Secondo gli italiani, la sanità del futuro dovrà essere sempre più paziente-centrica e su misura: il 94,3% auspica una maggiore personalizzazione di cure, con il 92,9% che si aspetta che i percorsi di cura, dal domicilio, al territorio fino agli ospedali, siano modulati sulle esigenze personali del paziente. Lo rileva un nuovo rapporto di Censis, in collaborazione con Jannsen Italia (SCARICA QUI IL RAPPORTO COMPLETO), presentato in occasione della prima edizione di “The Italian Health Day” al Ministero della Salute a Roma. La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto ‘I cantieri per la sanità del futuro’, avviato nel 2021.
Il desiderio è accompagnato dalla propensione dei cittadini a svolgere un ruolo quanto più diretto e attivo nei tanti processi relativi alla propria salute, a partire dalla relazione con il medico, riconosciuto come la voce più autorevole nella Sanità, che farà sempre prevalere la tutela della salute di fronte a esigenze economiche o di altro tipo. Ben 9 italiani su 10 hanno fiducia nei medici (92,1%) e per altrettanti la loro figura dovrà essere al centro della Sanità del futuro (93,9%). Risulta molto alta anche la percentuale di cittadini che nutrono fiducia nel Servizio sanitario della propria regione (73,2%). Un capitale che si proietta in avanti: il 61% degli italiani è convinto che nei prossimi anni grazie alle lezioni apprese dalla pandemia la nostra Sanità migliorerà.
Una sanità che dovrà farsi trovare pronta non solo a possibili nuove emergenze, ma anche alle previsioni sociodemografiche del nostro Paese: dall’evoluzione delle forme familiari con il calo demografico e l’aumento delle famiglie unipersonali, all’allungamento della speranza di vita con il conseguente invecchiamento della popolazione e la moltiplicazione di patologie invalidanti e cronicità, che generano alti fabbisogni sociosanitari e di assistenza.
“Capovolgere l’ottica”
“Mettere il paziente al centro – rileva Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – vuol dire capovolgere l’ottica e pensare a servizi sanitari che raggiungano i cittadini, siano prossimi e capillari sul territorio, e si avvalgano della digitalizzazione come strumento per rispondere in modo veloce e personalizzato alle loro esigenze. Allo stesso tempo, soprattutto per i percorsi di prevenzione e di gestione delle malattie croniche, occorre che ci sia una rete di collegamento strettissima tra i professionisti, a partire da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta ed operatori presenti nelle nuove case di comunità: così si può vincere la sfida di rafforzare davvero l’assistenza territoriale, come previsto dal Pnrr“.
Parola d’ordine: “Rinnovazione”
“Abbiamo una sorta di graduatoria di quelli che sono i desiderata da parte dei cittadini – ha detto il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii -: il 96% vuole interlocutori precisi a cui rivolgersi sul territorio per evitare confusione nella gestione dell’informazione; più del 95% chiede una semplificazione dell’accesso alle cure; il 51% ritiene che ci sia bisogno di più medici; il 47% che ci sia bisogno di tecnologie e attrezzature diagnostiche per arrivare a cure più moderne ed efficaci; quasi il 40% pensa che ci sia bisogno di un numero maggiore di posti letto negli ospedali; il 34% vorrebbe vedere potenziata l’assistenza domiciliare digitale con la teleassistenza il teleconsulto”.
“Le questioni precise specifiche su cui si appunta l’attenzione di cittadini sono tante – ha sottolineato – ma il messaggio che emerge da questa analisi è molto chiaro, molto netto e lo abbiamo riassunto in questo neologismo: rinnovazione. E’ una parola “macedonia” che tiene insieme quattro concetti: quello della ricerca, dell’innovazione, dell’azione e poi l’esigenza di rinnovare. Sono quattro parole che finalizzate a individuare quelli che emergono come i fattori necessari indispensabili per massimizzare il valore salute nel futuro”.
“Per le sfide che abbiamo di fronte – ha detto ancora – c’è bisogno veramente di un cambio di paradigma, c’è bisogno di una innovazione tecnologica organizzativa e soprattutto che passi per la ricerca e la sperimentazione: nuovi farmaci, nuove molecole che guardino alla prevenzione e alla personalizzazione delle cure. La leva finanziaria non è sufficiente: c’è bisogno di un’innovazione a tutto campo, di soluzioni intelligenti e innovative per massimizzare quell’irrinunciabile valore salute che abbiamo così sottolineato durante questi due anni di emergenza”.
Maggior collaborazione pubblico-privato
“Siamo felici di poter proseguire il dibattito sulla sanità del futuro insieme al Censis“, ha detto Massimo Scaccabarozzi, presidente di Janssen Italia e Head of external affairs Johnson & Johnson Italia. “Il rapporto presentato oggi – ha aggiunto – mostra chiaramente cosa gli italiani si aspettano dalla sanità post-Covid e non possiamo che trovarci d’accordo con quanto hanno espresso, a partire dalla richiesta di una maggiore collaborazione pubblico-privato per portare sempre più rapidamente l’innovazione ai pazienti. Ci fa piacere inoltre constatare che gli italiani ripongano un’alta fiducia nei confronti delle imprese del farmaco e che il loro ruolo sia riconosciuto nell’ambito dell’innovazione, tanto nelle emergenze, quanto in situazioni ordinarie. La ricerca clinica rappresenta infatti la linfa vitale della nostra azienda, basti pensare che sono ben 14 le nuove molecole su cui Janssen sta lavorando, in special modo negli ambiti oncologico e immunologico, affinché siano a disposizione dei pazienti”.