Sulla fatturazione elettronica si è interrotto un circolo virtuoso che prometteva importanti benefici per il sistema Paese. E la colpa è della scarsa attenzione del Governo a questo tema. E’ quanto denuncia Antonio Palmieri (Forza Italia) in una recente interrogazione parlamentare alla ministra Marianna Madia per la semplificazione e la pubblica amministrazione.
Palmieri, a quanto spiega al nostro sito, si ricollega a quanto denunciato su un appello pubblicato su Agendadigitale.eu nelle scorse settimane, firmato dai principali esperti e addetti ai lavori del settore.
“La fattura elettronica avrà successo se si ragiona con una logica di ecosistemi di filiera per condividere i vantaggi tra tutti componenti”, si legge nell’interrogazione.
“Diverse aziende ed esperti del settore lamentano un’interruzione di questo virtuoso percorso intrapreso e, al di là dei numeri, non si è fatto tutto quel che si poteva fare. Mancano dati del monitoraggio della spesa e di una sua clusterizzazione, ed i pagamenti sono troppo spesso oltre i termini contrattuali; serve la pubblicazione periodica dei dati”.
“Ci sono numerosi interrogativi sulla strada che c’è da compiere e sugli strumenti necessari per completare il percorso intrapreso e mancano indicazioni fondamentali su come muoversi in molti ambiti; problemi simili si sono registrati anche per la FEB2B”.
“Nel corso degli ultimi due anni i governi succedutisi avevano lavorato per incoraggiare questo tipo di rapporto tra le aziende, annunciando diverse misure che hanno creato molte aspettative poi andate deluse a causa della scarsa incisività dei provvedimenti adottati”.
Ecco gli esempi citati da Palmieri: “Prima è stato emanato il decreto legislativo 127 del 2015 che introduce la FEB2B prevede incentivi piuttosto blandi per la sua diffusione; successivamente è stato approvato il decreto-legge n. 193 del 2016, che prevede l’obbligo di inviare i dati IVA attivi e passivi dal 2017 per tutte le imprese che non esercitano l’opzione di cui al decreto legislativo 127”. “Quest’ultimo è un nuovo adempimento che appesantisce la burocrazia a carico delle imprese, particolarmente le piccole e medie imprese, perché per adempiere a tali disposizioni devono rivolgersi a intermediari che, a loro volta, non hanno regole chiare”.
“Sul punto la Commissione europea (COM(2010)712 del 2 dicembre 2010) ha indicato che la fattura elettronica fa parte dell’«iniziativa faro» «agenda digitale europea» per realizzare il mercato unico digitale e, tra i suggerimenti agli Stati membri, invita ad eliminare gli ostacoli normativi che impediscono la sua adozione massiva, agevolando particolarmente le piccole e medie imprese”.
“Per ultima – continua il deputato – la circolare 1/E dell’Agenzia delle entrate sancisce che non occorre più esercitare l’opzione ai sensi del decreto legislativo 127 per evitare l’obbligo di trasmettere i dati di quelle fatture attive e passive”.
“La fatturazione elettronica per la pubblica amministrazione e B2B è centrale perché genera risparmi per chi l’adotta quali siano gli strumenti disponibili per la gestione digitale dei workflow approvativi”.
Palmieri interroga quindi la ministra per sapere “come si sia garantito o si intenda garantire per le fatture elettroniche per la pubblica amministrazione il diritto di accesso e di estrazione dei documenti in tempo reale; che stimoli si stiano dando ai fornitori per estendere la gestione digitale anche ad altri documenti (ordini conferme, documenti di trasporto); se si intendano studiare modelli basati sugli standard internazionali per garantire piena e coerente interoperabilità dei dati per gestire fatture, ordini, consegne e pagamenti al fine di incrementare l’efficacia della digitalizzazione.
Infine, chiede “se nelle intenzioni del Governo ci sia la creazione di una governance, indispensabile per guidare l’evoluzione di questi due processi, se si intendano assumere iniziative normative volte ad accorpare in un unico testo le disposizioni dei decreti n. 127 del 2015 e n. 192 del 2016 introducendo nuovi incentivi e benefici per avere un quadro giuridico definito e chiaro, posto che le norme oggi disorientano contribuenti e mercato. (5-10614)”.