Crolla la spesa Ict della PA. Pochi fondi e forte resistenza al cambiamento

I numeri del primo Osservatorio Assinform “Ict nella PA” rivelano un calo di 700 milioni degli investimenti dal 2005 al 2011. Resiste solo la Sanità che cresce del 2,4% annuo. Pesano le conseguenze del patto di stabilità ma anche l’incapacità di sfruttare le risorse. Critico il rapporto con i fornitori. Angelucci: “Troppe gare al massimo ribasso e ritardi nei pagamenti”

Pubblicato il 07 Nov 2011

In sei anni si è ridotta di 700 milioni la spesa Ict della PA. Il
dato emerge dal primo Osservatorio Assinform sull’Ict nella PA
Dal 2005 al 2011 la spesa Ict della PA, presentato oggi a Roma,
elaborato da NetConsulting e Netics. Entrando nel dettaglio, dal
2005 al 2011 il trend registrato è stato di -2% medio annuo, di
cui -3,5% per le amministrazioni centrali, -0,9% per le Regioni,
-2,3% per gli enti locali. Un calo più marcato riguarda la
componete Tlc che per l’intera PA è passata da 2.888 milioni del
2005 ai 2.355 attesi per il 2011, mentre l’IT è scivolato da
3.408 milioni a 3.223, con un leggere rimbalzo positivo per
l’anno in corso.

In controtendenza la spesa “innovativa” nel comparto Sanità
con un tasso medio annuo del + 2,4%, assorbita per il 45% dalle
regioni del Nordovest , 23% Nordest, 19% Sud, 13% Centro. Ma con
una spesa sanitaria in IT pro capite di 15,78 euro, l’Italia
resta comunque terzultima nella graduatoria europea, guidata dal
Regno Unito che spende 60 euro pro capite per la sanità
digitale.
Tra i freni all’investimento pubblico soprattutto le conseguenze
del patto di stabilità che impedisce agli enti di utilizzare le
risorse risparmiate e il basso ricorso alle piattaforme di acquisto
centralizzate, soprattutto da parte dalle PA più piccole (Comuni e
Comunità montane).

“Alla scarsità di fondi si aggiunge la resistenza al
cambiamento, da cui deriva anche una bassa capacità da parte della
PA di ottimizzare i finanziamenti disponibili, tanto che almeno il
20% della spesa impegnata sull’Ict non si traduce poi in spesa
effettiva – ha spiegato il presidente di Assinform, Paolo
Angelucc
i – Inoltre ancora troppo scarsa è
l’attenzione verso le aree di maggior impatto innovativo come i
servizi digitali interattivi, in primis quelli riguardanti le
transazioni”.

Solo 5 Regioni su 21 consentono i pagamenti online, mentre ancor
più bassa è la percentuale di servizi on line per le imprese,
offerti solo dal 9% dei Comuni e dal 30% delle Province.  Altro
aspetto negativo è la difficoltà delle PA a comunicare tra loro
(integrazione e interoperabilità dei data base) di
interconnettersi; carenza da cui derivano inefficienze di sistema
difficilmente quantificabili, che comunque pesano sui budget IT per
non meno del 5% della spesa complessiva, pari a circa 156 milioni
di euro.

Ad alta criticità continua ad essere anche il rapporto con la
filiera dei fornitori “con gare al massimo ribasso – ha
rimarcato Angelucci – che portano a tariffe professionali non
sostenibili, barriere d’ingresso penalizzanti per le Pmi, ritardi
dei pagamenti non più accettabili, tutto ciò a fronte di un
crescente ruolo dell’in-house”.
Affrontando il delicato rapporto tra enti e fornitori, lo studio
rileva “insostenibili i tempi di pagamento, con 1/4 della spesa
pubblica in IT alimenta l’in-house”. Il 21,5% delle spesa è
affidata a questo tipo di società. Un fenomeno che Assinform
definisce “controverso” perché da un lato stimola la PA ad
investire in Ict ma dall’altro “toglie al mercato una quota
consistente delle domanda”.

