Come diventare un Comune digitale in 10 mosse? Il Team Digitale, guidato da Luca Attias, ha pubblicato una guida per sostenere gli 8mila enti locali, centro nevralgico della trasformazione in ottica innovativa di tutta la PA. Ma innovare costa. Ci sono abbastanza risorse disponibili? Certamente sì, rispondono dal Team ricordando che, con la riforma del Codice dell’amministrazione digitale (Cad), dal 2018 i Comuni possono applicare chiedere una deroga al pareggio di bilancio per finanziare imnvestimenti i legati all’attuazione del Piano Triennale per la Trasformazione Digitale.
Dal 2018 sono disponibili anche dei finanziamenti specifici previsti da Cassa depositi e prestiti per sostenere iniziative legate all’attuazione del Piano Triennale. I Comuni possono chiedere questi fondi tramite prestito ordinario a Cdp a queste condizioni. A queste opportunità si aggiunge un finanziamento a fondo perduto destinato a tutti i Comuni che entrano a far parte dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr).
Ecco le 10 mosse per i Comuni digitali
1- Entrare nell’Anagrafe nazionale
Anpr è un’anagrafe unica in cui tutti i Comuni italiani devono subentrare per legge. L’Anagrafe nazionale oggi coinvolge oltre 22,2 milioni di persone e, secondo le previsioni, entro la fine del 2019 raggiungerà 45 milioni di Italiani. I Comuni che ancora non ne fanno parte possono avviare il subentro chiedendo i contributi Pon previsti per tutti i Comuni che avviano il subentro nel 2019 I tempi per il subentro sono di circa due mesi.
2- Attivare i pagamenti digitali con PagoPA
La gestione dei pagamenti rappresenta un costo molto rilevante per i Comuni. Gestire le multe, la Tari, la retta degli asili nido, il pagamento delle mense, vuol dire occuparsi di una serie di attività che comportano costi e problematiche: gli incassi, la riconciliazione con la tesoreria, i solleciti dei singoli provvedimenti, la gestione del contante, le assicurazioni, le convenzioni con i Prestatori di Servizi di Pagamento e così via. La piattaforma per i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione PagoPA risolve gran parte di questi problemi (e abbatte i relativi costi), mettendo a disposizione dei Comuni un sistema gratuito, semplice e sicuro per automatizzare i pagamenti, gli incassi e la riconciliazione. L’adesione a pagoPA è obbligatoria per legge.
3- Integra il Sistema unico di identità digitale
Spid è il sistema unico di autenticazione per usare i servizi pubblici online. Ad oggi sono circa quattromila le PA che permettono di accedere ad almeno uno dei propri servizi attraverso Spid. Per utilizzare Spid, un Comune deve abilitarsi a Spid, firmando una convenzione con Agid ed integrarlo con i propri servizi e portali, per permettere l’accesso ai cittadini.
4- Erogare la Carta d’identità elettronica
Ad oggi sono 7.639 i Comuni che permettono ai cittadini di fare la Carta d’identità elettronica (Cie), ovvero la quasi totalità. Permettere ai propri cittadini di ottenere una Cie è un passaggio fondamentale verso la digitalizzazione, perché il nuovo documento adotta i migliori standard di sicurezza e anticontraffazione disponibili. La Cie può essere usata come strumento di autenticazione (come una sorta di badge) per accedere a servizi fisici (biblioteca, trasporti, stadio…) o online. Per affrontare l’annosa questione dei tempi lughi – in alcuni Comuni ci vogliono mesi per fare una Cie – il Team consiglia di adottare la nuova Agenda Cie, una web app gratuita a disposizione di tutti i Comuni, che permette una migliore gestione degli appuntamenti per il rinnovo della Carta d’identità. In alternativa proporre un sistema “misto”, in cui i cittadini possono scegliere se prenotare un appuntamento oppure recarsi direttamente allo Sportello del cittadino per rinnovare la carta. “Questo approccio ha dato finora i migliori risultati per ottimizzare il lavoro degli sportelli nella gestione dei rinnovi sia nei piccoli che nei grandi Comuni”, spiega Attias.
