“Da settembre, grazie al Cad, potremo fare sul serio nel costringere l’amministrazione pubblica a un percorso di digitalizzazione. Contro sprechi e corruzione”. Paolo Coppola, PD, consigliere politico per l’Agenda Digitale del Ministro per la Semplificazione e Pubblica Amministrazione, ne è convinto: “il Cad ci dà gli strumenti per quel cambio di passo che finora non c’è stato, per colpa delle amministrazioni inadempienti”.
Il nuovo Cad è realtà, che cosa si aspetta succeda adesso?
Che siano fatte le regole tecniche rapidamente e si inizi a rendere effettiva la rivoluzione. Una delle grandi novità del Cad è spostare nelle regole tutti i tecnicismi.
E quindi che impatto ci sarà sulla PA e sull’Italia, considerato che il Cad è soprattutto un libro di principi?
E’ vero che è un libro dei principi, ma contiene cose in effetti molto concrete. Come la collaborazione tra pubblico e privato nei servizi da sviluppare per il pubblico: una grossa novità. Oppure la possibilità di semplificare tutti i servizi grazie a Spid. O che tutti quelli della PA devono misurare la soddisfazione degli utenti che li usano: si instaura un circolo virtuoso di qualità. Importante anche la nuova figura del difensore civico, a tutela degli interessi del cittadino alle prese con la pubblica amministrazione. Sono tante le cose concrete, che cambiano faccia alla PA.
A proposito delle cose nuove: la figura del commissario dell’Agenda digitale. Perché ne avevamo bisogno, secondo voi della Camera che l’avete voluto inserire nel Cad (come risulta nei pareri della Commissione competente al decreto)?
Perché è una figura che non c’era: con poteri di coordinamento centrale a Palazzo Chigi su tutti i progetti e poteri speciali di indirizzo. Al punto da poter commissariare le PA che non si adeguano alla trasformazione digitale.
In che modo sono complementari questi poteri rispetto a quelli di Agid?
Agid è una figura amministrativa, ha poteri di vigilanza e tecnici, di supporto al commissario. E’ una struttura operativa, non ha poteri di indirizzo e coordinamento sulle PA; né tantomeno quelli di sostituzione sulle PA inadempienti. Sono due cose diverse.
Veniamo alla proroga di quattro mesi all’addio alla carta nella PA. L’avete fatto per dare respiro alle PA ritardatarie?
Il motivo della proroga è avere tempo di armonizzare la nuova normativa con le precedenti. Le PA inadempienti, che restano ancorate alla carta, che non sono digitali, sono un problema diverso. Più grosso. E per il quale non basteranno certo quattro mesi di proroga. Affronteremo il problema da settembre anche con la nuova commissione d’inchiesta sulla spesa ICT nella PA, perché sono convinto che alcune PA rifiutino il digitale per nascondere la corruzione al proprio interno.
Per riassumere, qual è la ricetta per allineare al digitale le PA ritardatarie?
Commissario e commissione d’inchiesta, appunto. E tramite un migliore controllo di gestione, che sarebbe già previsto per legge (150/2009) e ora di scarsa efficacia: è una mera raccolta di Pdf con gli obiettivi e indicatori di ogni PA. Il nuovo Cad si occupa anche di questo, prevedendo la nascita della prima banca dati centralizzata delle performance delle PA. Solo così ci sarà uno strumento di controllo vero.