Un impegno perché la trasparenza nella PA sia reale e non rappresenti un ulteriore onere burocratico. E’ quello promesso da ministero della PA nell’incontro a Palazzo Vidoni con l’associazione Foia4Italy, una delegazione parlamentare e il Digital Champion, Riccardo Luna, alla vigilia dell’iter parlamentare del decreto. Il provvedimento è infatti arrivato alle Camere per i pareri.
Stando a quanto risulta a CorCom il ministero si è impegnato per “il raggiungimento di una trasparenza che sia vera e non solo un onere, un appesantimento burocratico”.
L’incontro si sarebbe svolto in un “clima positivo”, riferiscono i presenti. La riunione è stata l’occasione per il ministero di ricordare le ultime azioni a favore della trasparenza, tra cui il monitoraggio sulle auto blu, la relazioni al parlamento sulle consulenze, e quella alla Corte dei conti su distacchi sindacali.
Il provvedimento, nell’ambito della riforma della PA targata Madia stabilisce che i cittadini possano chiedere di conoscere dati e documenti alla pubblica amministrazione. Non solo: l’accesso ai dati è gratuito e la richiesta andrà soddisfatta entro trenta giorni. Ma già all’indomani della pubblicazione sul sito del governo del provvedimento si sono sollevate pesanti critiche all’impianto legislativo che, in pratica, vanificherebbe qualsiasi sforzi di trasparenza. Almeno stando all’analisi del testo effettuata dall’associazione Foia4Italy, che da anni si batte per una maggiore trasparenza nella PA.
A non convincere il fatto che le eccezioni all’accesso sono scritte in modo vago, lasciando troppo spazio all’interpretazione e quindi a possibili controversie. “Le molte eccezioni verosimilmente potrebbero provocare molti dinieghi e quindi conseguenti contenziosi – spiega Fernanda Faini, giurista e componente di Foia4Italy – Il bilanciamento tra interessi contrapposti diventa più complesso per le amministrazioni, per questo servono eccezioni chiare e tassative. L’effetto boomerang è l’aggravio per gli enti, che dovranno operare complessi bilanciamenti e gestire due accessi ‘paralleli’, ma anche per i cittadini che vedrebbero limitato il loro diritto di accesso dall’estensione delle esclusioni. In pratica viene inficiato alla base il principio del Freedom of Information Act”.
Dito puntato anche contro il silenzio-diniego, che le PA potranno applicare, senza bisogno di motivazioni, rendendo molto arduo il percorso di richiesta. “Inoltre non sono previste adeguate sanzioni in caso di accesso illegittimamente negato o di mancata risposta – prosegue Faini – così come non è previsto che l’accesso ai documenti informatici sia sempre gratuito”. Niente rimedi stragiudiziali per i cittadini, ma ricorso al Tar, considerato però dagli esperti “troppo lento ed oneroso”.
Infine non è abrogata la norma che vieta il controllo generalizzato dell’operato della pubblica amministrazione, in contrasto con la missione del testo di favorire il controllo diffuso da parte dei cittadini. “La soluzione non è in linea con il quadro internazionale – conclude Faini – e rischia di complicare l’attuazione e può avere l’effetto distorsivo di diminuire il grado di trasparenza del Paese e la possibilità di accesso ai dati”.
Per questo le associazioni Luca Coscioni, Agorà Digitale, Anorc, Iwa e 17 parlamentari hanno scritto una lettera aperta al governo per rivedere le norme. “Il diritto di accesso alle informazioni sull’operato della PA deve esercitabile in modo sostanziale – si legge nella missiva – Serve intervenire sulla regolazione delle sanzioni e delle eccezioni, prima di tutto”.