Inps accelera sulla transizione digitale. Il presidente Pasquale Tridico nella Relazione annuale del XX Rapporto Annuale dell’Istituto ha delineato le strategie dell’istituto. ”Il tema della riorganizzazione interna dell’Inps è centrale nel nostro bilancio di attività, e a questo abbiamo dedicato il quarto ed ult imo capitolo del Rapporto.
“Esso rende conto della transizione al digitale che Inps sta realizzando, chiamando a raccolta risorse progettuali interne ed esterne – ha spiegato – Sebbene la digitalizzazione dei servizi pubblici sia un processo in atto da molti anni, i cittadini non percepiscono ancora le transazioni digitali come la modalità più efficace per interagire con la Pubblica amministrazione“.
“La ragione risiede nella bassa fruibilità dei servizi offerti dal settore pubblico, in conseguenza di una trasformazione tecnologica che spesso si è limitata a sostituire i
processi fisici esistenti con equivalenti soluzioni digitali, senza modificare le prassi consolidate, né la logica di servizio, né le impostazioni ricalcate sulle precedenti tecnologie o sugli assetti dell’organizzazione interna”.
”Per questa ragione – ha sottolineato – il consiglio di amministrazione ha adottato due piani per il triennio in corso – il ‘Piano strategico digitale 2020-2022’ e il ‘Piano strategico ict 2020-2022’ con l’obiettivo di delineare un preciso percorso di innovazione e transizione al digitale, che l’Istituto ha prontamente avviato. I due
Piani strategici adottati nel corso del 2020 sono stati scomposti in un programma coerente di progetti di innovazione, sviluppati parallelamente agli ordinari processi di manutenzione e aggiornamento incrementale delle infrastrutture ict. Il nuovo approccio delineato nel Piano ict si basa su nuovi paradigmi tecnologici ed organizzativi. La necessaria continuità dei servizi si affianca al processo di
evoluzione ed innovazione di processi ed infrastrutture, puntando su piattaforme che permettono di offrire servizi ai cittadini in modo proattivo, con procedure semplificate e automatizzate”.
L’evoluzione delle aspettative e dei bisogni degli utenti in un contesto di trasformazione digitale ha determinato la necessità per l’Inps di coniugare in un’unica strategia i consolidati processi di programmazione e budget e le politiche di
sviluppo tecnologico definite nel Piano triennale dell’informatica – si legge nel XX Rapporto Annuale Inps – Il Piano strategico digitale è un documento integrato e omnicomprensivo nel quale convergono esigenze amministrative, politiche organizzative e innovazione tecnologica, in linea con il carattere pervasivo della
trasformazione digitale nella società.
Il Piano strategico digitale non attiene esclusivamente alla sfera tecnologica, ma va interpretato come strategia complessiva che si declina secondo una prospettiva organizzativa e di ”business” e si pone come cornice di riferimento per un insieme di progettualità integrate e coerenti che interessino le persone, i processi, gli assetti organizzativi, gli strumenti.
In questo senso un ruolo chiave lo giocano le competenze. ”La trasformazione digitale non può limitarsi all’innovazione tecnologica e delle procedure, ma richiede di intervenire sulle competenze del personale attualmente in servizio, per il quale è in corso un piano di change management – ha detto Tridico -”L’Inps ha inoltre iniziato a valutare e implementare soluzioni moderne di intelligenza aArtificiale. La corretta implementazione e automatizzazione in ambiti rilevanti ha il potenziale di migliorare notevolmente i servizi dell’Istituto. Non solo riducendo quel lavoro dei dipendenti attualmente dedicato ad attività ripetitive a basso valore aggiunto ma riqualificandolo verso attività a maggior supporto al cittadino. Potrà raccomandare servizi specifici per le esigenze del singolo utente, personalizzandone anche l’approccio comunicativo, a volte più semplice ed essenziale o altre
più articolato e completo”.
”Come risultato finale -ha chiarito – il cittadino godrà di maggiore attenzione, accuratezza nell’identificazione dei suoi bisogni, tempi più rapidi nella risposta. A tale fine l’Inps sta sperimentando tecnologie d’avanguardia del settore, come i transformers, o modelli di machine learning. Il tutto, naturalmente, in conformità con il regolamento gdpr dell’Unione europea”.
