Il governo accelera sul cloud nazionale e punta a chiudere la partita al massimo entro fine anno. Il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao ha intenzione di avviare il progetto già a partire da luglio, inviando – risulta a CorCom – delle lettere ai player con cui si invitano ad elaborare delle manifestazioni di interesse.
Non si tratterebbe dunque di una gara vera e propria ma di una procedura di selezione con l’obiettivo di costituire un partenariato pubblico-privato che dovrà realizzare la grande infrastruttura, dove andranno a confluire i data center della PA. Sul piatto c’è un miliardo di euro circa, così come definito nel Pnrr.
Tra i player italiani interessati Tim, che ha stretto accordi strategici con Google e a inizio anno ha poi creato Noovle, una nuova società centro di eccellenza italiano per il Cloud e l’edge computing, con l’obiettivo di potenziare l’offerta di servizi cloud alle imprese e alla PA. In campo ci sarebbero anche altre cordate quali Leonardo assieme Microsoft, Fincantieri con Amazon e Fastweb che ha annunciato proprio in questi giorni l’apertura di un data center.
Il ministro resta dunque in attesa di proposte e idee da parte delle aziende e poi si deciderà come procedere. Dalla maggioranza c’è anche chi spinge per l’apertura di una gara anche se di fronte a questa prospettiva oggi si è già sollevata la voce contraria dei 5 Stelle. La delicatezza del patrimonio informativo della PA “esige che il Polo strategico nazionale, ovvero il sistema di cloud che sarà utilizzato per ottimizzare la gestione dei dati, sia saldamente nelle mani dello Stato, direttamente o attraverso le sue partecipate” spiega il senatore pentastellato, Andrea Cioffi scandendo il proprio no “a soluzioni che prevedano il ricorso a gare che lascino aperte le porte ai giganti del cloud, sia statunitensi, sia cinesi”.
Critica l’opposizione. Alessio Butti, deputato e responsabile Media e Tlc di Fdi, si chiede “vista l’incertezza della maggioranza, quale sarà l’atteggiamento del governo per realizzare il cloud pubblico entro il 2022?”.
“Tim – ricorda Butti – ha stretto un accordo con Google in materia di cloud. Lo stesso hanno fatto Leonardo con Microsoft e Fincantieri con Amazon. È a queste ‘intese industrialii che il governo intenderebbe affidarsi per il cloud nazionale? Allora si sappia che Amazon, Google, Microsoft e Ibm gestiscono – come vogliono – i 2/3 del cloud mondiale e che lo sfruttamento dei dati è il business di 7 delle prime 10 società al mondo per capitalizzazione”.
“Da oltre un mese – ha aggiunto Butti – la maggioranza rinvia la discussione alla Camera sul cloud pubblico mentre il ministro Colao rilascia dichiarazioni in merito alla sua realizzazione entro il 2022. Questo è inaccettabile se si considera che rischiamo di affidare i nostri dati sensibili e strategici a infrastrutture straniere, segnatamente Google, Amazon e Microsoft vincolate da Leggi (il Cloud Act Usa) che non garantiscono l’opportuna riservatezza”.
La Francia modello da seguire
Secondo quanto risulta a CorCom, Colao ha in mente di seguire il modello francese per la gestione del cloud nazionale, cioè con una forte presenza pubblica a garanzia: si pensa a coinvolgere Sogei e/o Cdp.
Il primo punto del progetto francese è la creazione dell’etichetta “cloud de confiance”, che andrà ad integrare l’etichetta già esistente SecNumCloud di Anssi (French National Agency for the Security of Information Systems), che garantisce un alto livello di sicurezza tecnica. Verranno aggiunti elementi legali per bloccare l’extraterritorialità di alcune leggi straniere come il Cloud Act o il Fisa (Foreign Intelligence Surveillance Act) attraverso la localizzazione dei data center in Francia la rivendita attraverso società europee.
Verrà realizzato un modello ibrido, con un cloud interno e un cloud esterno qualificato dall’Anssi come cloud di fiducia. All’interno verrà fatto un consolidamento con due soli soggetti a gestire infrastrutture digitali: il Ministero dell’Interno e la Direzione delle Finanze Pubbliche.
Il governo ha fissato un calendario per la migrazione a questi “cloud affidabili”: i programmi avranno 12 mesi per migrare i loro dati su questo cloud nazionale.
Il progetto dovrà rispettare i requisiti di Gaia-X, in particolare su questioni di reversibilità, interoperabilità e portabilità delle offerte. Sono stati stanziati 107 milioni di euro per 5 progetti di piattaforme collaborative o edge computing e si punterà sugli Ipcei europei.
