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Sanità digitale, in Italia giro d’affari da 2,2 miliardi: cybersecurity al top



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In un anno +22% di investimenti e deve ancora manifestarsi appieno l’impatto del Pnrr. Mariano Corso: “Se per alcune azioni, come quelle relative alla digitalizzazione delle strutture ospedaliere, si è già registrata una forte accelerazione, gran parte delle risorse deve essere messa a terra”. La barriera più significativa resta la scarsa disponibilità di fondi. E c’è un forte gap di competenze

Pubblicato il 23 mag 2024



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Continua la crescita della spesa per Sanità digitale in Italia, che nel 2023 è stata pari a 2,2 miliardi di euro (+ 22% rispetto al 2022). La cybersecurity si conferma, come l’anno scorso, al primo posto tra le priorità per le aziende sanitarie. Fondamentali anche la Cartella Clinica Elettronica (Cce) e i sistemi di integrazione con sistemi regionali e/o nazionali. Stabili i tassi di utilizzo della Telemedicina.

Il 35% dei medici specialisti e il 43% dei Medici di Medicina Generale (Mmg) afferma di aver utilizzato servizi di Televisita e rispettivamente il 33% e il 35% ha fatto ricorso al Telemonitoraggio. Dati sostanzialmente in linea con l’anno scorso, manca infatti la spinta che dovrebbe essere portata dal Pnrr con le nuove piattaforme regionali.

Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui nell’ultimo anno il 35% dei medici specialisti e il 48% dei Mmg hanno fatto accesso al Fascicolo Sanitario Elettronico, strumento considerato utile dal professionista: riduce il tempo necessario per reperire le informazioni (per il 70% degli specialisti e il 65% dei Mmg) e semplifica la lettura dei documenti scambiati (70% degli specialisti e il 60% dei Mmg). Inoltre, fornisce informazioni critiche per la gestione del paziente in situazioni di emergenza (68% degli specialisti e 60% dei Mmg) e permette di prendere decisioni più personalizzate e basate sull’intera storia clinica del paziente (68% e 53%).

Aumenta l’interesse per l’intelligenza artificiale

Per una gran parte del personale sanitario l’AI potrà essere un valido supporto per le proprie attività. Secondo il 72% degli specialisti e il 70% dei Mmg potrà rafforzare le capacità di accuratezza e personalizzazione delle cure. Per il 55% degli specialisti e il 66% dei Mmg potrà rendere più sostenibili le attività di monitoraggio di un elevato numero di pazienti cronici. Sei pazienti su dieci (62%) dichiarano che, se usata con prudenza, l’AI possa portare più benefici che rischi e che possa aiutare il medico nel prendere decisioni più precise e rapide (58%). Tra le preoccupazioni dei medici, invece, emerge il rischio che l’automatizzazione di alcune attività possa condurre a errori (55% degli specialisti e 59% dei Mmg) e che l’introduzione dell’AI nella pratica clinica possa diminuire il valore del giudizio clinico basato sull’esperienza professionale (53% e 56%).

Anche ChatGpt tra le fonti di informazione

Il 29% degli specialisti, il 34% degli infermieri e ben due terzi dei Mmg ha poi utilizzato soluzioni di AI generativa (GenAI) per ricercare informazioni scientifiche. Il 22% degli italiani ha utilizzato ChatGpt almeno una volta nell’ultimo anno. Il 23% di questi l’ha usato per cercare informazioni su prevenzione e stili di vita, il 19% su problemi di salute e il 15% su farmaci e terapie. Nel 40% dei casi l’utente che si è rivolto a ChatGpt in cerca di informazioni sulla salute afferma che le informazioni trovate hanno consentito di ridurre le comunicazioni con il medico.

Pnrr: da mettere a terra ancora la maggior parte delle risorse

“Il nostro Paese è ormai entrato nel cuore dell’attuazione degli interventi previsti per la Sanità digitale nel Pnrrafferma Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. Il suo impatto sulla spesa per la Sanità digitale deve però ancora manifestarsi appieno: se per alcune azioni, come quelle relative alla digitalizzazione delle strutture ospedaliere si è già avuta una forte accelerazione dei progetti, gran parte delle risorse deve ancora essere “messa a terra””.

