Giustizia digitale, la Ue accelera sul processo elettronico transfrontaliero

Il nuovo regolamento europeo disciplina le controversie civili e commerciali. Entro il 2017 i Paesi membri dovranno adeguarsi. L’Italia sarà pronta? L’analisi dell’avvocato Michele Gorga

Pubblicato il 09 Mar 2016

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Anche l’U.E. accelera per attuare la giustizia digitale nei procedimenti transfrontalieri. Con il recente regolamento U.E. n. 2015/2421 del 16/12/2016, di modifica del regolamento CE n. 861/2007, del Parlamento europeo e del Consiglio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine dicembre dello scorso anno e che è già entrato in vigore, anche se limitatamente ad alcune e marginali norme, l’U.E. imprime una repentina accelerazione verso il processo elettronico transfrontaliero per le controversie civili e commerciali, obbligando tutti gli Stati membri a conformarsi entro la data del 14 luglio 2017.

La sperimentazione parte con il già vigente procedimento europeo per le controversie di modesta entità, vale a dire se non superiori a cinquemila euro. Questo procedimento è garantito dal fatto che le sentenze emesse saranno esecutive senza la necessità della dichiarazione di esecutività – exequatur- nello Stato membro Europeo.

La strategia Europea, nell’intento di favorire i consumatori ma anche le PMI, è quella di migliorare ulteriormente il già esistente procedimento europeo per le controversie di modesta entità mediante l’uso della tecnologia nel settore della giustizia e dei nuovi strumenti a disposizione degli organi giurisdizionali che possono contribuire a rendere più rapide le decisioni.

Per ridurre, poi, le spese del contenzioso e la durata dei procedimenti, si vira verso l’uso delle moderne tecnologie di comunicazione facendo ricorso alle notificazione e alle comunicazioni telematiche purché queste siano compatibili con le norme procedurali nazionali dello Stato membro interessato, la qualcosa significa che in Italia il procedimento sarà disciplinato dalla normativa sulle comunicazioni e notifiche telematiche come vigenti.

Nel concreto, però, la direttiva prevede non solo il ricorso massiccio alle comunicazione e notifiche degli atti per via telematica ma che anche tutto il processo si dovrà svolgere con l’utilizzo della tecnologia disponibili in sede di giustizia digitale del paese membro. Così si prevede, ridisegnando il procedimento, che di norma dovrà essere data preferenza ad un processo sostanzialmente, se non esclusivamente, scritto ossia che la procedura dovrà svolgersi solo sulla base di documenti mentre la fase orale di trattazione della causa, così come l’audizione dei testi, dovrà essere fatta, se richiesta, preferibilmente in video conferenza e i moduli per le comunicazioni telematiche e gli scambi degli atti dovranno essere scaricabili direttamente tramite gli appositi siti web nazionali al link del portale della giustizia elettronica europea che dovrà prevedere anche la traduzione nella lingua dei contendenti nel procedimento. Dal luglio 2017 quindi gli Stati membri dell’U.E. saranno tenuti a consentire l’uso di tecnologie di comunicazione a distanza per il processo attraverso appropriate tecnologie al fine di garantire l’equità del procedimento.

La speranza è che non ci si svegli il 13 mattina del prossimo anno con l’imbarazzo di aver disatteso le previsioni del cogente regolamento in esame.

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