La gara Consip sui servizi cloud
Ma la partita cloud della PA in realtà è già iniziata. Nel 2019 Consip ha bandito le gare “Digital Transformation” e “Public cloud IaaS e PaaS” in attuazione del Piano triennale informatica nella pubblica amministrazione. Attualmente le procedure sono in fase di “Busta C”, sono state cioè aperte le offerte degli operatori. Secondo quanto riferito a CorCom si punta ad aggiudicare la gara al massimo entro la fine di quest’anno.
I bandi per i servizi, parte del Piano Triennale per l’Informatica della PA 2019-2021, rappresentano un tassello della più vasta strategia di innovazione dell’amministrazione pubblica in ottica cloud first insieme alla realizzazione del cloud nazionale. Quest’ultimo sarà la base dove far confluire le infrastrutture della PA mentre per i servizi ci si potrà comunque affidare ai bandi della spa del Mef. E’ dunque cruciale che le due gambe marcino insieme.
Le gare hanno per oggetto l’aggiudicazione di un accordo quadro a condizione tutte fissate – della durata di 24 mesi – a cui le amministrazioni potranno accedere in modalità “a ordine” per stipulare, rapidamente ed agevolmente, contratti esecutivi con i fornitori aggiudicatari e rispondere tempestivamente alle esigenze di digitalizzazione.
La gara Digital Transformation – valore bandito di 225 milioni di euro, suddivisa in nove lotti – rende disponibili alle amministrazioni strumenti contrattuali con cui ridurre la frammentazione di soluzioni, processi e modalità operative in uso presso le PA, in particolare per quanto riguarda la progettazione e l’erogazione di servizi digitali ai cittadini; garantire, nel percorso di evoluzione della pubblica amministrazione, l’allineamento agli obiettivi dell’Agenda Digitale; supportare il monitoraggio delle performance e il raggiungimento degli obiettivi relativi agli interventi di digitalizzazione pubblici.
Grazie al contratto quadro, l’amministrazione potrà disegnare un percorso completo di digitalizzazione, attraverso modelli “guidati” di definizione dei risultati, strettamente legati alla più ampia strategia del Piano Triennale, che consentiranno la modellizzazione delle attività istituzionali e dei servizi a partire dalle fasi di strategia digitale e fino alla gestione del cambiamento.
La gara “Public cloud IaaS e PaaS” – valore complessivo di 550 milioni di euro, suddivisa in 11 lotti – prevede meccanismi e strumenti per facilitare l’adozione del cloud, ponendosi come strumento per la realizzazione del “modello strategico Cloud della PA”, che si compone di infrastrutture e servizi qualificati da Agid, sulla base di un insieme di requisiti definiti per migliorare la sicurezza, l’interoperabilità, le performance e scalabilità, la conformità al Gdpr.
L’iniziativa metterà a disposizione delle amministrazioni strumenti di acquisto “a ordine” per garantire acquisizioni rapide e snelle da una pluralità di fornitori, nonché l’opportunità di “rilanciare” il confronto tra i fornitori preselezionati per definire un fabbisogno specifico per l’Amministrazione ordinante. Gli strumenti di acquisto affiancheranno quelli già a disposizione delle PA per negoziare acquisti in autonomia (Mercato Elettronico, Sdapa Ict – Cloud), in un quadro di regole definito e con i benefici dell’utilizzo della piattaforma di eProcurement Mef/Consip.
Il perimetro dell’iniziativa riguarda Servizi Public cloud di tipologia IaaS e PaaS; servizi di supporto all’adozione del cloud; servizi professionali tecnici.
Ricorrendo all’accordo quadro multifornitore, l’amministrazione potrà effettuare una transizione delle infrastrutture informatiche e dei servizi collegati verso un “modello strategico Cloud della PA”, nel pieno rispetto dei requisiti di qualificazione definiti da Agid.
A Forum PA 2021 riflettori sulle infrastrutture
La strategia italiana sul digitale mira alla realizzazione di un’infrastruttura ad alta affidabilità distribuita sul territorio nazionale, volta alla razionalizzazione e consolidamento dei Ced della PA. Una strategia sviluppata in coerenza con il piano d’azione dell’Unione europea, e più volte aggiornato nel corso degli ultimi mesi (DL Semplificazioni, Piano triennale 2020-2022, Pnrr).
Il 23 giugno dalle 11.30 alle 13.00 a Forum PA si approfondiranno Ii principali temi inerenti al ripensamento delle infrastrutture digitali pubbliche: adozione del modello Cloud della PA; migrazione di servizi e applicazioni verso datacenter di gruppo A e CSP qualificati da AgID; sviluppo dei Poli strategici nazionali (PSN); progetto di un cloud nazionale federato a livello europeo nell’ambito dell’iniziativa GaiaX.
Per informazioni e iscrizioni https://forumpa2021.eventifpa.it/it/event-details/?id=9911&xid=115