Quando il giudice diventa un robot. Anzi, un’intelligenza artificiale. È l’idea del governo estone, che già ha fatto notevoli investimenti nella digital transformation tanto da diventare uno dei paesi più avanzati nella creazione di una “digital society“, con una trasformazione iniziata nel lontano 1997 con forti investimenti pubblici mirati alla creazione di soluzioni IT per l’e-government. Oltre alle piattaforme online per i cittadini in questi oltre venti anni sono cresciute due generazioni di utenti e amministratori “nativi digitali”, che non vedono niente di rivoluzionario nel creare sistemi per risolvere in maniera autonoma (e non banalmente automatica) le piccole controversie legali che intasano i tribunali di molti paesi.
Anziché delegificare, autocertificare o eliminare gli obblighi, l’Estonia ha deciso di iniziare a verificare sul campo un progetto di trasformazione dell’erogazione della giustizia per le piccole cause legali, sfruttando un sistema di intelligenza artificiale che avrà il compito di confrontare i dati sottoposti dalle parti e giungere a una conclusione non solo di legittimità ma anche – e soprattutto – di merito nelle controversie. In caso di opposizione di una delle parti si potrà poi procedere a un eventuale giudizio con un “operatore umano”, cioè un giudice in carne ed ossa.
È il Chief data officer dello stato baltico, Ott Velsberg, a spiegare in alcune interviste l’idea dietro al progetto: il giudice-robot che deve innovare in una delle aree tradizionalmente meno innovative degli Stati, cioè l’apparato giudiziario. L’Estonia non ha un sistema giudiziario differente in maniera significativa da quello degli altri Paesi europei o particolarmente evoluto. Tuttavia, la disponibilità di una infrastruttura informatica tale per cui la vita burocratico-amministrativa e societaria in quel Paese è sostanzialmente “paperless” facilita l’introduzione di in sistema in grado non solo di ricevere la documentazione elettronica delle parti ma anche di confrontarla con normative, atti depositati, regolamenti, contratti smart, e trarre delle conclusioni. Non un sistema intelligente nel senso rivoluzionario del termine, ma un modo per rendere autonomi giudizi non risolvibili in maniera semplicemente automatica su cause di piccola entità in cui bisogna ricostruire qualcosa di più che non un semplice adempimento normativa. Un tipo di giudizi che da anni intasa le aule dei tribunali e che spesso si risolve in un nulla di fatto perché gli atti vengono prescritti.
Il Ministero della giustizia estone ha deciso di alleggerire il lavoro dei giudici e delle cancellerie non con un gigantesco condono o con una serie di giudizi “semplificati” o giudici volontari, ma utilizzando un sistema di intelligenza artificiale per sgravare i compiti delle cancellerie e dei magistrati. Il servizio verrà lanciato più avanti nell’anno e riguarderà cause civili con un valore massimo di 7mila euro.
L’obiettivo è di trasformare la pubblica amministrazione e i poteri dello Stato in una serie di strutture leggere, che sanno sfruttare la tecnologia per muoversi con agilità e velocemente, senza il peso di una burocrazia opprimenti e i legacci di normative inestricabili. “Alcune persone – ha detto Velsberg – temono che se diminuiamo il numero degli impiegati pubblici la qualità dei servizi ne soffrirà. In realtà saranno gli agenti di intelligenza artificiale ad aiutarci. Vogliamo che l’amministrazione sia la più leggera e agile possibile”.
Lo schema del processo con il giudice robot è semplice: le due parti in causa sottomettono la documentazione in formato elettronico caricandola sul sito direttamente dal proprio ufficio, con una serie di indicazioni su quali siano le loro rispettive rivendicazioni legali. Il sistema di AI analizza la documentazione e le normative relative più gli altri atti rilevanti e, sulla base di un addestramento andato avanti da tempo su cause già risolte e con l’aiuto di “allenatori” legalmente oltre che digitalmente competenti, emette un giudizio dando ragione a una delle parti e stabilendo gli eventuali risarcimenti. A quel punto si può fare appello davanti a un giudice umano ma solo per una serie di possibili motivazioni, e con il rischio di subire un giudizio ancora più pesante da parte del giudice a cui ci si appella.
L’Estonia come detto ha una tradizione molto lunga di e-government. Tutti i servizi pubblici sono disponibili online, un terzo degli estoni vota in maniera elettronica. Esiste un sistema di identità digitale nazionale ed è collegato alla firma digitale che permette di pagare le tasse, votare, aver accesso ai propri dati sanitari, stipulare contratti, fare banking online in maniera sicura.
Nel 2014 l’Estonia aveva lanciato il suo programma di e-Residency, una iniziativa mirata a facilitare l’apertura di una società o attività economica nel Paese senza dover viverci. A oggi circa 50mila persone hanno seguito il processo e sfruttano questa flessibilità digitale pressoché completa come modo più semplice per entrare nel più ampio mercato europeo.
Inoltre, il terremo reso fertile dal digitale della pubblica amministrazione ha fatto nascere in Estonia un buon numero di aziende tech digitali che hanno creato molta ricchezza: un esempio è Skype, comprato da Microsoft per 8,5 miliardi di dollari. Ma anche TrasnferWise per i pagamenti elettronici e il servizio di ride-sharing Taxify o Pipedrive per la vendita via cloud.
Il giudice robot è solo una parte di un progetto molto più ambizioso del governo dell’Estonia, che il governo sta costruendo sulla sua infrastruttura tecnologica e sulla base delle competenze di computational thinking e delle capacità strategiche dei suoi amministratori: un piano per l’uso delle intelligenze artificiali ad ampio raggio e a 360 gradi nella vita Paese. Ci sono infatti già adesso altri 50 progetti in via di definizione solo nel settore pubblico, che verranno attivati entro la fine dell’anno prossimo. E anche il settore privato sta portando avanti soluzioni AI per business hi-tech già esistenti con la collaborazione dei centri di ricerca pubblici e privati del Paese. Il tutto in uno Stato con una popolazione di 1,3 milioni di persone.