Un anno per “far parlare” le PA italiane tra di loro. La ministra Fabiana Dadone delinea la roadmap sull’interoperabilità delle banche dati pubbliche, in un’intervista a Radio24.
“Semplificare non è facile – ha spiegato – Il governo ha già fatto un decreto Semplificazioni, con cui abbiamo provato a snellire alcune procedure. Si tratta di un primo piccolo parziale risultato che però dobbiamo rafforzare garantendo l’interconnessione delle banche dati. Rafforzato il principio del once only, quello che manca sono i cosiddetti accordi di fruizione e su questo stiamo facendo i tavoli tecnici, operazione che va conclusa in un tempo ragionevole”.
L’interoperabilità bussola del Piano Triennale
Il “dialogo” tra i database della pubblica amministrazione è uno dei capitoli chiave del Piano Triennale 2020-2022, varato in agosto da Agid e dipartimento per la Trasformazione digitale.
L’interoperabilità, si legge nel documento, permette la collaborazione e l’interazione telematica tra pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese, favorendo l’attuazione del principio once only e recependo le indicazioni dell’European Interoperability Framework.
L’interoperabilità è un requisito necessario per l’attuazione della Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese, essendo fattore abilitante della condivisione dei dati raccolti dai fornitori di servizi pubblici per ampliare la base di conoscenza utilizzata dai decisori politici.
Il progetto di consolidamento e il censimento Agid
Il Piano Triennale affida ad AgID e al Dipartimento per la Trasformazione Digitale il compito di coordinare interventi di razionalizzazione e consolidamento dei data center della PA, punto di partenza per arrivare a una burocrazia interoperabile. Il percorso prevede la progressiva dismissione dei data center obsoleti e inefficienti, con l’obiettivo di ridurre i costi di gestione delle infrastrutture IT in favore di maggiori investimenti in nuovi servizi digitali, mediante la migrazione verso il Cloud della PA.
Agid ha censito il patrimonio Ict della PA con l’obiettivo di rilevare lo stato delle infrastrutture IT della PA e acquisire informazioni essenziali per dar vita, appunto, al processo di razionalizzazione dei data center della PA italiana e di adozione del modello Cloud. Il censimento è stato condotto da su quasi mille amministrazioni per un totale di 1252 data center censiti.
Dei 1252 data center censiti: 35 sono risultati candidabili all’utilizzo da parte del polo strategico nazionale; 27 sono stati classificati nel gruppo A; i restanti 1190 sono stati classificati nel gruppo B.
L’82% delle PA consultate ha dichiarato di possedere un data center di proprietà, il restante 18% ha detto di affidarsi a data center di terzi. Dal censimento è emerso che il 13% dei data center è stato realizzato prima del 1996, il 28% tra il ’96 e il 2005, il 46% tra il 2006 e il 2015, il 13% dopo il 2015. Il 64% dei data center censiti sono stati oggetto di un ultimo intervento di ammodernamento dopo il 2015, mentre il 36% prima del 2015. In base ai dati raccolti nella rilevazione, oltre il 42% delle PA afferma di aver già adottato servizi Cloud, il 22% di prevederne un prossimo utilizzo, mentre il restante 36% non ne ha ancora previsto l’adozione.
Le amministrazioni con data center classificati nel Gruppo B devono procedere alla dismissione di questi Data Center migrando verso il Cloud della PA, attuando quanto previsto nel manuale della migrazione in cloud pubblicato nell’ambito del Programma Nazionale di abilitazione al Cloud oppure consultare il catalogo dei servizi cloud qualificati da Agid.
PA digitale, il nodo competenze
Il Dipartimento della Funzione pubblica ha emanato oggi i cosiddetti “bandi-tipo”, che introducono concorsi pubblici che valorizzano e accertano le conoscenze e le competenze digitali dei candidati. Rispondendo al question time alla Camera, Dadone ha ricordato che è stato superato il tetto alle spese per la formazione delle amministrazioni pubbliche, centrali e locali; è stato incentivato per tutte le PA l’acquisto, tramite Consip, di dispositivi elettronici, che ha fatto registrare un incremento pari al 185% nel periodo gennaio-luglio rispetto allo stesso periodo 2019. Ed ancora che sono stati destinati oltre 40 milioni di euro ai piccoli comuni per il rafforzamento della loro capacità amministrativa e per la digitalizzazione, con un bando ad hoc, al quale, finora, hanno aderito oltre 1.000 comuni.