La pandemia e il conseguente lockdown hanno messo sotto stress la PA italiana ed evidenziato l’urgenza di accelerare sulla digital transformation.
Secondo uno studio di Pure Storage che ha intervistato 511 responsabili IT delle amministrazioni centrali di vari Paesi tra cui l’Italia, la maggioranza (92%) di quelli italiani sente il bisogno di accelerare la trasformazione digitale delle infrastrutture dati dei rispettivi enti abbandonando i sistemi legacy che impediscono di affrontare le sfide e le complessità inedite di questo periodo: si tratta della percentuale più elevata tra tutti i Paesi analizzati dallo studio.
Solo l’8% degli intervistati ritiene di essere decisamente preparato di fronte a una sfida come quella posta dal Covid-19 e alla conseguente esplosione nella richiesta di servizi e risorse. Dallo studio emerge anche il costo provocato dalla situazione a livello personale, con l’86% del campione che riporta un aumento dei livelli di stress conseguente alla crescita della pressione per riuscire a trasformare rapidamente i modelli operativi (il dato più alto tra tutti i Paesi analizzati).
Gli intervistati sono tuttavia determinati a mettere a frutto l’esperienza vissuta per ridefinire il modo in cui le rispettive organizzazioni potranno affrontare crisi future, assicurandosi di essere meglio preparate a tenere d’occhio gli obiettivi nonostante turbolenze e incertezze. La stragrande maggioranza (82%) dei partecipanti ha risposto che il miglioramento dell’esperienza dei cittadini è importante per creare fiducia nei confronti della pubblica amministrazione nonostante i crescenti vincoli di conformità, costi e procurement affrontati nello scenario attuale.
Le priorità della digital transformation
Le attività di trasformazione digitale considerate prioritarie per i prossimi 12 mesi riguardano la gestione delle minacce alla sicurezza (96%), l’efficienza e la velocità di delivery (94%), il miglioramento dei risultati forniti ai cittadini (92%) e la maggior adozione dei servizi di e-Government (92%).
Se gli obiettivi sono chiari persistono tuttavia le sfide in merito al modo in cui essi potranno essere raggiunti, dovendo superare ostacoli culturali, relativi alla sicurezza e alla presenza di infrastrutture legacy. Nello specifico, quasi la metà (45%) degli intervistati reputa che il freno più significativo alla digitalizzazione dei servizi al cittadino risieda nella carenza di agilità e nella presenza di processi legacy.
Vi è un ampio consenso anche rispetto ai cambiamenti a lungo termine attuati e che saranno probabilmente mantenuti a livello di pubbliche amministrazioni centrali in seguito alla pandemia da Covid-19, come maggior flessibilità sul procurement e sulla condivisione di dati durante le crisi (94%, il dato più alto tra tutti i Paesi), il ricorso alle tecnologie di collaboration e al lavoro remoto dove possibile (92%) e l’opportunità di progettare servizi digitali che promuovano un maggior coinvolgimento dei cittadini con gli enti pubblici (90%).
Gli ostacoli all’innovazione
Ostacoli supplementari alla digitalizzazione dei servizi al cittadino fanno perno attorno a due aree tecnologiche chiave: infrastrutture legacy e sicurezza. La maggioranza (78%) afferma che i progressi nella trasformazione digitale sono frenati dalle infrastrutture legacy, con conseguenti costi operativi più elevati (citati dal 94% degli intervistati) e la difficoltà di accedere a dati mission critical dove e quando necessario (92%). Questi risultati sottolineano ulteriormente come la trasformazione digitale sia passata dall’essere un obiettivo a lungo termine di molte aziende a diventare invece un imperativo immediato.
Preoccupa il fatto che oltre la metà degli intervistati (67% contro una media del 59%) ritenga che gli investimenti a favore della sicurezza delle infrastrutture non siano in grado di tenere il passo con il ritmo delle minacce. Oggi più che mai, infatti, le pubbliche amministrazioni hanno bisogno di poter accedere rapidamente ai propri dati e, se dovesse accadere il peggio, essere in grado di ripristinare le operazioni velocemente e su vasta scala. Non sorprende dunque che il 59% degli intervistati, ostaggio di infrastrutture legacy, abbia affermato che i rispettivi dipartimenti sacrificherebbero le performance tecnologiche a favore di una maggiore sicurezza.
I responsabili IT hanno indicato con decisione che queste sfide possono essere risolte con una combinazione di Agile Thinking all’interno delle organizzazioni e di prioritizzazione degli investimenti tecnologici capaci di produrre valore in ogni dipartimento. Una maggioranza significativa (78%) concorda sul fatto che oggi più che mai occorra essere creativi nell’impiego della tecnologia così da riuscire a fare di più con meno. Al contempo, oltre tre quarti (76%) affermano che il design thinking e le metodologie Agile sono più importanti oggi di quanto non fossero prima della pandemia.
Le aree prioritarie di investimento
L’area di investimento più comune riguarda la sicurezza e la gestione del rischio (73%) seguita da servizi cloud e automazione (entrambe citate dal 63% del campione) e infine da tecnologie di accesso remoto e mobilità (61%).
“I responsabili IT della pubblica amministrazione hanno dovuto affrontare quest’anno una sfida inedita essendo stati costretti ad adattarsi a uno stress test estremo – spiega Mauro Solimene, Country manager di Pure Storage Italia – Ma è chiaro come questi team siano frenati dalle infrastrutture legacy con cui devono lavorare, in quanto non sono state progettate per l’era digitale. Le difficoltà e gli stravolgimenti che hanno dovuto affrontare dovrebbero rappresentare un’opportunità affinché gli enti pubblici si rifocalizzino sul futuro che desiderano, in grado di rispondere alle nuove richieste di cittadini e dipendenti, assicurandosi di poter emergere da questa crisi più forti e resilienti di prima”.