La politica rigorista di Tremonti mette a rischio anche il nuovo
Cad nella parte riguardante due progetti chiave: la carta di
identità elettronica e la strutturazione di sistemi di disaster
recovery.
Per quel che riguarda la Cie, pur essendoci le norme attuative, a
mancare è il soggetto partecipato da Sogei e Poligrafico dello
Stato a cui spetta il compito di rendere operativo il progetto,
così come stabilito dal decreto sviluppo varato lo scorso maggio.
Da Sogei e Poligrafico bocche cucite – almeno dal punto di vista
ufficiale – sulla tempistica prevista per il varo della struttura.
Ma al Corriere delle Comunicazioni risulta che non sono stati
nemmeno avviati i tavoli preparatori. Uno stallo che,
paradossalmente, potrebbe far comodo ai Comuni strozzati dal patto
di stabilità e dagli ormai famigerati tagli lineari e costretti –
come sottolineano dall’Anci – a fare una scelta
obbligata, almeno nel breve periodo: “garantire i servizi
essenziali, come asili nido e trasporti, oppure veicolare le scarse
risorse verso progetti di innovazione digitale”. La linea
condivisa degli enti locali è ovviamente dare priorità alle
prestazioni più basilari, senza però smettere di lavorare per
evitare la dèbacle del processo di modernizzazione. “Prima o poi
la situazione della Cie si sbloccherà – sostiene ancora l’Anci –
e i Comuni non hanno intenzione di trovarsi impreparati dato che
rappresenta un’innegabile occasione di sviluppo per i territori,
in grado di creare sinergie interessanti con le imprese sul
versante dei servizi”.
La soluzione è quella di spingere sugli investimenti condivisi,
soprattutto tra piccoli enti, per la creazione di una unica
centrale di stampa per la card all’insegna del cost sharing;
soluzione – questa – osteggiata in passato e a più riprese dal
ministero dell’Interno, le cui direttive “costringevano” i
Comuni a comprare una stampante ciascuno.
Paolo Colli Franzone, direttore generale di Netics
e profondo conoscitore dei meccanismi interni degli enti, spiega
perché lo shared investment potrebbe funzionare. “Uno dei motivi
per cui la Cie non è decollata nel tempo – puntualizza Colli
Franzone – è anche perché eccessivamente onerosa (con un costo
medio di 15 euro ndr); alleggerire le spese la renderebbe più
fattibile e permetterebbe agli enti, soprattutto a quello più
piccoli, di innovare non gravando sui cittadini. In questo senso,
spingere sul centro di stampa può funzionare così come agire per
mettere da subito a sistema la carta, integrandola con i servizi
della card sanitaria e con la patente con l’obiettivo di
aumentare ancora di più il cost sharing tra le PA interessate:
Comuni, aziende sanitarie e motorizzazione”.
E l’Anci punta alla condivisione degli investimenti anche nel
disaster recovery per onorare quanto previsto dal nuovo Cad.
Secondo Fabio Refrigeri, coordinatore Unione di
Comuni-Anci, la crisi e i tagli al budget IT può considerarsi
anche un’occasione per rilanciare le Ali (alleanze per
l’innovazione). “Potrebbero essere un modello da seguire per
sopperire alla mancanza di fondi nazionali per l’Ict pubblico –
sottolinea Refrigeri -. Spesso negli enti locali, soprattutto in
quelli di piccole dimensioni, è un problema anche acquistare uno
scanner o una stampante, figuriamoci adottare una piattaforma di
ripristino dei sistemi informatici. La difficoltà a reperire le
risorse può dunque essere superata tramite modelli di cooperazione
che speriamo possano venire presi in considerazione anche dal
governo. Si tratta di una modalità che graverebbe certo di meno
sulle casse statali e permetterebbe agli enti locali di continuare
ad innovare nonostante la crisi”.