Entro quattro mesi i certificati di assenza per malattia dei
lavoratori pubblici dovranno essere inviati all'amministrazione
di competenza solo per via telematica. In caso di inosservanza di
questo obbligo, previsto dalla muova formulazione dell'articolo
55 del decreto 165/2001 (modificato dalla riforma Brunetta), si
profilerà un illecito disciplinare che in caso di reiterazione
''comporta l'applicazione della sanzione del
licenziamento''.
È quanto emerge dalla circolare 1/2010 del dipartimento per la
digitalizzazione e l'innovazione appena pubblicata, secondo la
quale per il medico inadempiente è prevista la decadenza della
convenzione con il servizio sanitario nazionale.
La certificazione medica deve essere rilasciata da una struttura
sanitaria pubblica o da un medico convenzionato nei casi di
malattia protratta per un periodo superiore a dieci giorni e
''in ogni caso dopo il secondo evento di malattia
nell'anno solare''. In tutti i casi la certificazione
è inviata direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria
all'Inps che con le stesse modalità la invia
all'amministrazione di appartenenza del dipendente pubblico
ammalato.
Nei giorni scorsi il ministero della Salute di concerto con i
ministeri del Lavoro e dell'Economia ha definito le modalità
tecniche per la predisposizione e l'invio telematico dei dati
delle certificazioni di malattia al Sac (Sistema di accoglienza
centrale).
''Per i tre mesi successivi alla pubblicazione del decreto
(il 19 marzo, ndr) – si legge nella circolare del dipartimento
dell'Innovazione – è riconosciuta la possibilità per il
medico di procedere al rilascio cartaceo dei certificati secondo le
modalità attualmente vigenti''. Per il mese successivo è
previsto un collaudo generale del sistema. La responsabilità per
mancata trasmissione telematica dei certificati e l'eventuale
irrogazione delle sanzioni si configura solo dopo un periodo di
quattro mesi complessivi e quindi dopo il 19 luglio.
La circolare sottolinea i vantaggi per i lavoratori che non
dovranno più inviare il certificato all'amministrazione entro
due giorni lavorativi dall'inizio della malattia. Il nuovo
sistema consentirà l'invio da parte del medico della copia del
certificato alla casella di posta elettronica del lavoratore e al
numero di cellulare indicato dal dipendente di un sms contenente i
dati essenziali dell'attestato di malattia (oppure il
certificato senza la diagnosi in osservanza della normativa sulla
privacy) oppure il nome del lavoratore e del medico, la data del
rilascio, la durata della prognosi e il numero di protocollo.
Il lavoratore può chiedere al medico di avere la copia cartacea
del certificato. L'invio telematico da parte del medico
soddisfa l'obbligo di trasmissione del certificato
all'amministrazione, ma al lavoratore resta l'obbligo di
''comunicare tempestivamente la propria assenza e
l'indirizzo di reperibilità.
Potranno essere resi disponibili, sottolinea la circolare,
''ulteriori canali per accedere ai servizi erogati dal Sac
quali ad esempio sistemi di call center, anche basati su
risponditori automatici''.
Con riferimento alla reiterazione della violazione dell'obbligo
di trasmissione per via telematica dei certificati, la circolare
precisa ''che la sanzione più grave del licenziamento per
il dipendente pubblico e della decadenza della convenzione per il
medico può essere comminata solo in caso di recidiva, ovvero in
sede di irrogazione di una nuova sanzione a carico di soggetto già
sanzionato'' per la stessa violazione.
Preoccupati della messa in opera delle nuove norme i medici di
base. Secondo la Fimmg, la federazione cha raggruppa i medci di
famiglia, infatti, sarebbero a rischio circa un milione di
certicati al mese.
"La nostra Federazione – spiega Giacomo Milillo, segretario
nazionale Fimmg – nell’interesse primario della tutela della
salute dei cittadini e della sostenibilità del Servizio sanitario
nazionale, ha sempre sostenuto i percorsi di innovazione, in
particolare dell’informatizzazione e della messa in rete dei
propri medici con tutti gli attori del servizio sanitario. Grande
è stato il nostro sforzo formativo e informativo sui nostri medici
e con orgoglio, senza possibilità di smentita, posso affermare che
la categoria dei medici di famiglia italiani è la categoria più
informatizzata tra tutte quelle del Servizio sanitario
nazionale".
"Non è possibile però chiedere ai medici di fare ciò che le
nuove disposizioni di legge vietano – sottolinea Milillo – pena
l’esposizione a gravi sanzioni civili e penali, in particolare le
certificazioni per malattie brevi, che molto risentono del rapporto
di fiducia e della conoscenza dei problemi di salute del paziente,
spesso in assenza di segni e sintomi obiettivabili. Neppure
possiamo ipotizzare che, conoscendo i ritardi e le carenze del
sistema informativo nazionale, in tempi brevi e con propri mezzi i
medici di famiglia italiani possano essere messi in grado di dare
attuazione pratica a quanto disposto dal decreto in oggetto.”
I medici chiedono inoltre un'ulteriore precisazione sulle
modalitò di funzionamento del Sac. Per domani 23 marzo è previsto
un incontro tra Fimmg, Inps, ministero della PA e Innovazione e
FnomCeo (federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e
degli odontoiatri) per sciogliere i nodi ancora irrisolti.
“Il 27 marzo – conclude Milillo – il Consiglio nazionale della
Fimmg valuterà le azioni da mettere in atto a tutela dei medici e
dei lavoratori assistiti”.