Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una chance imperdibile per accelerare la digitalizzazione del Paese a patto che si trovino modalità più efficaci per decidere dove e come investire le risorse. Ne è convinto Carlo Ghezzi, amministratore delegato di 3PItalia, società fondata da Linkem e Easygov che si occupa della trasformazione digitale delle pubbliche amministrazioni locali.
Ghezzi, a suo avviso cosa si dovrebbe fare per evitare di disperdere le risorse del Next Generation Eu così come accaduto, in alcuni casi, per i fondi strutturali o per il Pon Metro?
Nel caso dei fondi strutturali e del Pon Metro quello che è successo è stato che, anche a fronte di progetti di frontiera, una volta terminata la fase di sviluppo le amministrazioni non avessero le risorse per garantire l’operatività e la manutenzione. Una criticità, questa, che dobbiamo necessariamente superare se vogliamo davvero mettere a frutto le potenzialità del Pnrr.
E allora?
È necessario, in questo senso, utilizzare il Pnrr per fare leva sulle risorse private e garantire la continuità dei progetti. Si tratta di finanziare la sostenibilità nel lungo periodo. Per farlo è necessario puntare su partnership pubblico-privato che valorizzino la capacità delle amministrazioni di identificare i bisogni dei territori e quella dei privati di tradurre quei bisogni in soluzioni e servizi. Soprattutto su alcuni settori come il turismo, la cultura, la sanità.
Spesso però le PA non hanno questa cultura della cooperazione con le aziende private. Si può superare questa impasse?
Questo può certamente rappresentare un ostacolo, ma è altrettanto vero che esistono best practice, soprattutto a livello di PA locali. E’ arrivato il momento di metterle a fattor comune e di fare network sfruttando il turn over delle persone e delle competenze per portare l’innovazione laddove ancora non c’è.
Anche lato imprese qualche problema sussiste: il ministro Brunetta di recente ha evidenziato la tendenza dei privati a fare cassa senza tenere a mente il fabbisogno di innovazione della PA. Lei che idea si è fatto?
Anche in questo caso bisogna distinguere tra chi presenta prodotti standard, uguali per tutti gli enti che rischiano di frenare la digitalizzazione anziché accelerarla, perché semplicemente non interoperabili, e chi invece si impegna a rispondere alle esigenze dell’amministrazione, elaborando proposte e soluzioni su misura, basate sulla logica del riuso e anche della valorizzazione degli asset già esistenti. Detto questo, non va dimenticato che spesso anche le imprese hanno difficoltà ad innovarsi su questo fronte. Si potrebbe ad esempio utilizzare una parte delle risorse del Pnrr per aiutare le imprese in questo percorso di avvicinamento alla PA.
In questo scenario complesso, qual è la strategia di 3PItalia per sostenere la digital transformation della pubblica amministrazione?
Abbiamo disegnato modelli di partenariato sulla base dei reali bisogni espressi dalle amministrazioni e aiutiamo gli enti a diventare un soggetto attivo nel disegno e la promozione di soluzioni innovative per soddisfare le richieste della collettività e dei territori. Nella pratica questo modello si sostanzia nella stipula di accordi riguardanti il project financing per la gestione dei servizi digitali degli enti più piccoli insieme a un ente aggregatore, tipicamente la provincia. 3PItalia diventa dunque un concessionario per l’erogazione di prestazioni che, altrimenti, le amministrazioni avrebbero fatto fatica a gestire o perché sul mercato non si trovano soluzioni vantaggiose o perché le economie di scala non lo permettono.
Ad esempio?
Sul modello di quanto già realizzato in partnership la Provincia di Brescia, nel 2020 3PItalia ha firmato un accordo riguardante il project financing relativo alla gestione e alla riqualificazione del Centro Servizi Territoriale (Cst) della Provincia di Lecco. Abbiamo preso in carico i servizi, offerti dal Cst ai 41 enti aderenti, relativi a connettività, firewalling, antivirus, posta elettronica, siti internet, portali specialistici e applicativi gestionali, con il fine di rivisitare il modello e i processi di gestione, per aumentarne l’efficienza, e di promuoverli sul territorio, per estendere la rete di enti aderenti. Tramite il modello in concessione per la gestione dei CST ora siamo attivi in circa 400 Comuni che stanno beneficiando in tempi rapidi e con canoni accessibili della disponibilità di servizi digitali per la gestione dei processi interni e per i cittadini. Il portafoglio servizi è costantemente aggiornato. Questo modello ha dimostrato tutta la sua validità anche nell’aumentare la resilienza dei piccoli Comuni proprio nelle fasi più drammatiche della pandemia da Covid-19 e nelle zone più colpite. Attraverso i Cst abbiamo messo a disposizione in pochissimi giorni le piattaforme digitali per la gestione dei consigli comunali online e per la raccolta delle donazioni a sostegno delle famiglie in difficoltà.
In collaborazione con OpenContent avete sviluppato OpenCity. Di che si tratta?
OpenCity Italia è la piattaforma sviluppata da OpenContent che permette agli enti locali di attivare rapidamente numerosi servizi digitali per i cittadini, quali ad esempio la richiesta ed erogazione di bonus e contributi, il pagamento del tributo per la raccolta dei rifiuti, il cambio residenza e l’iscrizione del proprio figlio all’asilo nido. La piattaforma, infatti, già oggi è in uso da parte di 300 comuni italiani. Tutte le caratteristiche della piattaforma saranno presentate oggi alle 11:00 nel webinar “OpenCity Italia: la piattaforma digitale per migliorare i servizi pubblici locali”
Perché è importante un progetto come OpenCity?
La collaborazione con OpenContent rappresenta un asset strategico per la scalabilità del modello dei Centri Servizi Territoriali in vista dell’attuazione della strategia di trasformazione digitale promossa dal Pnrr. Mai come in questo momento, a fare davvero la differenza saranno le soluzioni tecnologiche sviluppate in base ai reali bisogni dei territori, personalizzabili e intuitive. OpenCity Italia interpreta questi assiomi in modo unico e distintivo. Inoltre, segue le linee guida di trasformazione digitale promosse con il Pnrr ed è rilasciata in open source, come previsto dalle linee guida di acquisizione e riuso della PA. In linea con la strategia “cloud first” del Dipartimento per l’innovazione della Presidenza del Consiglio, la piattaforma è disponibile in una soluzione cloud certificata da Agid.