Pnrr strumento chiave per accelerare la digitalizzaziome della giustizia tributaria. Lo ha evidenziato la ministra delle Giustizia, Marta Cartabia, all’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario Quella tributaria “rappresenta la sezione più in affanno; quella quindi su cui più concentrare gli sforzi – ha sottolineato Cartabia – A fine 2020 le pendenze complessive dei giudizi civili in Cassazione erano 120.473, di cui ben 53.482 in materia tributaria. Poco meno della metà e per l’anno successivo il trend grosso modo si conferma: 111.241 pendenze civili in Cassazione a fine 2021, 47.364 in materia tributaria”.
“Per dare sollievo ad un settore in sofferenza, il Pnrr rappresenta davvero una grande occasione, a cominciare proprio dagli investimenti in atto su risorse e digitalizzazione” ha affermato il ministro, citando tra “le proposte di riforma che potranno contribuire a razionalizzare il ruolo della Corte di Cassazione” l’introduzione, come già previsto nella riforma del processo civile del ricorso pregiudiziale in Cassazione.
Ma nell’ultimo anno sono stati compiuti importanti sforzi su fronte della digitalizzazione. A dirlo in numeri presentati dalla sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra, che ha evidenziato come sia stata completata l’informatizzazione di tutte le fasi del processo tributario, dal deposito degli atti del ricorso, alle sentenze tributarie all’introduzione dell’udienza a distanza. “Si tratta di una tappa fondamentale per l’avvio delpercorso virtuoso che porterà alla completa modernizzazione del sistema”, ha spiegato Guerra.
Analizzando i dati riscontrati nel corso del 2021, i depositi telematici rappresentano oramai circa il 99% del totale dei depositi degli atti giudiziari. Lo scorso anno sono stati effettuati complessivamente 1.864.344 depositi con modalità digitale su untotale di 1.886.787 depositi.(In dettaglio, sono stati effettuati 1.291.265 depositi telematici nelle CTP (73.673 ricorsi, pari al 95,0% del totale, e 1.217.592 controdeduzioni ed altri atti, pari al 98,9% del totale) e 573.079 depositi telematici nelle CTR (42.009 appelli, pari al 97,8% del totale e 531.070 controdeduzioni ed altri atti, pari al 99,3% del totale.
“Il completo processo di informatizzazione delle sentenze risulterà funzionale alla realizzazione del progetto -condiviso con l’Organo di autogoverno -di diffusione dei precedenti giurisprudenziali mediante la pubblicazione sulla banca dati del Mef delle sentenze in chiaro – ha detto la sottosegretaria – Ciò allo scopo preciso di fornire alla parte processuale uno strumento idoneo a valutare la tenuta della pretesa tributaria e, quindi, l’opportunità di instaurare una lite o proseguire nel contenzioso tributario”. In questo contesto la creazione di una banca dati della giurisprudenza tributaria di merito, accessibile gratuitamente da chiunque, previa anonimizzazione dei riferimenti a fatti e a soggetti nel rispetto della vigente normativa in materia di protezione dei dati personali, mira a consentire la piena conoscenza agli operatori del settore di tutte le sentenze depositate dalle Commissioni tributarie, “utilizzando apposite funzionalità evolute di ricerca delle stesse – ha puntualizzato Guerra – e assicurando in tal modo il rispetto del principio di “parità delle armi” tra gli enti impositori, a conoscenza della giurisprudenza di interesse in quanto normalmente parte del giudizio, e gli altri operatori, che oggi non dispongono della possibilità di un accesso gratuito alla enorme mole della giurisprudenza tributaria di merito”.
A questo proposito, l’attenzione si focalizza in prospettiva sull’iniziativa che stanno portando avanti il Dipartimento delle Finanze e il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria, attivando presso l’Agenzia per la coesione territoriale un progetto Pon per l’utilizzo di particolari applicazioni informatiche funzionali a favorire la conoscenza del precedente giurisprudenziale su specifiche fattispecie tributarie oggetto di contenzioso.
“Questo – ha spiegato – permetterà alle parti processuali di acquisire ulteriori elementi di tipo c.d. “predittivo”, basati sui diversi orientamenti giurisprudenziali consolidati nel tempo riguardo ad una particolare tematica tributaria”.
Il progetto riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito della giustizia tributaria, mediante l’implementazione di sistemi basati su algoritmi che siano in grado di analizzare raccolte documentali contenenti sentenze, provvedimenti, leggi e contributi dottrinali, al fine di elaborare e simulare, i possibili esiti del giudizio,
“La realizzazione del progetto in parola costituirà altresì, e questo rende il progetto di particolare rilevanza per l’intero sistema fiscale, un prezioso strumento di ausilio nella elaborazione delle policy fiscali, nella misura in cui riuscirà ad offrire “in tempo reale” alle Amministrazioni pubbliche l’orientamento giurisprudenziale su una determinata fattispecie tributaria, consentendo in tal modo di anticipare eventuali interventi correttivi che a loro volta dovrebbero avere riflessi positivi sulla quantità e qualità del contenzioso tributario”, ha concluso.
L’Europa spinge sulla convenzione di Budapest
Il Consiglio ha adottato oggi una decisione che autorizza gli Stati membri a firmare, nell’interesse dell’Ue, il secondo protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica del Consiglio d’Europa (la cosiddetta Convenzione di Budapest). Questo protocollo – evidenzia il Consiglio in una nota -, migliorerà l’accesso transfrontaliero alle prove elettroniche da utilizzare nei procedimenti penali. Contribuirà alla lotta contro la criminalità informatica e altre forme di criminalità a livello mondiale semplificando la cooperazione tra gli Stati membri e i paesi terzi e, nel contempo, garantirà un elevato livello di protezione delle persone e il rispetto delle norme dell’Ue in materia di protezione dei dati. Il protocollo comprende procedure volte a migliorare la cooperazione internazionale tra le autorità e a rafforzare la cooperazione diretta con i prestatori di servizi e i soggetti situati in altri Paesi. Stabilisce inoltre le procedure per la mutua assistenza giudiziaria di emergenza
Il testo – ricorda il Consiglio – integrerà il quadro dell’Ue sull’accesso alle prove elettroniche, attualmente oggetto di discussione nelle istituzioni dell’Ue. Esso ha il vantaggio di poter essere applicato in tutto il mondo. Attualmente 66 paesi, di cui 26 Stati membri, sono parti della Convenzione di Budapest. Per quanto riguarda la procedura, l’Ue non può firmare il protocollo, in quanto solo gli Stati possono esserne parti. Gli Stati membri sono pertanto autorizzati a firmare il protocollo, agendo congiuntamente nell’interesse dell’Ue (la cerimonia di firma si terrà il 12 maggio). Il Consiglio ha inoltre deciso di trasmettere al Parlamento, per approvazione, la decisione di autorizzare gli Stati membri a ratificare il protocollo.