IL CASO

Impronte digitali, presidi in rivolta: “Obbligo vessatorio e incostituzionale”

L’Anp scrive al governo e critica il decreto Concretezza che regola l’uso di sistemi biometrici contro l’assenteismo nella PA: “Eliminare la misura dal testo in discussione al Senato”

Pubblicato il 12 Apr 2019

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Presidi in rivolta contro il testo del decreto Concretezza, licenziato dalla Camera ed in corso di approvazione al Senato, che regola l’utilizzo delle biometria – impronte digitali soprattutto – per combattere l’assenteismo nella PA. In una lettera indirizzata ai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. L’Anp (Associazione nazionale presidi) si scaglia contro il testo del decreto-concretezza e in particolare contro l’adozione di controlli biometrici di presenza sul posto di lavoro per tutto il personale pubblico, inclusi i dirigenti, ma con “l’importante esclusione del personale docente”. Controlli, a detta dei presidi inutilmente, vessatori e incostuzionali.

“Quali miglioramenti Vi attendete se quella disposizione sarà convertita in legge? – domanda il presidente Anp, Antonello Giannelli – In cosa migliorerà la Pubblica Amministrazione? Sarà forse più vicina alle esigenze dei cittadini, con dei dirigenti sviliti da forme di controllo superflue e irrilevanti? Vi chiedo pertanto di compiere un vero gesto politico: fate emendare il testo in discussione al Senato, eliminando quella misura inutilmente vessatoria nei confronti dei dirigenti pubblici, fedeli servitori dello Stato”.

Le novità del decreto Concretezza

Nel giro di vite contro l’assenteismo nel pubblico impiego si appunto supera il vecchio badge: entrano in campo i controlli biometrici dell’identità usando le impronte digitali (sulla carta è possibile, ma più complicata e costosa, l’identificazione facciale o dell’iride) e i sistemi di videosorveglianza.

Entrando nel dettaglio, il  disegno di legge prevede anche l’istituzione, presso il Dipartimento della funzione pubblica, del “Nucleo delle azioni concrete di miglioramento dell’efficienza amministrativa” (Nucleo della concretezza): la task force avrà una funzione di supporto dell’attività delle pubbliche amministrazioni e Nucleo verificherà l’attuazione delle disposizioni in materia di organizzazione e funzionamento della PA, individuando eventuali azioni correttive.

I rilievi del Garante Privacy

Per il Garante Privacy la rilevazione biometrica attraverso le impronte digitali e l’utilizzo di telecamere per combattere il fenomeno dell’assenteismo dei dipendenti pubblici, i cosiddetti “furbetti del cartellino”, “andrebbe riformulata” in quanto “incompatibile con la disciplina europea” ma anche per la sua “intrinseca contraddittorietà”.

Secondo Antonello Soro, infatti, questi sistemi andrebbero adottati “in presenza di fattori di rischio specifici, ovvero di particolari presupposti quali ad esempio le dimensioni dell’ente, il numero dei dipendenti coinvolti, la ricorrenza di situazioni di criticità che potrebbero essere anche influenzate dal contesto ambientale”. E dunque non in maniera generalizzata a tutte le pubbliche amministrazioni. Inoltre secondo il Garante “sarebbe opportuno modificare il testo prevedendo espressamente l’alternatività del ricorso alla rilevazione biometrica e alle video riprese”.

Soro si appella anche alla normativa europea con la quale la norma “sarebbe difficilmente compatibile” ai previsti criteri di necessità e proporzionalità. Del resto –  argomenta ancora il Garante “l’analisi di impatto regolazione (Aire) contenuta nella relazione alla legge richiama l’esigenza di contrasto a un fenomeno della falsa attestazione della presenza in servizio indubbiamente grave ma rispetto al quale non sembrano emergere dati univoci in ordine alla sua sistematica e generalizzata diffusione nelle pubbliche amministrazioni”.

La strategia pro-privacy della ministra Giulia Bongiorno

La ministra della PA risponde ai rilievi del Garante Privacy: “Il sistema che adotteremo consente di trasformare l’impronta in caratteri alfanumerici – ha puntualizzato Bongiorno – In questo modo il dato biometrico non sarà trasferito integralmente all’amministrazione pubblica, perché una parte resterà coperta”.

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