SANITÀ DIGITALE

Fascicolo sanitario elettronico, Schillaci rassicura: “Dati blindati”



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“Nessun dato sarà mai accessibile alle società commerciali o a terzi”, puntualizza il ministro. Ma 18 Regioni sono già nel mirino del Garante Privacy e secondo il presidente Stanzione “non si possono tollerare garanzie a geometria variabile”. Toscana ed Emilia-Romagna in testa alla classifica nazionale dei servizi erogati, poi Lazio e Piemonte

Pubblicato il 4 lug 2024



Ministro_Orazio_Schillaci

Sul Fascicolo sanitario elettronico 2.0 e le violazioni privacy riscontrate dal Garante intervengono le rassicurazioni del ministro della Salute Orazio Schillaci: “Questo Governo è attento alla sicurezza e alla tutela dei dati personali, soprattutto quando si tratta di dati particolari e sensibili come quelli che riguardano la salute dei cittadini. Nessun dato sarà mai accessibile alle società commerciali o a terzi. Il fascicolo sanitario elettronico è molto blindato e dalla lettura del decreto sul fascicolo sanitario elettronico 2.1 si capisce bene ed esattamente chi può avere accesso a quali dati e a quale titolo”, ha affermato il ministro intervenendo all’evento Forbes “Healthcare Summit. Le nuove frontiere della salute”.

Nei giorni scorsi il Garante Privacy ha notificato a 18 Regioni e alle Province autonome di Bolzano e Trento l’avvio di procedimenti correttivi e sanzionatori per le numerose violazioni riscontrate nell’attuazione della nuova disciplina sul Fascicolo sanitario elettronico 2.0, introdotta con il decreto del Ministero della salute del 7 settembre 2023. “È urgente intervenire per tutelare i diritti di tutti gli assistiti italiani coinvolti nel trattamento dei dati sulla salute effettuato attraverso il Fascicolo sanitario elettronico 2.0”, è la motivazione dell’Autorità, che ha anche segnalato “la grave situazione e l’urgenza di interventi correttivi” al presidente del Consiglio dei Ministri e al ministro della salute.

Fascicolo sanitario elettronico, Schillaci: “Dati blindati”

Ora Schillaci assicura: “Abbiamo scommesso sul nuovo fascicolo sanitario elettronico, uno strumento che impatta sull’appropriatezza, efficienza ed efficacia del sistema sanitario. Lo stesso decreto stabilisce preventivamente il parere del Garante della privacy che assicura il rispetto della normativa in materia”.

Un altro aspetto sottolineato dal ministro è l’importanza “che le Regioni applichino la disciplina del decreto. Le finalità del fascicolo sanitario elettronico sono quelle di semplificare la vita dei cittadini – ha detto Schillaci -, che potranno accedere da remoto a servizi di base e di migliorare l’appropriatezza delle cure, l’aderenza terapeutica e l’efficienza del nostro servizio sanitario”.

Applicazione regionale, Stanzione: “No a geometria variabile”

Gli esiti dell’attività istruttoria del Garante privacy sul Fascicolo sanitario elettronico, avviata alla fine di gennaio, hanno evidenziato che 18 Regioni e le due Province autonome del Trentino Alto Adige – non essendo in linea con quanto contenuto nel decreto del 7 settembre 2023 – hanno modificato, anche significativamente, il modello di informativa predisposto, previo parere del Garante, dal Ministero. Tale modello avrebbe dovuto essere adottato su tutto il territorio nazionale. Le difformità riscontrate hanno reso evidente che alcuni diritti (come quelli relativi a oscuramento, delega, consenso specifico) e misure (in termini di sicurezza, livelli di accesso differenziati, qualità dei dati) introdotti dal decreto, proprio a tutela dei pazienti, non sono garantite in modo uniforme in tutto il Paese. È emerso che in alcuni casi sono esercitabili ed esigibili solo dagli assistiti di talune Regioni e Province autonome, con un potenziale e significativo effetto discriminatorio sugli assistiti.

Proprio sull’applicazione a livello regionale si è espresso nuovamente il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, durante la relazione annuale alla Camera: “Con riguardo alla digitalizzazione della sanità, sono particolarmente rilevanti le criticità segnalate al Governo rispetto alle difformità riscontrate, tra le varie Regioni, nella realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico 2.0, concepito invece proprio per assicurare omogeneità nelle garanzie di fruizione tra le varie aree del Paese. Diritti fondamentali come quello alla salute – e, per altro verso, la protezione dei dati – non possono, infatti, tollerare garanzie a geometria variabile, con le diseguaglianze ratione loci suscettibili di derivarne”, ha affermato Stanzione.

Sanità digitale, la group privacy

Il Garante ha ricordato che questi concetti sono stati recentemente ribaditi dalla Corte costituzionale “nel dichiarare illegittima, per violazione del riparto di attribuzione della potestà legislativa tra Stato e Regioni, una legge regionale volta a legittimare la videosorveglianza nelle strutture di cura, in assenza di norme legislative statali in materia”.

Stanzione ha proseguito: “Questa esigenza è tanto maggiore in ragione della progressiva integrazione dei sistemi (soprattutto) informativi in ambito sanitario prevista dal Regolamento sullo spazio europeo dei dati sanitari. Esso, infatti, pur promuovendo la destinazione a fini solidaristici dei dati sanitari, introduce tuttavia significative garanzie anche per la cosiddetta group privacy, con specifici divieti di utilizzo discriminatorio dei dati sanitari nei confronti di singoli o gruppi di persone, anche per quanto riguarda offerte di lavoro o condizioni contrattuali”, ha concluso il Garante.

Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, più servizi sul Fse 2.0

Ad oggi la Toscana e l’Emilia-Romagna sono al vertice nazionale per numero di servizi offerti sul Fascicolo sanitario elettronico (23), seguite da Lazio (22), Piemonte (21), Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento (tutte con 18 servizi), come emerge dal monitoraggio dell’Osservatorio sanità digitale della School of Management del Politecnico di Milano, ripreso dai dati pubblicati dal Ministero della salute.

”Il fascicolo sanitario elettronico”, sottolinea il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, “è in Toscana una strumento attivo ormai da molti anni, ma dal 2023 stiamo investendo quasi 15 milioni di euro del Pnrr per il suo potenziamento con documenti, servizi e funzionalità sempre più utili per il cittadino e per i professionisti”.

”Si tratta di uno strumento elettronico potente”, commenta l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini, “che avvicina il paziente ai medici che lo hanno in cura e fruibile da personal computer, da totem e dalla app Toscana Salute. Vogliamo veder crescere ancora i numeri sull’utilizzo, che in Toscana sono già buoni, sia da parte dei cittadini che da parte degli operatori sanitari, per i quali stiamo organizzando degli eventi di formazione dedicati”.

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