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Fattura elettronica al rush finale

Il 6 giugno la fatturazione elettronica diventa obbligatoria per i fornitori della PA centrale. Ma la mancanza di una cultura digitale e il timore di costi troppo elevati frenano le imprese. Paolo Catti (Polimi): “Le aziende vanno accompagnate. Fondamentale il ruolo dei vendor”. Anna Pia Sassano: “Pubblico e privato devono andare insieme”

Pubblicato il 22 Apr 2014

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Circa sei miliardi di euro. A tanto ammonterebbero i risparmi complessivi per il Sistema Paese nel caso in cui la fatturazione elettronica fosse utilizzata da tutti gli attori economici, pubblici e privati. Sono le stime dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo lo studio, grazie all’introduzione della fatturazione elettronica verso la PA si possono ottenere risparmi diretti di oltre 1 miliardo di euro l’anno, se consideriamo solo gli impatti interni alle PA, e circa 1,6 miliardi di euro l’anno, considerando anche i potenziali effetti positivi sui fornitori della PA stessa. Ma nell’ipotesi che, a partire da questo obbligo, la fatturazione elettronica si diffonda anche solo nel 20% dei rapporti tra imprese si potrebbero conseguire recuperi di efficienza parti ad ulteriori 3 miliardi di euro per il Sistema Paese. Un valore che può crescere anche di circa quattro volte se la digitalizzazione investisse non solo la fattura, ma tutti gli scambi informativi del ciclo dell’ordine. E che arriverebbe addirittura a 60 miliardi di euro di risparmi complessivi nel caso in cui l’adozione fosse estesa a tutte le relazioni tra gli attori economici del Paese, ovvero sia tra le imprese, che tra queste e la PA.

Numeri che raccontano la forte valenza innovativa e anticliclica della fatturazione elettronica che diventerà un obbligo per tutti i fornitori della Pubblica amministrazione centrale (ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza) a partire dal 6 giugno 2014 mentre per le amministrazioni locali bisognerà aspettare giugno 2015: sarà un apposito decreto a stabilire le modalità di attuazione del progetto.

La PA ha messo in campo l’artiglieria pesante per farsi trovare pronta all’appuntamento: Sogei ha sviluppato un’unica infrastruttura di interscambio centralizzata – si tratta dell’Sdi-Sistema di Interscambio della Fatturazione Elettronica – in grado di acquisire le fatture elettroniche da tutti i fornitori e smistarle per via telematica agli uffici destinatari allocati nell’ambito delle amministrazioni. Il sito “FatturaPA”, inoltre, contiene ogni utile supporto tecnico e normativo per la gestione del colloquio con tale sistema.

E cospicui vantaggi economici si riscontrano anche sul versante imprese: si stima un risparmio di 7 euro a fattura se gestita in formato elettronico e 5,2 euro per ogni singolo documento vidimato con una firma elettronica. Non poco se si considera che sono 60 milioni di fatture scambiate all’anno per un valore di 135 miliardi di acquisti. Ma, nonostante gli innegabili risparmi, sono proprio le imprese a rischiare di non trovarsi pronte per giugno. Un dato su tutti evidenzia i ritardi delle aziende: solo il 2% dei fornitori iscritti al Mepa (Mercato Elettronico della Pubblica amministrazione) è pronto per lo switch off.

Un gap sul quale nemmeno le grandi associazioni di categoria – due nomi per tutti Ance e Legacoop – stanno lavorando, rischiando di ostacolare il progetto che coinvolge complessivamente circa 2 milioni di fornitori.
Secondo Paolo Catti, responsabile dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of management del Politecnico di Milano, “il ritardo si spiega con una caratteristica atavica delle imprese italiane, soprattutto Pmi, a resistere all’innovazione e anche con il timore che la digitalizzazione possa rappresentare un costo troppo gravoso da sostenere”.
“Non dimentichiamo – puntualizza l’esperto – che la digitalizzazione del sistema imprese è ancora bassa e che lo stato dell’arte dell’Ict andrà ad impattare sul progetto. Ma l’opportunità, per i privati e non solo per la PA, è tuttavia troppo allettante per non essere giocata con le migliori attenzioni ed intenzioni”. Che fare dunque per convincere le aziende del fatto che la fatturazione è un progetto “win-win” che determina innegabili vantaggi sia per il settore pubblico sia per le imprese? “Qui è fondamentale il ruolo della consulenza. Per le Pmi e i piccoli professionisti e artigiani fornitori della PA, tanto del successo dipenderà dal numero di fatture che si inviano alla PA – puntualizza -. Se sono pochissime e sporadiche, le aziende devono sapere che si può chiedere aiuto al commercialista oppure usare gli strumenti messi a disposizione delle PA (Consip ne ha già uno disponibile per i fornitori del Mepa ndr). Se fossero di più, ragionevolmente sceglieranno di dotarsi di soluzioni un po’ più evolute per gestire volumi maggiori di fatture. Magari decidendo di ‘scalare’ l’investimento, facendo, con alcune accortezze, del modello di Fatturazione verso la PA l’unico modello di Fatturazione che adottano per tutti i loro clienti”. E in questo contesto diventano fondamentali i vendor che dovranno accompagnare le aziende verso la scadenza del 6 giugno.

La PA, proprio per evitare intoppi della fase di start up ha messo a punto una soluzione a sostegno delle imprese.
“Il nostro sistema – spiega – Anna Pia Sassano dell’Unità di Missione per l’Agenda digitale e dirigente Agenzia delle Entrate – tutela prioritariamente i diritti dei fornitori. Il transito della fattura elettronica avviene attraverso il Sistema di Interscambio per l’alimentazione dei sistemi di monitoraggio della finanza pubblica e si garantisce l’arrivo telematico all’amministrazione destinataria esattamente della stessa fattura originariamente trasmessa al Sdi”. La chiave di volta della soluzione risiede nella possibilità di utilizzare la casella Pec, come canale trasmissivo associato ad un codice ufficio centrale di fatturazione elettronica automaticamente inserito per ogni amministrazione.
“Premesso che qualche cosa non andrà alla perfezione come nello start-up di progetti complessi – conclude Sassano – vale la pena di ricordare che il 6 giugno sarà l’occasione per dimostrare, ancora una volta, che quando questo Paese decide di fare qualcosa di utile, il pubblico e privato sanno accantonare le polemiche ed allearsi per raggiungere i risultati”.

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