IL PRIMO STUDIO

Covid19, l’Iss accende i riflettori sulla telemedicina: si parte dalla pediatria

Nel report dell’Istituto Superiore di Sanità le indicazioni per cure e assistenza a distanza. Monitoraggio, screening, coaching e teleconsulto via smartphone e pc. Ma bisognerà abbattere il digital divide per consentire l’accesso alle prestazioni e garantire la massima sicurezza delle piattaforme a tutela della privacy

Pubblicato il 20 Ott 2020

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“Le misure imposte dall’emergenza Covid-19 portano a una limitazione della circolazione e di accesso ai servizi sanitari in maniera commisurata alla fase di evoluzione dell’epidemia. Occorre trovare soluzioni praticabili per far convivere le azioni mirate alla lotta contro l’epidemia con la necessità di garantire al minore l’accesso al sistema sanitario e ai servizi necessari per la tutela della sua salute. È quindi cruciale che le prestazioni sanitarie possano essere erogate al minore e alla famiglia riducendo al minimo i ritardi e garantendo l’accesso ai servizi di emergenza e di urgenza. In quest’ottica i sistemi di sanità digitale e di telemedicina possono offrire una soluzione efficace, purché esse rispondano a specifici requisiti”. A dirlo è il “Rapporto Covid Indicazioni ad interim per servizi sanitari di telemedicina in pediatria durante e oltre la pandemia Covid 19“, il primo in Italia, curato dal gruppo di lavoro coordinato da Francesco Gabbrielli, direttore del Centro Nazionale per la telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Iss.

Gli obiettivi del rapporto, di seguito in allegato, sono molteplici: individuare gli aspetti critici delle applicazioni di sistemi di telemedicina nell’età pediatrica; definire uno standard per l’approccio all’uso della telemedicina nelle sue varie declinazioni in campo pediatrico, con riferimento alla gestione dell’emergenza Covid-19 in Italia, tarato sui diversi scenari clinici e sulle diverse misure di contenimento dell’epidemia messe in atto a livello regionale e nazionale; indicare quei presupposti di carattere generale per l’implementazione di servizi di telemedicina in ambito pediatrico anche al di fuori dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Rapporto ISS COVID-19 60_2020

Sistemi flessibili per una comunicazione multidimensionale

Il rapporto sottolinea in primo luogo che gli strumenti di telemedicina non devono essere una semplice declinazione di quelli usati per gli adulti. Le domande che il pediatra deve porsi sono dunque: Come vogliamo comunicare con il bambino attraverso i mezzi informatici? Come possiamo usare la telemedicina per ricreare il livello di comunicazione medico-bambino? Quali sono gli strumenti più adeguati a permettere al bambino di sentirsi a proprio agio, sfruttando così al meglio le opportunità che i sistemi informatici offrono?

I sistemi di telemedicina devono essere flessibili per potersi adattare alle diverse esigenze della comunicazione in pediatria, che spesso è multidirezionale (sanitario, bambino, famiglia, contesto educativo e sociale), multidimensionale (casa, ospedale, scuola, attività extrascolastiche) e multidisciplinare, con realtà che variano in base alla fase evolutiva del bambino prima e dell’adolescente poi.

Esiste inoltre un divario tra l’approccio del bambino e dell’adulto con il mezzo tecnologico, che non è sempre possibile colmare con la conoscenza per quanto approfondita dello strumento informatico. Quindi l’approccio deve essere metodologico, e non solo basato sul fatto che l’interfaccia usata sia accattivante e di facile utilizzo anche per il bambino.

Cosa consente di fare la telemedicina

Il cambiamento dell’organizzazione delle prestazioni sanitarie imposto per minimizzare la probabilità di contatto tra le persone non può essere applicato ovviamente a tutte le specialità e le strutture sanitarie. Il rapporto fornisce per esempio indicazioni su quali prestazioni possono essere generalmente effettuate in regime di telemedicina: visita per patologie acute non urgenti; visita di follow-up in pazienti stabili; monitoraggio di pazienti cronici attraverso dispositivi; screening attraverso la somministrazione di questionari; counselling; coaching su temi di salute specifici; riabilitazione per alcune condizioni; teleconsulto tra professionisti sanitari. Alle famiglie sono chiesti requisiti minimi (quali essere in possesso di un pc o di uno smartphone, avere accesso alla rete etc.) e, a tutela del minore, la garanzia della privacy e della sicurezza nelle diverse interazioni medico-famiglia-paziente.

