L’Agenda digitale fuori dal fiscal compact e dai vincoli del patto di stabilità per tre anni. È la “mini golden rule” – ovvero la deroga ai vincoli del fiscal compact e del patto di stabilità – che il governo Monti ha intenzione di utilizzare per battezzare la cosiddetta “fase 2” dell’azione dell’esecutivo, quella dedicata alla crescita. Anche in continuità con quanto fatto dall’ex ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta a cui va riconosciuto il merito “di aver dato alla PA italiana una forte spinta verso il digitale”.
Si tratterebbe in buona sostanza di liberare 40 milioni di euro in pancia a Regioni ed enti locali, bloccati per vincoli di finanza pubblica, da destinare a progetti collegati a infrastrutture in banda larga e programmi di switch off del comparto pubblico contenuti nel nuovo piano telematico nazionale. Lo scorporo di una parte degli investimenti pubblici, infatti, potrebbe avere un effetto anti-ciclico, spezzando la spirale recessiva e canalizzando risorse non verso la semplice spesa pubblica ma verso investimenti produttivi mirati, evitando il rischio di una “disordinata” violazione del patto che non piacerebbe né a Bruxelles né tantomeno al governo tedesco.
Ma il premier non si accontenta di battersi per la golden rule. Per spingere l’Agenda digitale vuole incassare dall’Europa anche i project bond per la crescita (finanziamenti europei per infrastrutture, smart city e cloud soprattutto), una spending review delle spese comunitarie in nome dello sviluppo e l’inserimento in bilancio dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese fornitrici. Il tutto per far marciare un programma-Paese – come è l’Agenda digitale – che secondo le stime sarebbe in grado di ridurre il deficit dello Stato di 19 miliardi di euro entro il 2013 e far crescere il Pil tra lo 0,69 e l’1,30%.
A sostenere la strategie del premier uno dei suoi ministri “forti”, Corrado Passera che ribadisce come sia necessario “convincere l’Ue che talune tipologie d’investimento non possono essere considerate alla stregua di spesa corrente e che per costruire un Paese più competitivo l’Agenda digitale è una leva fondamentale, senza la quale ogni altra azione strategica rischia di fallire”.
Le intenzioni del governo convincono anche le Regioni. “La proposta di una mini-golden rule ben si presta all’esigenza di incidere positivamente sull’esigenza di stimolo della domanda – dice il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani -. La richiesta di negoziare con l’Europa un margine di flessibilità al rigido tetto imposto dai vincoli del patto di stabilità, che consenta l’immediato rilancio della spesa per investimenti specifici, va nella giusta direzione”.
Alla proposta guarda con attenzione anche Confindustria Digitale. “Quella di Monti è una dichiarazione politica importante che individua in modo chiaro come l’infrastrutturazione Ict costituisca la piattaforma strategica per far ripartire l’economia in Europa – sottolinea il presidente Stefano Parisi – Per l’Italia è prioritario promuovere la crescita di competitività e produttività delle imprese, incentivare l’e-commerce e lo sviluppo di servizi on-line, concentrando le risorse sulla realizzazione di una rete in fibra ottica nei Distretti e nelle aree industriali”. Inoltre, ricorda Parisi “ci sono le condizioni normative per far partire il grande switch off della PA . Portare sul web la maggior parte dei servizi pubblici attraverso il piano d’azione a cui sta lavorando la Cabina di regia dovrebbe essere pronto a breve, costituirebbe una spinta formidabile per il Paese, che ne uscirebbe non solo alleggerito del peso della burocrazia, ma anche aperto a nuove opportunità di modernizzazione e crescita”.
Anche Assinform scende in campo a sostegno del governo. “Gli investimenti pubblici per la crescita e, in particolare, quelli per le Ict sono essenziali per rilanciare la competitività del nostro sistema produttivo e del made in Italy – puntualizza il presidente Paolo Angelucci – L’attuazione dell’Agenda è essenziale per rompere una spirale che impedisce all’Italia di esprimere tutte le sue potenzialità industriali e della società civile”.