I FONDI PNRR

Telemedicina: nel 2025 platea da 200mila pazienti, servizi in 280 ospedali

Il punto dell’Agenas: grazie ai 2,8 miliardi stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’85% dei medici di base sarà collegato all’Fse. “Tecnologia fondamentale per affrontare i principali temi che interessano il servizio sanitario”

Pubblicato il 11 Ago 2022

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Gli investimenti messi in campo dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che per la digitalizzazione della Sanità prevedono fondi per due miliardi e 800mila euro, daranno una spinta decisa all’innovazione per i medici di famiglia e gli ospedali. La telemedicina, secondo le previsioni di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, arriverà così a essere attivata in 280 ospedali entro il 2025, e servirà una platea di 200mila pazienti, mentre l’85% dei medici di famiglia potrà contare sul collegamento al fascicolo sanitario elettronico.

Obiettivo di questa trasformazione digitale sarà fornire ai pazienti, anche a distanza, un servizio migliore grazie alla teleassistenza domiciliare, al telemonitoraggio tramite sensori e device personali, alla telemedicina e alla sanità digitale, riducendo le liste di attesa e diminuendo i costi dovuti alle ospedalizzazioni.

L’importanza che il Pnrr dà alla telemedicina – si legge nell’articolo dedicato al tema su Monitor 47, “Investimento in telemedicina: dalla progettazione all’attuazione” – è una grande opportunità e responsabilità sia in tema di risorse impiegate, sia anche, e soprattutto, di prestazioni offerte ai cittadini. In questa ottica il Pnrr è un investimento e rappresenta una vera e propria riforma settoriale, che mette al centro la persona nella propria comunità di riferimento e punta alla casa come primo luogo di cura e al potenziamento dell’assistenza di prossimità in tutte le sue forme. Tale riorganizzazione, pertanto, non può prescindere dal potenziamento delle soluzioni digitali.

La telemedicina rappresenta un elemento fondamentale per affrontare i principali temi che interessano il servizio sanitario nazionale: invecchiamento della popolazione e relativo cambiamento dei bisogni di salute con incremento delle malattie ad elevata prevalenza”, spiegano nell’articolo Alice Borghini, dirigente medico Organizzazione modelli sanitari territoriali, Uoc monitoraggio Lea, Ssr e aziende sanitarie di Agenas, e Simona Paone di Agenas, sottolineando che è da tenere in alta considerazione “la necessità di rendere il sistema più flessibile, resiliente e sostenibile e l’opportunità di capitalizzare i recenti significativi miglioramenti delle applicazioni/casi d’uso di sanità digitale“.

“La capacità di collegare la residenza del paziente con l’ambiente sanitario è un volano di benefici per i pazienti, le loro famiglie, per gli operatori sanitari, per il servizio sanitario e per la società intera – spiegano ancora le due studiose – Medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari coinvolti potranno interagire e migliorare la gestione dei propri pazienti, i quali otterranno, direttamente presso la propria abitazione, indicazioni precise e mirate sulla cura, contribuendo così al monitoraggio e controllo costante della loro salute nell’ottica della prossimità e della qualità”.

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