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Conservazione digitale senza bando di gara, in Veneto scoppia il caso

AssoConservatori scrive al Comune di Padova chiedendo di rivedere la decisione di affidare il servizio a Icban, società pubblica della Regione Emilia-Romagna: “A rischio la sopravvivenza di 4 aziende e oltre mille lavoratori”

Pubblicato il 11 Mag 2020

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In Veneto scoppia il caso “conservazione digitale”. AssoConservatori, la sezione di Assintel delle società private qualificate come Conservatori Accreditati presso Agid, è scesa in campo contro la delibera del Comune di Padova che affida senza gara a Icban, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, il servizio di conservazione degli atti pubblici.

Una decisione che metterebbe a rischio – a detta del’associazione – la sopravvivenza di 4 aziende digitali padovane che danno lavoro a oltre mille persone.

L’associazione ha inviato una lettera al sindaco Sergio Giordani chiedendo di rivedere la decisione e di bandire la gara per il servizio.

L’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali opera come organo tecnico-scientifico e strumento della programmazione della Regione Emilia-Romagna nel settore dei beni artistici, naturali, librari e documentari ma da qualche tempo ha iniziato a proporre, al di fuori del perimetro regionale, accordi per offrire il servizio di conservazione digitale in outsourcing. “Questo nonostante l’offerta del servizio di conservazione digitale a norma veda oggi in Italia un mercato molto competitivo, formato da circa 80 società accreditate presso l’Agenzia per l’Italia Digitale”, si legge nella missiva inviata a Giordani.

A supporto della richiesta di un passo indietro al Comune, Assoconservatori cita il parere l’Antitrust relativo all’impatto sulle dinamiche concorrenziali che deriverebbe dalla fornitura di servizi economicamente contendibili da parte di un ente, come nel caso di Icban, senza il ricorso a bandi di gara. Agcm nel bollettino del 19 dicembre 2016 ha ritenuto opportuno evidenziare che, “sebbene rientri nelle facoltà di una pubblica amministrazione l’adempimento dei compiti ad essa attribuiti attraverso moduli organizzativi che non prevedano il ricorso al mercato esterno per procurarsi le prestazioni di cui necessita, la scelta di far fronte alle proprie esigenze attraverso lo strumento della collaborazione con altre amministrazioni non può rimettere in questione gli obiettivi principali delle norme comunitarie in materia di appalti pubblici, vale a dire la libera circolazione dei servizi e l’apertura alla concorrenza non falsata in tutti gli Stati membri. Il perseguimento dei menzionati obiettivi assume particolare rilievo in casi, come quello in esame, dove il processo di digitalizzazione dei documenti a cui sono finalizzati gli accordi in parola rappresenta un servizio che imprese specializzate offrono anche nei confronti di amministrazioni pubbliche, le quali, a loro volta, ricorrono al mercato attraverso procedure ad evidenza pubblica.”

Assoconservatori mette in risalto anche l’onerosità dell’accordo stipulato dal Comune di Padova e Icban.

“Ci spaventa questo modello di ente pubblico che appare comportarsi come un’azienda e fa concorrenza al mondo dell’imprenditoria senza sottostare però alle regole del mercato e della sana concorrenza – prosegue la missiva – Di certo le oltre mille famiglie di padovani che vivono del lavoro della conservazione digitale a norma oggi hanno perso una occasione di provare a fornire i loro servizi al Comune di Padova,senza nemmeno poter partecipare ad una gara”.

Di qui la richiesta di rivedere la decisione e bandire una gara per l’affidamento del servizio di Conservazione.

“In mancanza, saremo costretti a rinnovare la segnalazione alla succitata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato”, conclude AssoConservatori, per manifestare come i comportamenti censurati nel parere pubblicato nel 2015.

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