Le prestazioni in telemedicina possono essere sinergiche a quelle tradizionali oppure sostitutive, ove la tecnologia e la scienza medica rendono ciò possibile. In ogni caso, rimane critico il fatto che qualunque prestazione in telemedicina, anche quando dettata da un’emergenza sanitaria come l’epidemia di Covid- 19, deve poter garantire gli stessi livelli di sicurezza e di qualità dell’attività sanitaria in presenza. A questo proposito il contatto visivo, che aiuti a stabilire un rapporto, a far cogliere i segnali di risposta del bambino, e a non depersonalizzare il rapporto mediato dal mezzo informatico tra pediatra e minore, rimane uno strumento fondamentale.

La sicurezza inoltre deve essere intesa non solo in termini legali o di cybersecurity, ma anche in termini clinici e di capacità comunicativa e di interazione, nell’interesse principale del bambino. Nel contesto di una emergenza sanitaria come l’epidemia di Covid-19, l’accesso alle risorse tecnologiche e alle attività di manutenzione e supporto possono infatti essere limitate. La prestazione di telemedicina quindi deve poter avvenire tenendo conto dello scenario in modo che nessuna decisione di emergenza possa essere ostacolata dal malfunzionamento di un dispositivo, di un’infrastruttura o di un software.

Il tema del digital divide

Un sistema di telemedicina, basato su sistemi informatici e tecnologici avanzati, pur essendo disegnato per aumentare l’accessibilità delle cure, rischia di creare un divario e una disparità di cure tra pazienti che possono accedere al servizio in quanto in possesso dei mezzi adeguati, e altri che non hanno le stesse disponibilità. Questo, dice il rapporto, rischierebbe di escludere bambini e famiglie sia dai circuiti tradizionali sia da quelli informatizzati, ritardandone o ostacolandone l’accesso alle cure.

I medici nel periodo Covid-19 hanno aumentato la consapevolezza su cosa è necessario fare e cosa serve oggi per poter garantire qualità e continuità nelle cure. Inoltre, essi hanno potuto verificare quanto i sistemi di sanità digitale stiano già cambiando l’approccio al paziente e alla Medicina. Tuttavia, in questo nuovo modello in cui la visita classica può assumere una valenza ulteriore e nuova, il pediatra torna a mettere alla prova gli atti che compie quotidianamente ricercando il modo migliore per utilizzare appropriatamente gli strumenti della telemedicina. Tutto ciò non solo sul versante clinico, ma anche sul versante organizzativo e gestionale, sempre focalizzando la propria attenzione sulla relazione medico-bambino.

Ogni medico inoltre chiede alla telemedicina dei mezzi che gli permettano di organizzare il suo personale modo di svolgere la visita, in maniera autonoma, sicura e interoperabile. Un’approfondita analisi scientifica dei percorsi di cura in telemedicina potrà consentire di migliorare non solo l’accessibilità ai servizi sanitari, ma anche il rapporto costi/benefici, l’esperienza del paziente, della sua famiglia e del medico e l’efficienza del processo di cura nel suo complesso. Alcuni limiti potranno essere verosimilmente superati da nuove soluzioni tecnologiche, ma l’innovazione principale sarà rappresentata dalla capacità dei sanitari di utilizzare le tecnologie disponibili per nuovi processi di lavoro e nuovi percorsi diagnostici e terapeutici. Parte di questo cambiamento è di particolare interesse per i pazienti con malattie croniche e con disabilità.

Le opportunità offerte dai servizi sanitari online

Secondo il report, un’approfondita analisi scientifica dei percorsi di cura in telemedicina potrà consentire di migliorare non solo l’accessibilità ai servizi sanitari, ma anche il rapporto costi/benefici, l’esperienza del paziente, della sua famiglia e del medico e l’efficienza del processo di cura nel suo complesso. Alcuni limiti potranno essere verosimilmente superati da nuove soluzioni tecnologiche, ma l’innovazione principale sarà rappresentata dalla capacità dei sanitari di utilizzare le tecnologie disponibili per nuovi processi di lavoro e nuovi percorsi diagnostici e terapeutici. Parte di questo cambiamento è di particolare interesse per i pazienti con malattie croniche e con disabilità. L’uso di mezzi per la comunicazione digitale, inoltre, ha il potenziale per snellire numerosi processi che oggi causano lentezza e spreco di risorse nella cura del paziente: questa opportunità potrebbe essere colta ancora più facilmente dalle generazioni più giovani, data la maggiore dimestichezza nell’uso degli strumenti digitali nella vita quotidiana. Infine, l’integrazione di strumenti digitali nel percorso di cura del paziente in età pediatrica richiederà un investimento culturale forte e un ripensamento del percorso formativo del professionista della salute in modo da garantire la produzione di evidenze scientifiche sul loro impatto e con essi quindi migliorare la qualità delle cure.

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