: “Oggi oltre il 30% dei processi viene rinviato e di
questo oltre l’80% viene fatto slittare per cosiddetti difetti di
notifica. Lo sforzo congiunto del ministero e del dipartimento –
ha concluso Birritteri – riuscirà a rendere il sistema giustizia
veramente giusto perché efficiente e diffuso su tutto il
territorio”.
Nel suo intervento Renzo Turatto, capodipartimento Ddi, ha
ricordato che il programma è stato “La naturale evoluzione di un
processo di forte investimento nel comparto giustizia che, dagli
anni ‘90 ad oggi, ha visto stanziare oltre 2 miliardi in
infrastrutture, servizi e risorse umane. Oggi – ha proseguito il
capodipartimento Ddi – passiamo dunque dagli investimenti
all’erogazione del servizio tracciando un cambio di passo nella
digitalizzazione del sistema che contiamo di modernizzare entro la
fine del 2012”. Perno della digitalizzazione, come ha ricordato
Turatto, è la posta elettronica certificata “lo strumento più
semplice de realizzare da parte dell’amministrazione e più
facile da fruire da parte del cittadino e che consentirà di
realizzare quella massa critica di portatori e utenti necessaria a
far funzionare il programma”.
Digit PA accompagnerà gli uffici giudiziari nel cammino verso la
digitalizzazione. Fabio Pistella, del comitato direttivo di Digit
PA, ha sottolineato che “l’ente metterà a disposizione tutte
le sue competenze per consentire agli uffici giudiziari di
implementare in tempi rapidi i progetti di notifica digitale,
dematerializzazione e implementazione nell’utilizzo della Pec”.
Ma la digitalizzazione deve necessariamente passare per la
formazione del personale. A questo proposito Stefano Aprile,
direttore generale per i sistemi informativi del ministero della
giustizia, ha annunciato l’intenzione del ministero di allargare
al digitale i corsi di aggiornamento degli addetti.