Debutta su tutto il territorio nazionale l’app Immuni, lo strumento digitale messo in campo dal governo per contribuire al contact tracing delle persone che entrano in contatto con il virus Covid-19 e per contenere il contagio. L’app affiancherà in questo compito il tracciamento “manuale” che verrà fatto – ogni volta che emergerà un paziente positivo – dal personale delle Asl.
L’app Immuni – spiega la ministra dell’innovazione Paola Pisano in un’intervista al quotidiano La Stampa – è attiva su tutto il territorio nazionale e da oggi entra in raccordo con i sistemi sanitari delle 20 regioni e non solo delle quattro nelle quali era già in funzione. Attualmente per Immuni ci sono stati due milioni e mezzo di download ed è partita in questi giorni una campagna informativa che ne aiuterà la diffusione – prosegue – Non abbiamo fissato una soglia per decretarne il successo o l’insuccesso. Più utenti la scaricheranno e più saremo protetti. I suggerimenti delle Regioni hanno contribuito a migliorarla. E abbiamo fatto riunioni politiche e tecniche per capire come integrare l’app con la loro gestione dell’emergenza. Immuni è più veloce dei sistemi di ‘tracciamento manuale’ usati fino a oggi. Li integrerà”.
”Potenziare la ricerca è un interesse strategico del Paese – aggiunge la ministra – È un obiettivo da perseguire sostenendo progetti di qualità. Su questo pubblico e privato devono convergere, facendo in modo che ai nostri ricercatori venga riconosciuto il valore. Non è un favore a qualcuno. È una necessità dell’Italia”.
I test dell’app in quattro regioni pilota, Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia, erano partiti l’8 giugno, mentre l’app era sbarcata negli store a partire dal primo giugno, una volta ottenuto anche il via liberadel Garante per la Privacy. Immuni usa la tecnologia per le notifiche di esposizione messa a disposizione da Apple e Google, che determina i requisiti di sistema per scaricare e usare Immuni.
Come funziona Immuni
Il sistema di tracciamento di prossimità di Immuni mira ad allertare l’utente quando questo è stato esposto a un utente potenzialmente contagioso.
Una volta installata dall’utente A, l’app fa sì che il suo smartphone emetta continuativamente un segnale Bluetooth Low Energy. Il segnale include un identificativo di prossimità. Lo stesso vale per l’utente B. Quando A si avvicina a B, gli smartphone dei due utenti registrano nella propria memoria l’identificativo di prossimità dell’altro, tenendo quindi traccia di quel contatto, incluso quanto è durato approssimativamente e a che distanza erano i dispositivi dei due utenti.
Se, successivamente, l’utente B risulti positivo al Covid-19, con l’aiuto di un operatore sanitario, B potrà caricare su un server delle chiavi crittografiche dalle quali si può derivare il suo identificativo di prossimità.
Per ogni utente, l’app scarica periodicamente dal server le nuove chiavi crittografiche caricate dagli utenti che sono risultati positivi al virus, deriva i loro identificativi di prossimità e controlla se qualcuno di quegli identificativi corrisponde a quelli registrati nella memoria dello smartphone nei giorni precedenti. In questo caso, l’app dell’utente A troverà l’identificativo casuale di B, verificherà se la durata e la distanza del contatto siano state tali da aver potuto causare un contagio e, se sì, allerterà A.
Gli identificativi di prossimità sono generati del tutto casualmente, senza contenere alcuna informazione sul dispositivo o l’utente. Inoltre, sono modificati diverse volte ogni ora. Questo rende pressoché impossibile per un malintenzionato sfruttarli per tracciare in qualche modo gli spostamenti di un utente. Queste sono solo alcune delle tante misure implementate da Immuni per proteggere al meglio la privacy degli utenti.
Il tracciamento di prossimità di Immuni si basa sul Bluetooth Low Energy e non raccoglie dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del Gps. L’app può riconoscere i contatti fra gli utenti, ma non l’identità degli utenti o il luogo dove questi contatti sono avvenuti.