La tutela dei gig workers
L’Inps ha studiato, insieme ad Inail, un sistema per poter garantire ai cosiddetti gig workers le tutele previdenziali ed assicurative che caratterizzano il rapporto di
lavoro in Italia, attraverso la creazione di una piattaforma centralizzata, una MetaGig platform. ”Oltre all’aspetto tecnologico e innovativo – ha evidenziato Tridico – essa permette la corretta gestione delle informazioni legate alle posizioni previdenziali ed assicurative dei rider e alla tracciabilità previste dalla normativa sui rapporti di lavoro in Italia (dipendenti, autonomi o parasubordinati), garantendo la trasparenza sui rapporti di lavoro, la tutela dei diritti dei lavoratori e la flessibilità necessaria per
queste tipologie di lavoro caratterizzate da una forte intermittenza. Attraverso un registro digitale è possibile mappare tutti gli attori coinvolti e far confluire eventi e dati di processo relativi sia ai rapporti che alle modalità di svolgimento del lavoro”.
”L’individuazione – ha avvertito – di un punto unico di convergenza per una gestione e compliant della flessibilità, dell’intermittenza e delle relative tutele previdenziali ed assicurative, consentirà di avere evidenza delle informazioni relative ai rider, di raccogliere quelle che possono essere utilizzate dagli enti previdenziali per il monitoraggio delle condizioni di lavoro, e di tracciare le attività di lavoro in tempo reale. Questa esperienza ci insegna l’importanza della funzione ispettiva per il governo delle veloci e profonde trasformazioni che avvengono nel mercato del lavoro”.
Focus sulla figura del rider
”Le rilevazioni condotte dall’Inps su alcune importanti società di food delivery basate sulle denunce mensili Uniemens per i dipendenti privati e per i collaboratori fino a qualche mese fa davano sostanzialmente esito nullo, con poche centinaia di unità – ha spiegato Tridico – Rilevavano piuttosto non rider ma personale ‘strutturato’ (esempio informatici, dirigenti, impiegati, eccetera). I flussi di dati odierni danno invece esiti differenti: alcune migliaia di unità in media mensile, con picchi di circa 5.000 rider per alcuni singoli mesi e per alcune aziende. La nuova evidenza potrebbe essere da imputare agli effetti dell’attività di controllo condotta con il coordinamento della Procura della Repubblica di Milano per i profili penalistici e dell’Ispettorato nazionale del lavoro per quanto riguarda l’inquadramento dei rapporti di lavoro, con notifica
di verbali di accertamento a società di gestione delle attività di consegna a domicilio”.
”Quest’ultimo – ha affemato – ha riaffermato il principio di diritto per cui la prestazione dei ciclo-fattorini ‘etero-organizzati’, resa mediante la piattaforma digitale – al pari di tutte le collaborazioni realizzate con l’ingerenza funzionale dell’organizzazione predisposta unilateralmente da chi commissiona la prestazione – sia attratta nell’area di applicazione delle protezioni proprie del lavoro subordinato”.
Di conseguenza, “ha effettuato ispezioni su quattro società di food delivery, realizzando l’estensione della tutela previdenziale, propria dei lavoratori subordinati, a 55.415 persone fisiche che, dai dati documentali acquisiti nell’istruttoria di competenza, sono risultati legati contrattualmente e in posizione di autonomia alle società di delivery ispezionate”.
”Complessivamente – ha ricordato il presidente Inpd – sono state predisposte ed elaborate circa 500.000 denunce Uniemens. Il tutto per un addebito complessivamente pari a 155.519.593 euro, prevalentemente per mancati contributi. La Cassazione interpreta l’applicazione della disciplina del lavoro subordinato, stabilendo la sufficienza di prestazioni prevalentemente (e non più esclusivamente) personali e menzionando esplicitamente il lavoro svolto attraverso piattaform digitali”.
“E la stessa novella legislativa – ha chiarito – ha mostrato chiaramente
l’intento di incoraggiare interpretazioni non restrittive di tale nozione, dando spazio alla speculazione giuridica svolta per i rider di manifestare tutta la sua potenzialità anche per rispondere alle esigenze di tutela delle altre forme di lavoro, proprie della gig economy”.
”Anche per questi di lavoratori – commenta Tridico – la disciplina del contratto di lavoro vede tre grandi fattispecie: lavoro subordinato nell’impresa, lavoro autonomo e contratto di lavoro coordinato e continuativo a cui viene estesa la disciplina del rapporto di lavoro subordinato a quelle collaborazioni autonome che si realizzano in una ‘prestazione di lavoro prevalentemente personale, continuativa ed etero organizzata’. Su questo tema, l’Istituto si è anche attivato per comprendere come superare gli attuali vincoli e garantire una copertura completa ed efficace”.