5- Utilizzare software open source
Il Cad obbliga le PA a rendere disponibile in open source tutto il software che si commissiona (o si modifica) nonché a fare una valutazione comparativa prima di acquisire nuovo software per controllare che non sia già disponibile un prodotto analogo, rilasciato da altre PA o reperibile con licenza open source. Nel catalogo Developers Italia ci sono tutte le soluzioni disponibili in open source, corredate da schede descrittive, screenshot e link diretti al codice sorgente.
6- Utilizzare infrastrutture condivise e servizi in cloud
In Italia oggi operano circa 11mila data center, strutture informatiche note anche come Centri di elaborazione dati (Ced), a servizio di oltre 22 mila PA. Nello scenario attuale i Comuni gestiscono internamente i propri servizi, propri server. Questa situazione implica costi e attività rilevanti a carico del Comune. Per superare questa situazione si portano i servizi su infrastrutture condivise, ovvero adottando dei servizi in cloud. Per un Comune significa individuare alcuni servizi che possono essere affidati a dei fornitori esterni, che gestiscono servizi identici per altri Comuni.
Le azioni dalla 7 alla 10 sono effetto di quelle precedenti e “disegnano” un Comuno già in grado di offrire servizi 4.0 a cittadini e imprese.
7 – Erogare servizi digitali
Grazie all’integrazione di Spid, PagoPA e Anpr le PA sono in grado di ripensare i servizi e di proporli direttamente online, ad esempio attraverso i siti dell’ente, dopo aver mappato quelli che possono essere riprogettati online.
Ma offrire servizi digitali di per sé non basta: è necessario che i cittadini sappiano di questa possibilità (e quindi serve un’adeguata strategia di comunicazione) e che siano in grado di utilizzarli facilmente. Cruciali sono dunque le attività di formazione: alcuni Comuni virtuosi hanno sperimentato sistemi di “servizio civile digitale”, incaricando dei volontari (del servizio civile, di programmi di alternanza scuola-lavoro, ecc.) di andare allo sportello del Cittadino per mostrare (tablet alla mano) alle persone in coda come potrebbero fruire degli stessi servizi comodamente da casa, in pochi clic.
Altre amministrazioni hanno usato delle forme di incentivo: sfruttando ad esempio i risparmi ottenuti con il digitale per offrire ai cittadini che usano servizi online delle agevolazioni, come tariffe inferiori per i diritti di segreteria o sconti sulle tasse.
8 – Uniformare i servizi digitali alle linee guida di design
I servizi digitali funzionano quando rispondono ai bisogni reali delle persone in modo semplice, rapido e intuitivo. I Comuni possono utilizzare i kit pronti all’uso di Designers Italia oppure fare riferimento alle linee guida di design per progettare i servizi sulla base delle migliori pratiche disponibili o ancora alle esperienze di altri Comuni, raccolte nel blog di Designers Italia. Designers Italia mette a disposizone anche un prototipo pronto all’uso.
9 – Verso “IO”, l’app dei servizi pubblici
IO è un canale unico a disposizione di tutte le PA per veicolare i propri servizi e raggiungere i cittadini direttamente nello smartphone attraverso un’app. Nella seconda metà del 2019 la app IO sbarcherà negli store online, per essere installata sui dispositivi iOS e Android. In quella fase, tutti i Comuni e gli enti potranno usare un sistema online per entrare a far parte del progetto con i propri servizi.
10 – Pubblicare i dati
“Pubblicare i dati è un dovere per qualsiasi PA – ricorda Attias – che corrisponde al diritto dei cittadini di avere accesso alle informazioni, agli atti, ai documenti, ai dati pubblici. Uno dei vantaggi del digitale è che permette di rendere reale questo diritto”. In questo senso serve pubblicare tutti i documenti pubblici del Comune in modo chiaro, semplice e accessibile e mettere a disposizione dei cittadini i dati aperti (open data). I dati pubblici sono un patrimonio che si deve mettere disposizione dei cittadini delle aziende e di tutti i soggetti del tuo territorio.