“Ecco come funziona lo Spid di InfoCert”

L’Ad della società, Danilo Cattaneo, racconta a CorCom le strategie per contribuire a fare l’Italia digitale: “Facilità d’uso per cittadini e rapidità di implementazione per le PA le chiavi di volta”. E sul prezzo: “Potrebbe restare gratuito se ci sarà un’adesione massiccia al sistema da parte dei service provider privati”

Pubblicato il 25 Mar 2016

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“Facilità d’uso per il cittadino e rapidità di implementazione per la PA nonché creazione di economie di scala nella macchina pubblica. Ecco perché Spid sarà una rivoluzione”. Ne è convinto Danilo Cattaneo, Ad di Infocert, società del gruppo Tecnoinvestimenti, che insieme a Poste e Telecom è stata accreditata come provider di identità digitale.

Spid sarà gratuito per due anni. Poi cosa succederà?

È presto per fare previsioni. Molto dipenderà dalle regole che l’Agenzia per l’Italia digitale varerà per normare l’adesione dei soggetti privati al Sistema pubblico di identità digitale e quanto è previsto che questi paghino. Da ricordare che l’identità digitale è gratuita per i cittadini e anche per le amministrazioni service provider.

Quindi se l’adesione dei privati sarà massiccia, e anche remunerativa, è possibile che il servizio resti gratuito per i cittadini?

Certamente. Al di là di facili demagogie, va detto che sarebbe importante che un servizio “disruptive” come Spid resti gratis. Ma sono cose che non dipendono da noi, vediamo cosa ci dirà Agid nei prossimi mesi.

Per quanto riguarda le modalità di richiesta, InfoCert spinge sul canale digitale. Ci spiega come avviene l’identificazione dell’utente e soprattutto se è sicura?

Alla base del nostro sistema c’è un brevetto grazie al quale rilasciamo una firma digitale tramite una webcam. Si tratta di una funzionalità che abbiamo già messo a disposizione a 12 banche per abilitare l’on boarding dei nuovi correntisti. I risultati sono stati incoraggianti dato che sono state rilevate solo 4 frodi di cui però avevamo tutte le prove, avendo deciso di conservare i dati per 20 anni. Ecco questa funzionalità l’abbiamo messa a servizio di Spid.

Come funziona, in pratica?

Con il riconoscimento via webcam è possibile richiedere il pin unico da proprio pc nel corso di una sessione registrata in cui un operatore chiederà i dati e scatterà una foto del documento. Il processo sarà ancora più semplice per chi possiede una Firma Digitale o una Carta nazionale dei Servizi (Cns).

Avete dato priorità all’online nelle richieste, ma così non si rischia di tagliare fuori un’ampia fascia di popolazione poco “digitalizzata”?

La scelta di dare priorità alle richieste online risponde alla filosofia “digital fisrt” che sta alla base del varo dell’identità digitale. Ma ovviamente in questa “rivoluzione” non è pensabile lasciare fuori chi non è “digitale”.

E allora?

Abbiamo firmato di recente convenzioni con alcuni patronati dove il cittadino potrà recarsi per richiedere Spid. Nelle prossime settimane ne firmeremo altre con alcune agenzie di disbrigo pratiche.

Non è la prima volta che un governo tenta la rivoluzione digitale con un nuovo servizio. Perché questa dovrebbe essere la volta buona?

Perché Spid, generando economie di scala e garantendo facilità di implementazione nelle PA non potrà che far bene all’intero sistema, permettendo anche di aumentare il livello di fiducia negli strumenti digitali, che in Italia è ancora piuttosto basso e che rappresenta un freno per lo switch off digitale. Lo Spid creerà valore per i cittadini e per la PA nonché per tutti le società che offrono servizi online. Non è da eslcudere che lo Spid possa “cannibalizzare” alcuni servizi che già adesso offriamo, ma nel lungo periodo il sistema poterà solo vantaggi.

In qualche modo abdicato dalla gestione delle identità dei cittadini, avendo affidato il rilascio dei pin ai privati. Lei che idea si è fatto?

Mi paiono polemiche capziose. Viviamo in un mondo in cui Facebook, Google & co. profilano i dati degli utenti senza che nessuno si scandalizzi. Ricordo che gli identity provider hanno divieto assoluto ed esplicito di profilare i cittadini. Senza dimenticare che le regole che stanno alla base del servizio, che lo rendono sicuro e affidabile, sono comunque varate da enti pubblici.

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