Sono un po’ la testa d’ariete di E-gov 2012. Le istituzioni da
dove ripartire per avvicinare la PA ai cittadini e per lanciare
progetti innovativi considerati abilitanti. D’altronde a scorrere
le 188 pagine del piano telematico nazionale, salta subito
all’occhio il ruolo che gli enti locali ed i Comuni in
particolare, avranno nello sviluppo delle anagrafi e dei catasti
digitali, nell’implementazione di sistemi di infomobilità e dei
contact center unici, che da punti informativi devono diventare
anche sportelli virtuali per l’erogazione dei servizi al
cittadino.
Obiettivi importanti che hanno portato il ministro della PA e
Innovazione, Renato Brunetta, e il vicepresidente vicario
dell’Anci, Sergio Chiamparino, a firmare un protocollo di intesa
per accelerare il processo d’innovazione dei Comuni nelle
procedure amministrative di back office ma anche nel front
office.
Tutto è pronto, dunque, per avviare quella piccola grande
rivoluzione digitale che fa capo agli enti comunali? La risposta
sta tutta nella capacità di innovazione dei Comuni che riguarda
non solo la dotazione tecnologica, ossia il “quantum” di
strumenti hi-tech a disposizione, ma sopratutto l’uso che si fa
degli stessi. L’ultima ricerca Istat sull’Ict nelle
amministrazioni locali, che ha censito 5.147 Comuni su un totale di
poco più di 8mila, rileva un’altissima percentuale di strumenti
tecnologici di base: ci sono in media 74,4 pc desktop o portatili
per ogni 100 dipendenti e oltre il 90% degli uffici ha una rete di
connettività sia interna (Intranet) sia esterna con una
predilezione per la banda larga xDsl: i Comuni del Centro e del
Nord sforano il 70%, mentre al Sud la percentuale di enti che ha la
banda larga supera di poco il 50%.
Una fotografia, quella scattata dall’Istituto di statistica molto
complessa da valutare. Nonostante la presenza di una buona
dotazione digitale, c’è più di qualche zona d’ombra che
riguarda il cosiddetto utilizzo avanzato nell’hi-tech. Ne è un
esempio il protocollo informatico. Se è vero che la
digitalizzazione degli atti in entrata e in uscita ha raggiunto una
diffusione pressoché totale (88,8%), va sottolineato che la
maggior parte degli uffici ha realizzato unicamente lo stadio base
del protocollo stesso (ovvero la mera registrazione in un archivio
telematico della documentazione), senza transitare alla fase più
avanzata del workflow documentale. Come si spiega questo gap?
“Il percorso di adozione delle nuove tecnologie nella PA,
specialmente in quelle piccole, è iniziato a rovescio – rivela
Giuseppe Paolo Teti, Ad di Ancitel, la rete de Comuni italiani -.
Si sono spinte le amministrazioni a dotarsi di interfacce evolute
verso i propri utenti senza analizzare la situazione dei back
office: gli unici servizi avanzati realmente realizzabili sono
quelli informativi, poiché non appena si tenta di attivare servizi
più evoluti ci si scontra con l’inadeguatezza degli strumenti e
delle procedure interne, basate ancora principalmente sulla
carta”. Ma la carenza del back office da sola non basta a
giustificare l’arretratezza di certi enti. A mancare, infatti, è
soprattutto la domanda e l’alfabetizzazione digitale. “Le PA
sono spinte ad innovare quando gli utenti iniziano a richiedere
fortemente servizi evoluti – precisa Teti -. Perché avvenga
questo, però, mancano ancora alcuni strumenti abilitanti: un kit
minimo per gli utenti composto da Identità digitale sicura – e qui
i ritardi nell’introduzione della Carta di Identità elettronica
stanno facendo molti danni – la Pec e la firma digitale”. E a
proposito di Pec, da ottobre il ministro Brunetta ha promesso la
messa a regime dello strumento. I Comuni saranno pronti? “La
capacità dei Comuni di adeguarsi alle innovazioni può essere
straordinaria – conclude fiducioso l’Ad di Ancitel -. Lo dimostra
la creazione, in soli sei mesi, della rete telematica per la
raccolta delle richieste di agevolazione sulle tariffe elettriche
che in 5 mesi ha raccolto quasi un milione di pratiche”. Staremo
a vedere.
Roma e Milano, il faro è E-Gov 2012
Roma e Milano. Così lontane, così vicine. Le due più grandi
città italiane, pur nella differenza di progetti e modelli, stanno
spingendo l’acceleratore sull’e-government, soprattutto nella
parte riguardante il front office, ossia l’erogazione dei servizi
al cittadino. In questo senso, il “faro” è il piano telematico
nazionale. Come spiega anche Antongiulio Bua, Direttore centrale
qualità, servizi al cittadino e semplificazione-Servizi civici del
Comune di Milano, nonché responsabile del servizio 02.02.02.
“A partire da ottobre il servizio di contact center del Comune di
Milano svilupperà una base informatica condivisa con Linea Amica
per contribuire a creare una rete informativa condivisa a livello
nazionale – rivela Bua -. La collaborazione permetterà di
migliorare ulteriormente il servizio grazie all’integrazione con
gli Urp”.
Un servizio, quello dello 02.02.02, che non è meramente
informativo ma che è anche un “primo livello” degli sportelli
della PA: gli utenti, ad esempio, possono effettuare iscrizioni per
le scuole di infanzia e gli asili nido, controllare lo stato delle
contravvenzioni attraverso “Multasemplice”, ma soprattutto
usufruire del servizio di teleassistenza. Da gennaio 2009 sono
state 80mila le chiamate fatte per l’assistenza a distanza. “Da
dicembre il servizio sarà disponibile anche in tedesco, francese,
spagnolo, arabo e cinese”, conclude Bua.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Comune di Roma. “Quello che ci
interessa implementare sono i servizi di front office, perché il
Comune è la prima interfaccia tra cittadino e PA – puntualizza
Emilio Frezza, direttore del XIII Dipartimento del Comune -. In
questo senso Roma ha una grande risorsa che è rappresentata dagli
oltre 770mila accessi Adsl. Da lì intendiamo rilanciare i servizi
online”. La strategia della Capitale si inserisce a pieno titolo
nel piano E-gov 2012. “Uno strumento integra i piani di e-gov
locale in un quadro nazionale ben definito”.
Strumenti. L'innovazione nell'Agenda
digitale
Oltre che ai piani telematici territoriali, i Comuni hanno anche un
altro strumento politico-programmatico per supportare la
modernizzazione per via digitale dei servizi e delle strutture
della PA locale. Si tratta dell’Agenda digitale locale
supportata in Europa da Elanet (European Local Authorities
Telematic Network Initiative) e approvata al II Summit Mondiale
delle Città e Governi Locali per la Società dell’Informazione
di Bilbao.
Il manifesto dell’Agenda – da cui i singoli comuni prendono
spunto per i singoli progetti – prevede 28 obiettivi da realizzare
entro il 2010. Tra questi la ePartecipation per il coinvolgimento
dei cittadini nella vita istituzionale; eInclusion per implementare
gli strumenti tecnologici utili all’inclusione sociale; la piena
accessibilità alla banda larga per tutti (primo passo verso la
creazione di un servizio universale); lo sviluppo di servizi
municipali locali avanzati per dare a tutti i cittadini la
possibilità di interagire in forma elettronica e sicura con la PA
di primo livello, condividendo le pratiche considerate più
efficaci.