“Nel suo complesso la PA italiana appare ancora lontana dal
generare una massa critica di prestazioni e servizi e innovativi
– ha rimarcato Angelucci – tanto da consentire al cittadino e
alle imprese di avere la percezione di un effettivo progresso”.
Cosa fare dunque per accelerare il cambio di marcia? La ricetta di
Assinform si basa su tre ingredienti: la creazione di un tavolo
permanente tra la PA e il mercato, la definizione di priorità
strategiche e infine un rilancio del project financing per
sopperire al taglio dei budget.

“Chiediamo – ha puntualizzato il presiedente di Assinform – una
cabina di regia che si occupi delle governance dell’IT pubblico.
Le imprese di settore già identificato le azioni che consideriamo
prioritarie, a partire dalla dematerializzazione dei documenti
pubblici che è una via obbligata per risparmiare e lanciare i
nuovi servizi digitali: la piena adozione della fatturazione
elettronica, della Pec e della digitalizzazione del fascicolo del
personale darebbe risparmi per 7,5 mld di euro e quella del
Fascicolo Sanitario Elettronico per 2,2 mld. Stimiamo che in 10
anni, grazie a procedure di dematerializzazione, si possano
risparmiare 16 miliardi di euro”.

Focus anche sulle nuove frontiere tecnologiche, sul cloud computing
soprattutto. Nelle PA centrali si prevede il ricorso alla nuvola
entro il 2013 nel 39% degli enti. Fra quelli che prevedono di
farlo, ci si rivolgerà nel 44,4% dei casi a società partecipate o
controllate, nel 22,2% a società private e nell’i11% ad latri
enti della Pac. Il restante 22% non ha ancora fatto valutazioni in
merito. Più basse le percentuali di enti locali interessati al
cloud: si tratta del 3,3% dei Comuni (18,4% nei Comuni con oltre
100mila abitanti) e del 15% delle Province. I Comuni guardano a
fornitori privati, mentre le Province a società pubbliche. Nel
comparto sanitario solo l’11% degli enti punta al cloud mentre il
51% dichiara di volerlo adottare nel medio periodo; il 38% non
risponde.

“Ovunque – spiega il report Assinform – la spinta viene dalla
possibilità di ridurre le spese IT e di fruire di funzionalità
più aggiornate, mentre a frenare sono la mancanza di competenze
specifiche, i dubbi sulla possibilità di adattare i processi e la
carenza di referenze consolidate”.

Piano e-Gov 2012, accordo Assinform-Palazzo
Vidoni

L’incontro è stata l’occasione per la sigla di un protocollo
d’intesa tra il Ministero della Pa e dell’innovazione e
Assinform, a costo zero per le finanze pubbliche, con cui si avvia
una collaborazione per l’attuazione del Piano e-Gov 2012.

Un vero e proprio piano operativo è alla base dell’intesa, con
un calendario di iniziative da realizzare fino a tutto l’anno
prossimo: road show sul territorio nazionale per la diffusione del
Cad con il coinvolgimento delle realtà locali di Confindustria;
pianificazione congiunta dell’edizione 2012 dell’Osservatorio
Ict nella Pa, anche al fine di approfondire le valutazioni dei
costi/benefici dei servizi; un’attività mirata di seminari per
la formazione delle diverse amministrazioni pubbliche.

“La nostra collaborazione con il Ministero della Pa e
dell’Innovazione – ha concluso il presidente di Assinform –
vuole rappresentare un contributo concreto di sostegno al processo
di modernizzazione della Pa, diretto sia a individuare gli aspetti
di criticità e le modalità per il loro superamento, che a far
emergere le best practices e i progetti di successo, valutando le
opportunità di replicarli, connetterli, utilizzarli come rampe di
lancio di programmi su più vasta scala”.

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