“Fa bene il Governo ad aprire un confronto con gli stakeholders. Nel segno del pragmatismo e della semplificazione”. In un post su Linkedin il commissario Agcom Massimiliano Capitanio interviene nel dibattito sull’identità digitale sollevato dal Sottosegretario Alessio Butti, “dibattito che ha sicuramente il merito di accendere un faro su un tema cruciale e non trascurabile”, evidenzia il commissario ricordando che “nella precedente Legislatura, da deputato, avevo sostenuto un progetto di legge, poi arenatosi, per inserire la nostra identità digitale in Costituzione: lì dentro, dematerializzati, ci sono diritti da conoscere e tutelare”.
Spid e gli italiani all’estero
Riguardo all’ipotesi – poi smentita dallo stesso Butti – di “spegnere” Spid, Capitanio sottolinea che la questione sarebbe problematica: sono 33.324.270 le identità digitali che funzionano e che vengono usate quotidianamente. “È evidente che bisogna pensare, ad esempio, a 6,8 milioni di italiani all’estero che usano Spid ma a cui non verrebbe, al momento, rilasciata la Carta di identità digitale”.
I limiti della Cie
“La Cie, che è nelle tasche di 31 milioni di italiani e che potrebbe operare come identità digitale, ha al momento grossi limiti – puntualizza Capitanio-: i due principali sono i tempi di rilascio e la presenza del chip, la cui carenza a livello globale ha costretto molte regioni a modificare le modalità di produzione e rilascio della Cns. Un’identità digitale su supporto materiale potrebbe essere un ossimoro, ma non è detto che Spid debba escludere Cie o viceversa”.
Il rilascio di Spid a parte dei privati
Secondo Capitanio “il rilascio di Spid da parte di operatori privati è un tema che va posto. Come non si possono trascurare né sprecare le centinaia di milioni di euro stanziati per Italia Digitale 2026, molti dei quali destinati all’alfabetizzazione digitale attraverso Spid di cittadini e pubbliche amministrazioni”.