“Il Csi Piemonte non è un’azienda fuori mercato”. Con queste parole il dg del consorzio dell’Ict piemontese, Stefano De Capitani, risponde alle affermazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Paolo Monferino su Repubblica di oggi secondo cui “l’ente ha costi fuori mercato”.
“Neei pochi casi in cui è stata data la possibilità al Csi di comparare i propri costi con quelli offerti da altri a parità di contenuto del servizio, come nel caso dell’elaborazione dei cedolini – puntualizza De Capitani – si è dimostrato che il Csi è più conveniente. Inoltre, contrariamente a quanto dichiarato dall’assessore e cioè che: “il servizio del Csi è buono, ma non è su standard migliori di quelli offerti da quello del Ministero”, è stato dimostrato che il servizio Csi è molto più esteso e completo”.
“Ciò nonostante – prosegue il direttore generale – l’assessorato, dopo avere verificato la convenienza del servizio stipendi Csi, non ha impedito che alcune aziende sanitarie procedessero con affidamenti diretti ad aziende private”.
“Tutto ciò può far desumere una scelta, affatto giustificata da criteri di spending review – precisa – di non avvalersi dell’ente preposto per Legge regionale a occuparsi di questi servizi, ma piuttosto di affidare ad aziende private, anche senza evidenza pubblica, le commesse”.
De Capitani ricorda inoltre che non è possibile “per vincoli normativi” che Csi Piemonte partecipi alla gare come qualunque azienda, ipotesi che Monferino aveva adombrato nell’intervista. “Nel 2014 se l’assetto giuridico sarà cambiato forse questa possibilità sarà finalmente concessa anche al Csi – spiega il dg – ma certamente se la presenza sul mercato si sarà nel frattempo indebolita, anche per effetto delle scelte dell’assessorato, la reale capacità competitiva del Csi risulterà pregiudicata”.