IL PIANO

Telemedicina, dal “nuovo” Pnrr 750 milioni in più

La rimodulazione della Missione 6 consentirà di incrementare un target finale di 100mila persone, per un totale di 300mila assistiti con servizi di telemedicina, entro il 2025. Il ministro della Salute Schillaci: “Rafforziamo i servizi di qualità”

Pubblicato il 01 Dic 2023

Ministro_Orazio_Schillaci

Dal nuovo Pnrr ulteriori fondi per la medicina. Nel dettaglio la rimodulazione della missione 6 del Pnrr approvata dalla Commissione Ue ha permesso di incrementare i fondi destinati alla telemedicina e all’assistenza domiciliare: 750 milioni che vanno a rafforzare gli interventi per la piena attuazione dell’assistenza di prossimità e gestione della cronicità, necessaria a dare riposte più efficaci ai bisogni di salute in particolare delle fasce di popolazione più vulnerabili e degli anziani.

“È un risultato molto positivo sul fronte dell’incremento di prestazioni – commenta il ministro della Salute Orazio Schillaci –  non c’è alcun definanziamento, tutti gli interventi inizialmente programmati saranno realizzati e si aumenta l’offerta grazie al lavoro di ricontrattazione della Missione 6″.

La distribuzione delle risorse

Il Ministero della Salute ha ottenuto, in raccordo con la Struttura di missione della Presidenza del Consiglio, la redistribuzione di 750 milioni verso gli interventi di assistenza domiciliare e telemedicina riferiti all’investimento “Casa come primo luogo di cura e telemedicina” (Component 1).

Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, l’investimento viene incrementato di 250 milioni di euro per la presa in carico di 842mila over 65 entro giugno 2026 (42mila in più rispetto al target iniziale).

Aumentano invece di 500 milioni di euro le risorse per la telemedicina con un incremento del target finale di 100.000 persone per un totale di 300.000 assistiti con servizi di telemedicina entro il termine del 2025. Con riferimento agli investimenti strutturali, a causa dell’aumento medio dei costi dei materiali di costruzione e in taluni casi dei ritardi dovuti alla necessità di rinvenire finanziamenti addizionali (stimato in via generale in un +30%), sono stati riprogrammati, senza previsioni di definanziamento a carico delle singole misure, né modifiche rispetto alla programmazione dei Contratti istituzionali di sviluppo, i target europei riferiti a Case della comunità (da 1350 a 1038); Centrali operative territoriali (da 600 a 480); Ospedali di Comunità (da 400 a 307); interventi di antisismica (da 109 a 84); posti letto di terapia intensiva e area medica (complessivamente da 7.700 a 5.922).

I fondi alternativi

Per garantire la realizzazione di tutte le strutture e di tutti gli interventi come inizialmente programmati, è previsto l’utilizzo di fondi alternativi quali le risorse da Accordo di Programma ex art. 20 L. 67/88 ed eventuali risorse derivate da fondi per le politiche di coesione nonché le risorse addizionali del Fondo Opere Indifferibili, per le annualità 2022 e 2023, istituito per fronteggiare l’eccezionale aumento dei materiali da costruzione negli appalti pubblici e risorse derivanti dai bilanci regionali/provinciali. Il Piano, per quanto riguarda la Missione 6, ha subìto modifiche anche rispetto alla digitalizzazione. In particolare, per la misura riferita alla digitalizzazione dei Dea, come richiesto dalle Regioni, è stata chiarita la possibilità di ricorrere a strumenti Consip ulteriori rispetto a quelli rendicontati con la milestone di fine dicembre 2022 e al Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa/Sdapa) per gli acquisti ancillari. Per l’intervento di investimento delle Grandi apparecchiature è stata chiarita la possibilità di acquistare nuove apparecchiature tecnologicamente più avanzate rispetto a quelle inizialmente indicate, nonché la possibilità del riuso delle apparecchiature sostituite ancora funzionali, anche al fine di potenziare l’offerta delle prestazioni e ridurre le liste d’attesa.

“L’intento principale della rimodulazione della Missione 6 era finalizzato a superare le criticità attuali e potenziali correlate all’aumento generalizzato del costo delle materie prime – sottolinea Schillaci –  ridefinendo i target minimi comunitari e le tempistiche realizzative in via prudenziale, al fine di garantire l’erogazione delle risorse previste a livello nazionale”.

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