Il digitale avrà un ruolo di primo piano nel nuovo codice appalti. Il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare il 16 gennaio il decreto legislativo di riforma del codice dei contratti pubblici, come previsto dalla legge 78 del 21 giugno 2022 che delegava il governo a definire gli interventi necessari. A portare il provvedimento all’esame del Cdm la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
“Il Presidente Meloni, dando inizio all’esame del provvedimento si legge in una nota di Palazzo Chigi – ha espresso i ringraziamenti del Governo al Consiglio di Stato per il grande lavoro svolto, che ha contribuito al raggiungimento di un importante risultato.
I due principi cardine del nuovo codice appalti
Due i pilastri attorno ai quali si sviluppano le nuove norme. Da una parte quello che il governo definisce come “il principio del risultato”, che prevede che l’affidamento del contratto e la sua esecuzione il contratto avvenga con la massima tempestività e il migliore rapporto tra qualità e prezzo nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza.
Il secondo principio che viene visto come “interesse pubblico primario” del codice è quello “della fiducia” nell’azione legittima, trasparente e corretta della pubblica amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici.
Il ruolo del digitale
E’ lo stesso Governo, nel presentare il provvedimento, a indicare il fatto che la digitalizzazione diventa con il nuovo codice “un vero e proprio motore per modernizzare tutto il sistema dei contratti pubblici e l’intero ciclo di vita dell’appalto”. Il nuovo codice si applicherà a tutti i nuovi procedimenti a partire dal primo aprile 2023. Mentre dal primo luglio 2023 è prevista l’abrogazione del Codice precedente, istituito con il decreto legislativo 50 del 18 aprile 2016, con l’applicazione delle nuove norme che a quel punto riguarderà anche tutti i procedimenti già in corso.
Le principali innovazioni digitali del codice
L’innovazione digitale portata dal nuovo codice degli appalti passa attraverso la definizione di un “ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale”. Di questo ecosistema faranno parte la Banca dati nazionale dei contratti pubblici, il fascicolo virtuale dell’operatore economico, appena reso operativo dall’Autorità nazionale anti corruzione (Anac), le piattaforme di approvvigionamento digitale, l’utilizzo di procedure automatizzate nel ciclo di vita dei contratti pubblici.
“Inoltre – spiega Palazzo Chigi – si realizza una digitalizzazione integrale in materia di accesso agli atti, in linea con lo svolgimento in modalità digitale delle procedure di affidamento e di esecuzione dei contratti pubblici. Si riconosce espressamente a tutti i cittadini la possibilità di richiedere la documentazione di gara – conclude il comunicato – nei limiti consentiti dall’ordinamento vigente, attraverso l’istituto dell’accesso civico generalizzato”.