A che punto siamo in Italia con la fatturazione elettronica? A dare
una risposta è la School of Management del Politecnico di Milano
che ha presentato oggi i risultati della ricerca “La Fatturazione
Elettronica in Italia: reportage dal campo”.
“Sono alcune migliaia le imprese che hanno adottato o stanno
applicando modelli di Conservazione Sostitutiva di Fatture o di
altri documenti a valenza fiscale o civilistica, quali scritture
contabili, contratti, documenti di trasporto – afferma Alessandro
Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Fatturazione
Elettronica e Dematerilizzazione -. La dinamica è molto sostenuta
in termini di tassi percentuali di crescita anno su anno, anche se
il livello di adozione in assoluto è ancora limitato. I principali
fattori di freno sono riconducibili a una generale percezione di
discrezionalità della spesa e ad una difficoltà di misura della
redditività dell'investimento. Sono, nel complesso, diverse
decine di migliaia in vari settori le imprese che con modelli
diversi si scambiano in formato elettronico le fatture o alcuni dei
documenti del ciclo dell'ordine propedeutici a un futuro
scambio elettronico anche delle fatture. Nel complesso, il valore
scambiato "in formato elettronico" attraverso questi
modelli ammonta a circa 150-200 miliardi di euro. È quindi
evidente – continua Perego – il potenziale di crescita, sia
all'interno delle "comunità" già esistenti sia
attraverso l'estensione di questi modelli a filiere che li
hanno, a oggi, assai poco adottati”
Un ruolo importante nella diffusione della fatturazione elettronica
è ricoperto dalla Pubblica amministrazione. Nonostante la legge
Finanziaria del 2008 abbia stabilito che i fornitori della PA
debbano esclusivamente inviare fatture elettroniche “pure” a
norma di legge, ovvero trasmesse, ricevute e archiviate in formato
elettronico, tale imposizione non è ancora operativa. La presenza
di questo “stimolo” da parte del Legislatore ha indubbiamente
contribuito a generare interesse e fermento sul tema ma questo
stimolo, a seguito della lunga attesa per il completamento del
quadro normativo, si è trasformato paradossalmente in un fattore
di freno.
Si stanno invece muovendo controcorrente alcune Amministrazioni
Regionali come Lazio, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Trentino
Alto Adige, Campania, Veneto e Marche che hanno infatti avviato
diversi progetti, soprattutto in campo sanitario, per eliminare la
carta nei rapporti commerciali con i propri fornitori. La gran
parte di questi progetti sposa obiettivi strategici indubbiamente
rilevanti per le Amministrazioni Regionali, quali per esempio la
maggiore capacità di controllo della spesa e di pianificazione
finanziaria. Grazie a iniziative come queste le Regioni potranno
ricoprire quel ruolo connaturale di “nodi” all’interno del
Sistema di Interscambio tra enti e fornitori, proprio come previsto
dalla Finanziaria 2008.