INNOVAZIONE

Cassetto digitale, è boom: un milione le imprese iscritte

Sull’onda dell’emergenza sanitaria, in un anno, è raddoppiato il numero di utenti che utilizza lo strumento. Quadruplicati gli accessi giornalieri. 2,5 milioni i documenti scaricati. I dati di UnionCamere e Infocamere

Pubblicato il 05 Mag 2021

Impresa-Italia

Sono un milione gli imprenditori iscritti a impresa.italia.it, il “Cassetto digitale dell’imprenditore, iniziativa avviata nel 2017 con l’obiettivo di assumere un ruolo di “interfaccia” tra il mondo imprenditoriale e l’Amministrazione pubblica. A comunicarlo sono UnionCamere e InfoCamere con una nota congiunta. Il Cassetto digitale, si legge nel documento, consente a tutti gli imprenditori italiani di accedere ai documenti ufficiali della propria azienda, depositati al Registro imprese delle Camere di Commercio, per scaricarli gratuitamente – anche in mobilità – e condividerli in modo facile, sicuro e veloce. Ogni cassetto digitale rappresenta un imprenditore dotato di identità digitale che, grazie all’utilizzo di smartphone e tablet, acquisisce sempre maggior consapevolezza del valore del patrimonio informativo delle Camere di Commercio aperto alle esigenze della propria impresa.

Il raggiungimento di un milione di iscritti è un risultato significativo, con una crescita delle attivazioni del 100% in poco più di un anno, ed è frutto dell’impegno di tutto il Sistema Camerale e di InfoCamere, nell’azione di partnership istituzionale con le imprese, per la messa a disposizione di strumenti digitali di reale semplificazione e innovazione. Per accedere al Cassetto Digitale basta collegarsi al sito impresa.italia.it ed entrare attraverso gli strumenti di identità digitale che consentono di identificare il cittadino-imprenditore: lo Spid (il Sistema Pubblico di Identità Digitale) o la Cns (la Carta Nazionale dei Servizi).

Il Cassetto Digitale dell’imprenditore nell’anno pandemico

Il servizio ha visto aderire, senza oneri, tutte le diverse forme di impresa, con alcuni importanti cluster economici quali le società di capitali e le imprese individuali che rappresentano il 79% delle attivazioni. Rispetto al periodo pre-covid, l’esplosione dell’emergenza sanitaria ha visto raddoppiare le adesioni e quadruplicare la frequenza media degli accessi giornalieri al cassetto digitale – passati da 1500 a 7300 – triplicando quelli mediante Spid (il Sistema Pubblico per l’Identità Digitale).

Dal cassetto, gli imprenditori hanno potuto scaricare fino ad oggi – senza alcun costo – 2,5 milioni di documenti ufficiali delle proprie aziende, con una media giornaliera che, rispetto al periodo pre-Covid, è passata da 1300 a 3700 documenti.

Tra questi, la visura (anche in inglese), l’elenco dei soci e degli amministratori, l’atto costitutivo, lo statuto, il bilancio, la storia delle modifiche, la fusione, la nomina di amministratori, la procura, il fascicolo d’impresa, la dichiarazione sostitutiva del certificato di iscrizione al Registro Imprese per ogni firmatario e molto altro ancora. Dal cassetto, ognuno di questi documenti può essere condiviso in tempo reale e sempre senza alcun costo non solo con la Pa ma anche con partner, clienti, fornitori, banche, professionisti.

Un identikit degli imprenditori “digitali”

Secondo i dati forniti da UnionCamere e Infocamere l’85% degli iscritti al Cassetto Digitale è a capo di un’azienda con meno di 10 addetti, il 25% è donna, il 56% ha un’età compresa tra i 45 e i 65 anni e il 20% guida un’azienda del commercio. Milano (75mila), Roma (68mila) e Napoli (33mila) sono le province con il maggior numero di cassetti attivati. In rapporto alle imprese del territorio, però, spiccano le province di Calabria e Puglia (con tassi di utilizzo superiori al 30%), e del Friuli Venezia Giulia (intorno al 25%). Quasi il 60% delle adesioni riguarda proprietari di quote o azioni, titolari o amministratori unici. La metà (il 51%) delle imprese ha la forma di società di capitali (quasi tutte Srl) e il 27% quella di imprese individuali, a testimonianza dell’interesse suscitato dal servizio delle Camere di Commercio verso le imprese più piccole e a maggiore rischio di marginalizzazione digitale.

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