E-Gov 2012, pronto il piano delle Regioni

Pubblicato il 23 Mar 2009

Nel piano si vedono, ma non ci sono. A leggere nel dettaglio E-gov
2012 si trovano citate le Regioni nella sezione dedicata agli
obiettivi territoriali e a quelli settoriali. Ma oltre la semplice
citazione il piano non va. Già prima del varo del piano il
ministro Brunetta aveva preferito optare per i protocolli di intesa
a latere da siglare con i singoli governatori piuttosto che cercare
una strategia comune con tutte le Regioni: a fine 2008 avevano
firmato Lombardia, Campania, Veneto e Toscana.
Ma dopo il lancio di E-Gov 2012 anche gli accordi si sono fermati.
Lo stop si deve alle stesse Regioni che, in questi mesi, hanno
lavorato congiuntamente per definire linee guida comuni
sull’innovazione, elaborando una sorta di “contropiano” da
sottoporre al titolare di Palazzo Vidoni. Il documento, oltre a
restringere il campo d’azione di E-Gov 2012 stabilendo degli
obiettivi prioritari, dovrà fare anche da cornice per le prossime
intese tra Brunetta e gli enti regionali.

“Abbiamo predisposto due testi, uno più strettamente politico e
uno programmatico – rivela Gaudenzio Garavini, direttore
generale Organizzazione, personale, sistemi informativi e
telematica della Regione Emilia Romagna, nonché braccio destro per
l’innovazione di Vasco Errani e vice presidente del Cisis (Centro
interregionale per i Sistemi informatici)
-. Quello
politico rappresenta la base da cui rilanciare una collaborazione
strategica governo-Regioni, riattivando la Commissione per
l’innovazione (voluta dall’ex ministro Linda Lanzillotta ndr)
come luogo preferenziale di scelta e dibattito; l’altro è più
programmatico e individua 12 progetti prioritari da avviare
all’interno dei tavoli di lavoro della Commissione”.
I progetti riguardano gli interventi infrastrutturali
(connettività e banda larga), la dematerializzazione, la
circolarità anagrafica, il fisco digitale, la cooperazione
applicativa, i beni culturali, nonché settori a competenza
prevalentemente regionale, come la sanità e l’infomobilità.
Tutti ambiti dove gli enti vantano una pluriennale esperienza di
digitalizzazione. Come dimostra il progetto Icar (Interoperabilità
e Cooperazione applicativa in rete tra Regioni) grazie al quale, a
partire da giugno, si inizierà a dispiegare un modello condiviso
di cooperazione applicativa sul territorio nazionale; oppure il
progetto dematerializzazione che, entro 30 mesi, metterà
disposizione un modello per tutta la catena della digitalizzazione,
dal protocollo informatico fino ad arrivare ai poli archivistici
digitali. Due esempi che gli enti portano per evidenziare come sia
necessario proseguire sulla strada dell’innovazione, senza
perdere quello che è già stato fatto.

Il dubbio delle Regioni è che il governo abbia fatto i conti senza
l’oste, stilando un piano che non tiene conto dei processi locali
già avviati, con pericolosi rischi di sovrapposizione e
duplicazione di obiettivi e progetti. Ci sono dei comparti – la
scuola è il più emblematico – dove si sono, sì, identificati i
traguardi da raggiungere (strumenti didattici innovativi e
connettività veloce in tutte le scuole entro il 2010) senza però
chiarire chi deve fare cosa.
E, soprattutto, non cercando un’integrazione con le esprienze di
didattica hi-tech sperimentate a livello locale. “In un settore
strategico come l’istruzione bisogna definire il campo di azione
di governo, Regioni e Province – spiega Andrea Nicolini,
project manager per Icar al Cisis
-. Se prima non si
avviano azioni di decentramento decisionale gli obiettivi di E-gov
rischiano di rimanere al palo”. Come a dire che senza definire le
competenze regionali il piano non arriva da nessuna parte.

Ci sono, poi, aperte questioni di natura organizzativa. A
cominciare dal change management: chi si occuperà di definire gli
standard per rendere omogenei i progetti? Chi di formare il
personale della PA? Domande che necessitano di risposte in tempi
brevi. Magari prima dell’8 aprile, data in cui è prevista la
Conferenza delle Regioni, l’occasione per presentare il
contropiano e firmare il protocollo quadro sull’innovazione tra
il presidente della Conferenza, Vasco Errani e Brunetta.

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