AGENDA DIGITALE

E-fattura, invii col contagocce: solo 300mila in due mesi

Dal 6 giugno al 7 agosto trasmessi alla PA centrale solo 300mila documenti a fronte di una stima di 600mila al mese. Pesano le difficoltà di avvio in alcuni uffici pubblici e il mancato adeguamento di molti fornitori

Pubblicato il 11 Ago 2014

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Sono 300mila le fatture elettroniche inviate dalle imprese alle pubbliche amministrazioni centrali dal 6 giugno al 7 agosto, data in cui è scattato l’obbligo, a oggi. Un numero molto al di sotto delle aspettative. Lo riporta il Sole 24 Ore. Secondo le stime, sarebbero dovuti arrivare non meno di 600mila documenti al mese. Dunque, anche a voler considerare l’avvio del nuovo sistema e la necessità per aziende e uffici pubblici di adeguarsi alla novità, si è comunque molto distanti dalle attese. Pesano, probabilmente, le difficoltà di avvio di alcune amministrazioni. Come nel caso del ministero della Giustizia, protagonista anche di alcune interrogazioni parlamentari che lamentano difficoltà tecniche nel sistema che smista i documenti con conseguente blocco dei pagamenti.

Secondo Massimo Vallone, responsabile PA digitale di Confcommercio, “bisogna considerare che il processo richiede una profonda mutazione culturale sia da parte delle imprese che della PA”. “Le difficoltò operative – spiega Vallone – della prima ora sono spesso superiori ai vantaggi che ci si aspetta da una novità”.

È possibile – rileva Il Sole – che diversi fornitori della PA non abbiano ancora recepito il nuovo obbligo. L’ipotesi che però mal si concilia col fatto che senza fatturazione elettronica le aziende fornitrici non vengano pagati.

Per Paolo Catti, responsabile dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of management del Politecnico di Milano, va considerato che molte aziende “hanno fatturato il fatturabile prima del 6 giugno e che da quella data alcune utility hanno sospeso i loro processi fatturazione. In entrambi i casi lo scopo è quello di avere più tempo per adeguarsi all’obbligo”.

Se però gli invii delle fatture elettroniche non aumentano andrebbero riviste al ribasso le stime di risparmio ad oggi pari a 1,6 miliardi, che diventano 6,5 se di dematerializza tutto il ciclo dell’ordine. Si tratta di proiezioni del Polimi fatte su 6 milioni di fatture scambiate ogni anni tra imprese e PA. Cifra che si raggiungerà quando anche gli enti locali dovranno adeguarsi all’obbligo ovvero il 31 marzo 2015.

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