“Spesso la diffidenza nei confronti delle nuove tecnologie applicata alla sanità nasce dalla scarsa conoscenza e dalla mancata cognizione dei punti critici. Che invece ci sono e vanno superati, consentendo a queste opportunità di essere accolte”. Così a CorCom Giuseppe Fatati, direttore della struttura complessa di diabetologia, dietologia e nutrizione clinica dell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, a cui è stata affidato – coadiuvato da due diabetologi – la gestione operativa di un progetto “che costituisce la prima esperienza, in Italia, su pazienti complessi”, precisa.
Nello specifico si tratta del progetto sperimentale di telemonitoraggio domiciliare con assistenza in remoto rivolto, appunto, a questa tipologia di pazienti. L’intento è quello di “aumentare l’efficacia clinica e l’efficienza gestionale nella cura di una malattia cronica che determina gravi conseguenze sul piano sanitario e sociale”, spiega Fatati. Si stima infatti che soltanto nel nostro paese i pazienti diabetici abbiano superato i tre milioni, destinati – già nel 2020 – ad oltrepassare quota quattro milioni. “Provocando una serie di danni per la salute e per la qualità della vita”, riprende il direttore, “un’aspetto, quest’ultimo, spesso sottovalutato. Invece la telemedicina va proprio nella direzione giusta: curare la malattia senza dimenticare il paziente, un po’ come il vecchio medico condotto. Ma tecnologico”. Il progetto che l’azienda ospedaliera porta avanti dallo scorso agosto, che ad oggi ha interessato oltre settanta pazienti, prevede il coinvolgimento della diabetologia e degli infermieri ospedalieri, coadiuvati da una centrale operativa infermieristica che fa riferimento al servizio di assistenza in remoto Doctor plus di Vree health Italia, attiva 12 ore su 24, tutta la settimana (festivi esclusi).
Ogni paziente è dotato di una bilancia, di un glucometro e di uno sfigmomanometro per la trasmissione online dei dati – peso, glicemia e pressione – ad una piattaforma centralizzata: gli infermieri della centrale di ascolto monitorano costantemente i quadri clinici e segnalano ai medici valori anomali rispetto a quelli riportati nel protocollo di servizio, fornendo supporto ed assistenza continua ai pazienti e ai loro famigliari da remoto direttamente al loro domicilio. Le misurazioni fuori soglia sono registrate e dopo una verifica diretta con il paziente, per eliminare i falsi allarmi, vengono segnalate al team diabetologico dell’ospedale, per una valutazione ed una risposta adeguata al nuovo quadro clinico. Dunque, l’obiettivo del telemonitoraggio domiciliare è duplice: da una parte garantire una migliore qualità di vita, dall’altra migliorare il controllo metabolico e ridurre le complicanze. “Un progetto, il nostro, che va oltre la telemedicina territoriale ed è pertanto decisamente esportabile”, conclude Fatati.