Quest’anno si completerà il quadro normativo per la fattura elettronica, con alcuni appuntamenti, di cui il più importante (ma non il solo) è il 31 marzo. quando l’obbligo alla fattura elettronica si estenderà anche alle PA locali. A quel punto si farà davvero sul serio: è uno switch off completo; non potranno più circolare fatture cartacee nelle amministrazioni italiane.
Si apre adesso una doppia sfida. C’è quella, ovvia, di arrivare preparati a questa trasformazione, per ridurre a un minimo fisiologico gli inconvenienti. Si gioca più sul lungo periodo la seconda sfida: far sì che la trasformazione non sia solo di facciata ma entri a fondo nella vita delle amministrazioni. E non solo nella loro: la rivoluzione desiderata, nei propositi dell’Agenda digitale, riguarda anche le aziende. Solo così l’Italia potrà godere appieno dei vantaggi del digitale.
Questo è il traguardo. Le tappe già segnate si evincono dal bilancio dei primi sei mesi della nuovo obbligo (per ora solo verso la PA centrale). Sono state 1.930.222 le fatture inviate (giugno-dicembre 2014), con un tasso di errori decrescente: quelle scartate dal sistema erano il 12,8% nell’ultimo mese, contro lo stratosferico 39,2% di giugno. Resta stabile, invece, la quota di fatture non recapitate per impossibilità di identificare l’ufficio destinatario: 0,5% a dicembre (come a settembre; ma a giugno era l’1,8%).
Verso la PA centrale, la quota di errori è probabilmente destinata a scendere man mano che gli utilizzatori prenderanno dimestichezza con il sistema. L’impresa più grande sarà traghettare gli enti locali. A novembre erano 2.150 i Comuni che avevano aderito (quindi un quarto del totale). Per altro concentrati al Nord-Ovest (1.028), mentre al Sud erano 189.
“È comunque un dato positivo”, fanno sapere dall’Agenzia. “In ogni caso i Comuni sono già provvisti dell’Ufficio centrale di fatturazione inserito in via centralizzata per legge a tutti. Quindi anche se non dovessero far nulla riceverebbero comunque la fattura in elettronico”.
“Per le Regioni la situazione è molto più positiva perché tutte stanno completando il loro piano di lavoro e la maggior parte ha realizzato anche servizi a favore degli enti sul territorio”.
La scadenza del 31 marzo è improrogabile: in un modo o nell’altro, si partirà. E l’Agenzia sta facendo circolari di sensibilizzazione e seminari, rivolti ai Comuni. Ha promosso strumenti gratuiti per leggere e fare fatture elettroniche, utili a enti meno attrezzati e a Pmi che ne fanno poche verso le amministrazioni.
Altri sostegni potrebbero arrivare quest’anno in forma di incentivi, grazie alle indicazioni dell’ultima Delega Fiscale, il documento con cui “il parlamento rimanda al governo il compito di intervenire sul sistema fiscale per renderlo equo, trasparente e orientato alla crescita”. L’articolo 9 spinge verso la semplificazione fiscale attraverso lo stimolo all’estensione della fatturazione elettronica nei rapporti tra imprese.
Serve insomma uno sforzo di sistema per portare tutti nel nuovo mondo digitale di cui la fatturazione elettronica obbligatoria è uno dei primi testimoni. Sono di sistema, del resto, anche i benefici. Quelli stimati (dal Politecnico di Milano) sono un miliardo di euro all’anno di risparmi per la PA e mezzo miliardo per le imprese, grazie a minori costi per i materiali, gli spazi fisici dedicati, la trasmissione del documento. Ma anche grazie alla riduzione dei tempi di ricerca (per risalire alle incongruenze) e di inserimento dati nel sistema. Il tutto è dovuto alla vera innovazione che contraddistingue la fatturazione elettronica introdotta in Italia: l’utilizzo di un formato strutturato, che consente integrazioni dirette dei contenuti del documento nei sistemi del ricevente.
È un’innovazione ancora non appieno recepita dagli utilizzatori: equivale a digitalizzare a fondo un processo. Ma perché dia benefici pieni al sistema Paese deve essere adottata in toto: anche nelle fatture tra imprese. Alcune si stanno già muovendo in questa direzione, cominciando a chiedere ai propri fornitori di fare fatture elettroniche in formato strutturato. Ma il percorso è ancora lungo. Richiederà i giusti incentivi e supporti da tutti gli attori. Perché la scadenza del 31 marzo non è la destinazione ma solo un nuovo inizio.