Il testo del decreto comunicazioni rivisto dal Ministero dell’Economia e delle finanze è tornato allo Sviluppo economico ieri sera, e ora è nelle mani di Palazzo Chigi. Ora la presidenza del Consiglio dovrà decidere quando il documento sarà preso in esame dal Consiglio dei ministri. Il decreto, che stabilisce gli incentivi per la banda ultralarga fino al 2020, ha subito soltanto qualche “ritocco tecnico” nel suo passaggio al Mef: non sono state sollevate opbiezioni sui nuovi strumenti per il finanziamento del piano Bul: fondo di garanzia di circa 5 miliardi, credito d’imposta e voucher, i cui importi precisi saranno decisi attraverso una delibera del Cipe.
Tra i fondi per l’implementazione della banda ultralarga, così come indicato dal piano del Governo licenziato a marzo, anche 2 miliardi di Fondi Fesr e Feasr delle Regioni, che però non figurano nel decreto. L’impianto del provvedimento rimane inalterato anche nella parte che prevede l’apertura ai cavi per la fibra delle reti di tutti i servizi pubblici per sveltire i lavori e abbattere i costi.
Appare così ormai in via di completamento il tassello degli investimenti per dotare l’Italia di una rete superveloce per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europea al 2020, che prevedono il 100 per cento del territorio collegato a 30 megabit e il 50 per cento della popolazione collegata a 100 megabit.