I dati non lasciano mai lo smartphone su cui è installata Immuni, se non nel caso in cui dovessi risultare positivo al Covid-19 a seguito di un esame. Ma anche in questo caso la decisione di caricare sul server i dati necessari ad allertare gli utenti a rischio di contagio resta in capo all’interessato.
Inoltre Immuni non raccoglie nessun dato personale – nome, cognome e indirizzo da esempio – che consente di svelare l’identità dell’utente così come info sulla geolocalizzazione.
Risolta l’incompatibilità con alcuni modelli di smartphone
L’applicazione Immuni è ora disponibile sugli smartphone prodotti da Huawei e dal brand collegato Honor. Gli ingegneri di Google hanno infatti risolto il problema tecnico che ha reso temporaneamente non disponibile l’app per il tracciamento dei contatti sui telefoni prodotti dal colosso cinese, molto diffusi in Italia. La risoluzione del problema era iniziata lo scorso venerdì sera, quando Immuni era tornata scaricabile su alcuni modelli di smartphone Huawei.
Attualmente, dunque, Immuni è scaricabile su tutti gli smartphone Huawei e Honor che poggiano sui servizi di Google. Ad essere esclusa resta una piccola percentuale di dispositivi che, invece, sono sprovvisti dei servizi e del negozio di applicazioni di Google, a causa del divieto deciso dall’amministrazione Trump. Si tratta di pochi modelli messi in commercio a partire dallo scorso autunno (Huawei Mate 30, P40, Serie Y, il pieghevole Mate Xs e Honor 9X Pro). Su questi telefoni, il sito web di Immuni spiega che gli sviluppatori sono al lavoro per rendere compatibile la app “al più presto”.
Il via libera del Garante Privacy
Il Garante per la protezione dei dati personali ha autorizzato il Ministero della salute ad avviare il trattamento relativo al Sistema di allerta Covid-19 (app “Immuni”). Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal Ministero, “il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento”, spiega il Garante.
Tenuto conto della complessità del sistema di allerta e del numero dei soggetti potenzialmente coinvolti, il Garante ha comunque ritenuto di dare una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno la app. Tali misure potranno essere adottate nell’ambito della sperimentazione del Sistema, così da garantire che nella fase di attuazione ogni residua criticità sia risolta.
In particolare, l’Autorità ha chiesto che gli utenti siano informati adeguatamente in ordine al funzionamento dell’algoritmo di calcolo utilizzato per la valutazione del rischio di esposizione al contagio. E dovranno essere portati a conoscenza del fatto che il sistema potrebbe generare notifiche di esposizione che non sempre riflettono un’effettiva condizione di rischio. Gli utenti dovranno avere inoltre la possibilità di disattivare temporaneamente l’app attraverso una funzione facilmente accessibile nella schermata principale.
I dati raccolti attraverso il sistema di allerta non potranno essere trattati per finalità non previste dalla norma che istituisce l’app.
Dovrà anche essere garantita la trasparenza del trattamento a fini statistico-epidemiologici dei dati raccolti e individuate modalità adeguate a proteggerli, evitando ogni forma di riassociazione a soggetti identificabili e adottando idonee misure di sicurezza e tecniche di anonimizzazione. Dovranno essere introdotte misure volte ad assicurare il tracciamento delle operazioni compiute dagli amministratori di sistema sui sistemi operativi, sulla rete e sulle basi dati.
La conservazione degli indirizzi ip dei cellulari dovrà essere commisurata ai tempi strettamente necessari per il rilevamento di anomalie e di attacchi.
Dovranno essere adottate misure tecniche e organizzative per mitigare i rischi derivanti da falsi positivi.
Particolare attenzione dovrà essere dedicata all’informativa e al messaggio di allerta, tenendo altresì conto del fatto che è previsto l’uso del Sistema anche da parte di minori ultra quattordicenni.