Il problema delle risorse economiche

Il 63% delle strutture sanitarie, nonostante l’aumento nella spesa complessiva, vede ancora la disponibilità di risorse economiche come la barriera più significativa all’innovazione digitale. Tra gli altri ostacoli maggiormente percepiti troviamo anche quest’anno la limitata cultura per il digitale (43%) e la mancanza di competenze per l’utilizzo degli strumenti (40%), oltre all’integrazione dei nuovi strumenti con i sistemi informatici già presenti nelle strutture (41%).

“In linea con lo scorso anno,la cybersecurity si conferma l’ambito di innovazione con la priorità più alta per i decisori delle strutture sanitarie – afferma Paolo Locatelli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale – anche in conseguenza dell’incremento di attacchi informatici subiti dalle aziende e dalle istituzioni sanitarie negli ultimi mesi. Si confermano fondamentali, inoltre, la Cartella Clinica Elettronica e i sistemi di integrazione con sistemi regionali e/o nazionali, coerentemente con gli obiettivi di digitalizzazione degli ospedali – abilitati anche degli accordi quadro gestiti da Consip – e di integrazione – definiti dal Pnrr. Per la Cartella Clinica Elettronica, che ancora oggi nel 35% degli ospedali non è una soluzione diffusa in tutti i reparti, emerge una tendenza significativa all’adozione di soluzioni fornite a livello regionale o sovra-aziendale: più della metà delle aziende sanitarie che intendono introdurla nel corso del 2024 seguirà questa strada”.

Il nodo competenze: ecco quelle chiave

Sono quattro le aree di competenze che il cittadino-paziente dovrebbe sviluppare per utilizzare in modo efficace gli strumenti di Sanità digitale: Digital Literacy, competenze tecniche relative alle funzionalità degli strumenti digitali utilizzati (es. utilizzare lo smartphone, le App di messaggistica, ecc.). Digital Soft Skills, capacità necessarie per comunicare e condividere informazioni efficacemente attraverso canali digitali. Health Literacy, abilità necessarie per ricercare, elaborare e comprendere informazioni basilari per prendere decisioni informate sulla propria salute. eHealth Skills, competenze per utilizzare in modo autonomo e consapevole le tecnologie digitali nella gestione della salute personale. Il 64% dei medici specialisti e il 67% dei Mmg e degli infermieri ritengono che per i propri assistiti sia prioritario lo sviluppo della Health Literacy, seguita dall’area delle Digital Soft Skills (circa il 60% dei professionisti). Anche gli stessi cittadini identificano queste come le aree più critiche, per le quali dichiarano ad oggi le lacune più significative.

“Nonostante i gap formativi da colmare, gli italiani sottolineano la volontà di utilizzare sempre di più il digitale come canale preferito per accedere ai servizi sanitari (72%) – afferma Emanuele Lettieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. Insieme al canale online, primeggia anche la farmacia (72%), seguita da altri luoghi vicini al domicilio (es. uffici postali, banche, ecc.) (48%). Avere a disposizione in modo sempre più ricco e completo l’accesso ai servizi sanitari direttamente “a casa propria” o vicino ad essa, risulta una condizione ritenuta sempre più essenziale dai cittadini italiani. È auspicabile che proprio questa spinta, unita a una crescente consapevolezza della improrogabile necessità di andare verso una sanità economicamente e socialmente sostenibile, possa portare il nostro Paese verso un’adozione più decisa e coerente di un modello di Sanità connessa”.

Via alla partnership Almaviva-Ascom Ums

Intanto Almaviva ha siglato una partnership di collaborazione industriale con Ascom Ums finalizzata a integrare e valorizzare le rispettive soluzioni digitali rivolte alle aziende sanitarie pubbliche e private.

“In un mercato in forte evoluzione, sempre più trainato dal digitale e proiettato verso i paradigmi clinici di ultima generazione, puntiamo alla leadership attraverso il posizionamento strategico sui temi a più alto contenuto innovativo, incentrati su cittadini e pazienti. La vera sfida per una società come Almaviva sta nella creazione di valore che la collaborazione con Ascom potrà certamente rafforzare”, commenta Andrea Leonardo, Director of Healthcare Strategic Market di Almaviva.

Leonardo Manaresi, country manager di Ascom Ums evidenzia che “la partnership creerà una sinergia che ci permetterà di essere ancor più proattivi ed efficienti sul mercato per rispondere alle esigenze e alle criticità di un settore in continua evoluzione rafforzando, nel contempo, il fine ultimo delle nostre attività: supportare staff clinici e strutture sanitarie nell’offrire un livello di cure di elevata qualità ai propri assistiti”.

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