Il piano nazionale Industria 4.0 prevederà incentivi fiscali per il 2017 per 13 miliardi di euro, che non ricadranno tutti sulla legge di bilancio 2017. È questo il fulcro del piano Industria 4.0 presentato oggi a Milano dal ministro dello sviluppo Economico, Carlo Calenda e dal premier Matteo Renzi. Il programma sarà costruito su incentivi fiscali orizzontali: “incentivi a bando non ne faccio più” perché abbiamo “imparato che è il modo di non spendere”, ha sottolineato.
Nel solo 2017 “mobiliteremo investimenti privati per 10 miliardi in più – ha annunciato Calenda – E’ una sfida culturale, politica oltre che economica nel piano c’è dentro la fiducia nelle imprese, in nessuna delle slide c’è scritto dove investire, siete voi a scegliere come e dove, noi vi mettiamo a disposizione gli strumenti, l’altro pezzo di strada lo dovete fare voi”.
Nel piano un elemento fondamentale saranno i “fattori abilitanti” che metteranno tutte le imprese in condizione di lavorare e tra queste ci sarà una “priorità per la banda larga e priorità alla connessione delle aree grigie”, ha spiegato.
Il piano prevede un superamento del superammortamento al 140% con un “iperammortamento al 250% per i beni legati all’industria 4.0”, ha chiarito Calenda. L’iperammortamento avrà tempi più lunghi e ci sarà una diversa modulazione del credito di imposta per ricerca e innovazione che sarà incrementale, portando l’aliquota della spesa interna fino al 50%, con un credito massimo da 5 fino a 20 milioni di euro.
Una cabina di regia coordinerà l’attuazione del piano.
Il piano “è frutto del lavoro dei sei Ministeri e della Presidenza del Consiglio”, ha spiegato Calenda sottolineando che “sono tutti molto desiderosi, dai sindacati alle università, di mettere insieme a frutto lo sforzo su questa partita di investimenti, in particolare quelli sull’innovazione, credo che sia la partita del Paese ed è anche molto unificante”. Il ministro Calenda ha poi aggiunto di aver già sentito le Regioni e “stanno decidendo chi è il loro rappresentante”.
La strategia italiana assegna un ruolo centrale anche il Miur. “Si parte dalla scuola, con un coinvolgimento importante, si passa al sistema universitario con tutte le eccellenze che possediamo e poi c’è la ricerca, che è la base fondamentale per produrre innovazione – ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini – È un piano organico nato in modo integrato, questa è una novità”.
Pronto il commento del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, secondo cui la della quarta rivoluzione industriale “è una grande occasione che deve cavalcare l’industria italiana, condividiamo il percorso dell’agenda di medio termine, ora occorre lavorare insieme”.
“È importante – ha però avvertito Boccia – coinvolgere le Regioni, per evitare che al centro si faccia una politica di fattori orizzontali e che le politiche delle regioni siano incoerenti, abbiamo bisogno di una politica industriale unica”.
Boccia ha ricordato che su industria 4.0 alcune aziende “sono molto avanti e le medie di settore non sono significative. Abbiamo una fascia avanzata di imprese che è molto avanti e una fascia molto indietro – ha poi sottolineato il presidete di Confindustria – Dobbiamo accompagnare quelle più indietro a fare questo salto di qualità che è culturale più ancora che tecnologico e cavalcare la quarta rivoluzione industriale. Siamo un grande paese industriale, possiamo farcela con le nostre potenzialità. È chiaro che questa impostazione riguarda le scelte che vengono fatte all’interno delle fabbriche, che faranno gli imprenditori, che riusciremo a realizzare anche con relazioni industriali moderne e l’indirizzo di politica economica del governo”.
“Il Piano Industria 4.0 è un programma ben articolato, ben finanziato, che armonizza bene azioni di breve e di medio termine, e che, se velocemente implementato, farà recuperare al nostro paese il ritardo che oggi ci separa dalle più grandi manifatture europee, in primis la Germania – commenta Alessandro Perego, direttore scientifico degli osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – Questo piano ha una portata trasversale non tocca solo la manifattura, ma ha il potenziale di rilanciare ampi comparti dell’economia italiana, perché attorno all’industria vi è un indotto enorme di servizi di base, di ricerca ed innovazione che tocca l’intero Paese.
Per i sindacati Industria 4.0 sarà una chance per rimettere il lavoro al centro delle politiche di governo. “La positiva attenzione sul piano industria 4.0 oltre ai necessari investimenti utili per stare al passo con l’evoluzione produttiva, deve porsi la domanda e dare delle risposte sul come ridistribuire il lavoro che c’è, visto che l’evoluzione tecnologica e digitale, per le sue caratteristiche, ha effetti distruttivi dell’occupazione”, spiega Augustin Breda, dirigente nazionale della Cgil e componente della direzione nazionale della Fiom.
Per il segretario confederale della Cisl, Giuseppe Farina, il piano è positivo. “Finalmente – sottolinea il sindacalista – si parla di investimenti e di un progetto di industria per il Paese che è quello che da tempo la Cisl chiede e che appare decisivo per dare forza alla crescita ed alla ripresa del lavoro”.
La Uil apprezza sia il merito che il metodo e “fin da subito siamo, quindi, pronti a dare il nostro contributo e a vigilare affinche’ da questi positivi presupposti scaturiscano ottimi risultati. Nel convincimento che le parti sociali possono dare un contributo fattivo e concreto al raggiungimento degli obiettivi di crescita del Paese che insieme ci daremo”.
Plauso anche dalla politica. “Investimenti in innovazione, tecnologia e ricerca, con specifici incentivi fiscali, nuova manifattura, produttività, forte interazione con le eccellenze universitarie: dal piano emerge una visione di Paese, coerente con la nostra migliore storia e con quanto da sempre espresso dal made in Ital – sottolinea Valeria Fedeli, vice Presidente del Senato, che aggiunge – È importante che il piano sia stato costruito con una così larga collaborazione, con sei diversi ministeri, oltre alla Presidenza del Consiglio, e la partecipazione alla discussione delle imprese, dei sindacati e delle Università. È ancor più importante che il piano diventi al più presto operativo, con la condivisione del Parlamento e l’approvazione delle azioni strumentali e delle risorse da dedicare già in legge di stabilità. Parliamo da anni di crescita e innovazione, sia in Italia che in Europa, e da anni cerchiamo un modello competitivo che valorizzi la nostra storia e la nostra capacità di produrre qualità. Oggi abbiamo scelto un modello, abbiamo un piano, ci assumiamo la responsabilità – tutti i soggetti in gioco, ciascuno per il proprio ruolo – di portarlo avanti insieme.”