L’Italia si è messa da qualche settimana sulla carreggiata giusta verso l’era della fattura elettronica e gli acquisti digitali per la Pubblica amministrazione. Un percorso da cui si attendono vantaggi per una decina di miliardi di euro per il sistema Paese.
Percorso ancora incompleto, attenzione: servono adesso ulteriori norme che fissino i tempi per la PA locale ed è necessario che tutte le amministrazioni si dotino degli strumenti tecnici per gestire le fatture elettroniche strutturate che riceveranno. Ma la strada segnata è quella giusta, secondo gli esperti, che individuano la svolta nel decreto attuativo pubblicato lo scorso 22 maggio in Gazzetta ufficiale: definisce le regole tecniche per fare fatturazione elettronica verso la PA e completa un quadro normativo che lo attendeva dal 2008.
L’obbligo scatta entro dodici mesi per ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza e assistenza sociale; 24 mesi per le altre amministrazioni incluse nell’elenco Istat, a eccezione delle amministrazioni locali, per le quali appunto si attende entro il 6 dicembre prossimo un ulteriore provvedimento che detta i tempi di decorrenza. Un altro passo è stato fatto ad agosto, con la conversione del decreto del Fare (Dl 69/2.013): dal primo gennaio 2015, a mo’ di incentivo, cadono alcuni obblighi per i titolari di partita Iva che comunicano in via telematica all’Agenzia delle entrate i dati delle fatture.
Secondo dati del Politecnico di Milano, la fattura elettronica può far risparmiare la PA circa un miliardo l’anno. Se si diffondesse anche solo nel 20% dei rapporti tra imprese, permetterebbe di conseguire recuperi di efficienza parti a ulteriori 3 miliardi per l’intero sistema Paese.
La fattura elettronica è parte di un quadro più grande che include innanzitutto l’eProcurement: anche qui vale una nuova norma (Dl 52/2012) che obbliga le amministrazioni a usare il Mercato Elettronico della PA (Mepa) di Consip per gli acquisti in economia (di importo inferiore alla soglia comunitaria). È una spinta dettata da vantaggi già stimati dal Politecnico e pari a 7 miliardi l’anno per la PA, nell’ipotesi in cui il 30% degli acquisti avvenga tramite eProcurement. In particolare: 5 miliardi di risparmi “negoziali” sui prezzi di acquisto (risparmio del 13% su 40 miliardi di acquistato); 2 miliardi di risparmi derivanti dal miglioramento della “produttività del lavoro” nei processi di acquisto – e conseguenti procedure amministrative – all’interno della PA (corrispondenti alla riduzione di circa 100 milioni di ore-persona). Questo solo a condizione che quel 30% dei processi di acquisto sia anche completamente digitalizzato (dalla negoziazione al pagamento).
“Integrare eProcurement pubblico con la fatturazione elettronica consente di migliorare la produttività del personale amministrativo. Si riducono drasticamente le attività di riconciliazione interna tra i diversi documenti ricevuti dai fornitori, ottimizzando l’efficacia della relazione ed evitando di dedicare persone e tempo alle ricerche di informazioni non tracciate e non codificate”, spiega Paolo Catti, responsabile Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico. “Si ridurrebbero così anche i lunghi tempi di pagamento della PA verso i propri fornitori”, aggiunge.
La Direttiva 2011/07/UE sanziona la PA con per ogni giorno di ritardo. Di conseguenza, “l’adozione combinata della fatturazione Elettronica strutturata verso la PA e di workflow approvativi digitali permetterebbe di gestire gli iter autorizzativi con tempi ridotti fino al 70%. Ne viene un risparmio sui potenziali interessi di mora pari a circa 4,4-6,7 miliardi di euro l’anno”, continua Catti.
“Crediamo che la fatturazione elettronica possa servire a contemperare semplificazione burocratica e lotta all’evasione fiscale”, aggiunge Stefano Lania, responsabile area Fiscale Confindustria Bergamo. “L’Agenzia dell’Entrate chiede ad oggi molti adempimenti alle imprese, ma sono tutte informazioni che derivano da voci contenute nella fattura. Per semplificare il tutto, sarebbe sufficiente includere quelle informazioni nel tracciato della fattura elettronica e renderlo disponibile all’Agenzia”, propone.
Tanti vantaggi, quindi, ma “adesso bisogna che le PA si dotino delle necessarie soluzioni per gestire le fatture elettroniche. Sistemi per la gestione documentale e dei workflow approvativi o almeno soluzioni di integrazione tra i dati delle fatture ricevute e i sistemi informativi interni alle PA riceventi. Senza questi strumenti, infatti, non si potrà realizzare la registrazione automatica delle fatture”, conclude Catti.