Incremento delle competenze digitale per circa 8500 dipendenti e 70 servizi nuovi o rinnovati. E ancora: 126 team di progetto per migliorari il livello dei servizi tecnologici dell’Inps. E’ questo il bilancio fatto dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico durante la presentazione del XXI Rapporto annuale Inps a Montecitorio, in occasione della quale ha ricordato che per innovare l’istituto il Pnrr mette a disposizione 180 milioni di euro, di cui 18 già anticipati.
Due le linee d’azione strategica dell’Inps delinate da Tridico ovvero proattività e digitalizzazione. “L”Inps punta a proporre automaticamente i propri servizi a chi ne ha diritto – ha annunciato – sollevando l’utente dall’onere di dover individuare le modalità di presentazione della domanda”, mantenendo tuttavia mezzi e canali tradizionali per l’utenza che non ha capacità digitali.
I dati chiave
“Gli andamenti positivi del mercato del lavoro trovano riscontro nei bilanci dell’Inps, dove si registra una ripresa delle entrate contributive a livelli pre-pandemici – ha spiegato Tridico – Nel 2021 sono risultate pari a quasi 237 miliardi di euro, con un aumento di quasi 12 miliardi di euro rispetto al dato accertato nel rendiconto dell’esercizio precedente, che fu di 225 miliardi di euro”. La buona notizia, afferma, è che “la crisi pandemica appare pressoché riassorbita in termini di partecipazione al mercato del lavoro, in particolare sul numero di occupati, ma non ancora in termini di volume di ore lavorate, con conseguenze sfavorevoli sul piano delle retribuzioni complessive”.
Tanti i dati forniti dal presidente dell’Inps degni di nota. Nel biennio 2020-2021 l’Inps ha garantito l’erogazione di prestazioni Covid aggiuntive a 15,7 milioni di individui, per una spesa complessiva di circa 60 miliardi di euro insieme a prestazioni ordinarie per 42 milioni di utenti. Per quanto riguarda la parità di genere, la retribuzione media delle donne nel 2021 risulta pari a 20.415 euro, sostanzialmente invariata rispetto agli anni precedenti e inferiore del 25% rispetto alla corrispondente media maschile.
La percentuale di part-time è al 46% per le donne, il dato più alto dell’Ue, contro il 18% tra gli uomini, con una parte prevalente di questo part-time considerato involontario. “La distribuzione dei redditi all’interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata – spiega Tridico – con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del Reddito di cittadinanza. Per la precisione, il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro al mese, considerando anche i part-time. Di contro, l’1% dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva”. E continua: “cresce il problema dei contratti a termine di durata giornaliera o settimanale”.
Particolare attenzione è stata data al tema del welfare, in particolare in relazione alle pensioni. Tridico avvisa che “abbiamo bisogno di più lavoro e meglio retribuito se vogliamo assicurare al Paese la sostenibilità del suo sistema di welfare”. “Una strategia aggiuntiva per rafforzare la sostenibilità del sistema è quella di programmare la regolarizzazione di nuovi cittadini stranieri, per coprire posti di lavoro non sostituiti a causa dell’invecchiamento della popolazione residente – aggiunge – il problema dell’immigrazione straniera e della sua regolarizzazione può e deve essere inquadrato in Italia anche nella prospettiva della tenuta del sistema previdenziale”. Altro tema caldo è quello dell’inflazione, che l’Inps prevede a oltre +8% nel 2022, un dato che “potrà avere un impatto importante sulla spesa pensionistica a partire dal 2023”. Tuttavia, Tridico segnala che le misure intraprese dal governo sembrano andare nella giusta direzione nel non innescare una spirale inflazionistica, intervenendo a sostegno dei redditi.
Il commento del ministro Orlando
Presente all’incontro anche Andrea Orlando, ministro del Lavoro, il quale ha fatto un bilancio dei dati forniti dal Rapporto Inps. “Quello che va scongiurato – ha dichiara il ministro – è che un processo di modernizzazione finisca per allargare le fasce di esclusione o che si possano inserire forme di intermediazione impropria. Per questo abbiamo dato vita alla società 3-I, prima software house pubblica incentrata sull’utilizzo dei dati e lo sviluppo del software per generare valore pubblico, proprio in un ambito delicato come quello del welfare”. “Si deve lavorare ad un processo di integrazione digitale non fine a se stesso ma con un forte carattere sociale – ha aggiunto – una piattaforma unitaria di dati socialmente sensibili che solo Inps, Inail e Istat possono realizzare. E’ la base per la ridefinizione di un welfare che guardi al futuro”.
Il ministro, dopo aver evidenziato la crescita del dato relativo ai working poor, si sofferma sull’influenza del Reddito di cittadinanza: “i beneficiari del Reddito di cittadinanza non scappano dal mercato del lavoro. Infatti si è sensibilmente ridotto il numero dei beneficiari. A maggio i nuclei di percettori risultano essere quasi 935mila, ad aprile erano stati un milione e 160mila e a maggio di un anno fa erano un milione e 242mila. Non si tratta dunque, come si suole raccontare, di una misura fuori controllo”. Una misura, stando ai dati forniti dall’Istat citati dal ministro, che ha evitato ad un milione di persone di finire in una situazione di povertà assoluta.