Giovanni Seno (Ad Siav): “Così la dematerializzazione diventa business”

Software e servizi per vincere la sfida digitale. Programma di learning in progress per adeguarsi all’evoluzione hi-tech

Pubblicato il 23 Ott 2009

Due milioni di euro risparmiati in bolli, un chilometro e mezzo di
archivi cartacei eliminato in un anno. Sono i numeri,
rispettivamente, della Guardia di Finanza e della Banca d’Italia
frutto dell’adozione delle soluzioni di dematerializzazione di
Siav, azienda padovana specializzata nello sviluppo e
nell’implementazione di software elimina-carta.

A fare il punto con Il Corriere delle Comunicazioni sulle
prospettiva aperte, per le amministrazione pubbliche e le imprese,
dalla dematerializzazione, Giovanni Seno, Amministratore delegato
di Siav. “Crediamo che in questo momento storico ed economico,
sia importante spingere sul concetto di eliminazione della carta –
spiega Seno -. Anche se sviluppare e implementare soluzioni
all’avanguardia non sarà del tutto sufficiente per innescare
quei processi virtuosi di rivoluzione digitale”.

Cosa servirebbe a suo parere?
Crediamo – e quando dico crediamo mi riferisco a tutti quelli che
lavorano in Siav – che la vera rivoluzione digitale risieda nel
cambio di mentalità che tali tecnologie determinano. Non basta
certo far funzionare bene un software per dire che la
dematerializzazione ha avuto successo, serve investire nelle
risorse umane, accompagnandole verso l’innovazione. È questo
l’approccio che ci ha permesso di rendere le nostre esperienze di
business in best practice.

Cultura dell’innovazione e soluzioni innovative. È
questo il binomio vincente di Siav?

Direi che si può riassumere così. Abbiamo una sensibilità civile
e sociale d’azienda che è interessata a fare cultura su questo
argomento, spingendo l’amministrazione pubblica a fare da driver
per effettuare il tanto atteso salto nel digitale. Ma a salto
effettuato non bisogna evitare di ripetere un errore…

Quale sarebbe?
Smettere di investire nella formazione del personale perchè
“ormai la tecnologia la sa usare” – tanto per citare un frase
che mi capita di sentire spesso. Bisogna, invece, approntare un
piano di learning in progress che permetta di stare al passo coi
tempi – sempre più veloci – dei cambiamenti dell’hi-tech. Si
tratta di percorsi che potrebbero, e dovrebbero, gestire le stesse
aziende che propongono i software. Detto in altri termini è
necessario che Pubblica amministrazione e imprese si mettano a
“fare sistema” per fare innovazione. E Siav lo ha fatto sia con
la Banca D’Italia sia con Guardia di Finanza, ottenendo risultati
decisamente performanti.

Che tipo di soluzioni avete pensato per la Pubblica
amministrazione?

Abbiamo una piattaforma software unica per il mercato in
completezza, che permette di gestire non solo la
dematerializzazione, ma anche la circolarità dei documenti.
Inoltre conserva e controlla tutte le perfomance dei processi
documentali. Infine abbiamo appena rilasciato una soluzione per la
conservazione sostitutiva a lungo termine che è stata scelta dalla
Guardia di Finanza, da Bankitalia, da Aci Informatica nonché dal
ministero degli Affari interni indiano.

Ci sono prospettive di internazionalizzare il
business?

Per l’immediato futuro prevediamo certamente una maggiore
internazionalizzazione. Fino ad oggi l’approccio con i mercati
esteri è stato “by opportunity”, ma sta diventando sempre più
strutturato: abbiamo la ferma volontà di portare la nostra
soluzione anche ai clienti esteri. Il programma di
internazionalizzazione è in fase di definizione e,
presumibilmente, verrà già attuato a partire dal 2010, tramite
acquisizioni e apertura di nuove sedi. Nel giro di due anni
contiamo che il fatturato estero possa diventare ben il 25% di
quello totale.

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